Hercule Poirot

Assassinio a Venezia (A Haunting in Venice): cosa ne pensa la critica nazionale e internazionale

Come ho già fatto in occasione delle precedenti regie di Kenneth Branagh (Assassinio sull’Orient-Express e Assassinio sul Nilo) presento qui di seguito una sintesi delle principali critiche, nazionali e internazionali, rivolte all’ultimo film, Assassinio a Venezia, ispirato a un romanzo di Agatha Christie. Da notare che rispetto alle pellicole precedenti, basate su grandi classici dell’autrice e abbastanza fedeli a quei testi, in questo caso la critica si è astenuta dall’esprimere pareri forti in quanto il romanzo non è considerato uno dei capolavori della Christie e l’ispirazione è molto libera, al punto che se si va a leggere il testo originale viene quasi da chiedersi cosa c’entri il film di Branagh con tutto ciò, ma questo non significa che la pellicola non possa piacere. Opinione personale: una dodicenne trovata annegata con la testa infilata in un catino per le mele, come avviene nel romanzo della Christie, risulta molto più inquietante e angosciante dei fantasmi “evocati” dal regista britannico, ma evidentemente lui la pensava diversamente. Paradossalmente, perché succede di rado, il titolo italiano del romanzo, Poirot e la strage degli innocenti, risulta più suggestivo del titolo originale, Hallowe’en Party, e perfino del titolo originale del film, A Haunting in Venice.

A Haunting in VeniceLiberamente adattato dal romanzo di Agatha Christie del 1969 Poirot e la strage degli innocenti, il film dissemina i suoi indizi in modo un po’ troppo evidente, per cui la grande rivelazione non è poi così sconvolgente. E presenta lo stesso problema dei film precedenti: la sfilata di interrogatori inizia a diventare un po’ ripetitiva dopo la prima mezza dozzina. L’elemento horror-lite gli dà una scossa, con la regia di Kenneth Branagh che tira fuori dal cappello qualche sussulto, ma questo mystery moderatamente divertente avrebbe potuto avvalersi di molti più spaventi. Se si fosse optato per un horror in stile Hammer più sfrontato, anziché per un occulto di buon gusto, la pellicola avrebbe potuto essere da urlo.
(Olly Richards, Time Out, 11 settembre 2023)

La croce e delizia del film stavolta sta tutta nel fatto che Branagh non ha affrontato capisaldi già diventati film (come Assassinio sul Nilo o Assassinio sull’Orient Express) ma un racconto di Agatha Christie meno famoso (Poirot e la strage degli innocenti) potendosi permettere non solo di cambiare location e ambientarlo a Venezia ma anche di stravolgere la storia, i toni, e le finalità a suo piacimento. L’intreccio quindi non è scritto con la consueta precisione di Agatha Christie, e si sente, lasciando più spazio a un lavoro su ambienti, luci, toni e altri generi come il cinema di tensione e (vagamente) l’horror.
(Gabriele Niola, Wired Italia, 14 settembre 2023)

Assassinio sul Nilo era ambientato nel 1937, questo film si svolge dieci anni dopo. “In mezzo – osserva Kenneth Branagh – c’è stata una guerra mondiale traumatica, durante la quale Poirot ha viaggiato ed è stato esposto a massacri e devastazione. All’inizio del film lo troviamo in una specie di disperazione, una delusione per il fatto che un’altra generazione sarebbe potuta andare in guerra dopo quella che abbiamo visto in Assassinio sul Nilo e che lui stesso ha combattuto. Per questo non vuole più far parte di un mondo in cui la violenza, i crimini e gli omicidi lo hanno reso pessimista nei confronti del prossimo. Va a vivere in una città dove può contare sull’anonimato. Assassinio sull’Orient Express parlava di vendetta, Assassinio sul Nilo di avidità, questo film parla del soprannaturale, se esiste qualcosa nell’aldilà, un fantasma o un Dio… e se Poirot ci crede o meno. Questo dilemma implica inevitabilmente un sentimento di paura, sia per lui che per noi”.
(Redazione Spettacoli, La Repubblica, 14 settembre 2023)

Nella versione tv di Poirot e la strage degli innocenti, molto più fedele al romanzo e comunque a questi superiore, il Nostro si prende gioco della pagana festa dei folletti anglosassone, per lui a fine ottobre e inizio novembre si devono, cattolicamente, onorare i defunti. Invece, nel film si professa non credente, come il positivista Holmes e come il suo creatore Conan Doyle (che peraltro alle medium e alla fate ci credeva): il suo scetticismo verso le sedute spiritiche non è quello di un cattolico osservante (che le considera trucchi o veicolo per portare presenze demoniache sul nostro piano di esistenza), bensì è l’approccio dell’incredulo, quasi di un iscritto al CICAP ante litteram.
Il film è una sorta di Il mastino dei Baskerville (classico romanzo di Sherlock Holmes del 1902) di Poirot: un giallo a tinte sovrannaturali, alla fine del quale c’è sì una spiegazione razionale, che però non è esaustiva (e l’intervento dei fantasmi non è affatto escluso).
(Stefano Priarone, La Stampa, 14 settembre 2023)

A Haunting in Venice

Dall’Orient Express alle lunghe e sinuose sponde blu del Nilo, fino ad arrivare ad una spettrale Venezia post Seconda Guerra Mondiale. Per Assassinio a Venezia, Kenneth Branagh, per la terza volta regista e attore, prende spunto dal romanzo di Agatha Christie, Poirot e la strage degli innocenti, per realizzare un thriller soprannaturale. Tinte horror e inquietanti, queste erano le premesse emerse dal trailer e dalle prime immagini del film. Ma, come i partecipanti di una seduta spiritica, lo spettatore viene ingannato dall’atmosfera dark e da qualche scontato jump scare. L’idea era quella di mescolare il whodunit all’horror. Ci sono un omicidio e diversi sospettati, un palazzo infestato e la notte di Halloween. Ingredienti perfetti. Peccato che il risultato è lo stesso che accomuna questo terzo capitolo ad Assassinio sull’Orient Express e Assassinio sul Nilo. Branagh non riesce a sfruttare al meglio la genialità della scrittura di Agatha Christie.
(Francesca Lombardo, Sentieri Selvaggi, 14 settembre 2023)

I baffi multistrato sono tornati, meritando pienamente un credito a sé stante, ma non posso immaginare che i fan di Agatha Christie amino tutte le libertà che Kenneth Branagh e lo sceneggiatore Michael Green si prendono con il racconto Poirot e la strage degli innocenti del 1969 della grande Dame. Tra queste, la più clamorosa è lo spostamento dell’ambientazione dal signorile (anche se un po’ incline agli incidenti) villaggio inglese fittizio di Woodleigh Common a un inquietante palazzo veneziano.
Poiché è anche difficile che il film possa piacere a chi non è un fan della Christie, questo rappresenta praticamente l’intera fascia demografica del pubblico.
(Brian Viner, Daily Mail, 14 settembre 2023)

Assassinio a Venezia ha tutte le carte in regola per essere un giallo memorabile. Lo ha scritto Agatha Christie. Ma, e la cosa non sorprende, il film ne esce dissonante. Per molti versi, il problema è il cast sottoutilizzato. La storia, come ogni buon giallo, introduce un ensemble dinamico – un medico, un bambino ossessionato da Edgar Allan Poe, una suora combattuta, un’ex fidanzata avida di denaro, una medium scaltra e i suoi assistenti, una madre in lutto, un ex poliziotto – interpretati da diversi attori di spicco. Tuttavia, il film assomiglia a una produzione da quinta liceo, dove il lavoro di approfondimento di questi personaggi è più nei dialoghi che nelle interpretazioni. Ma stranamente non si può dire lo stesso dell’Hercule Poirot di Kenneth Branagh, l’unico personaggio a cui viene dedicata un’attenzione significativa. Ecco un mistero da risolvere.
(Maxwell Rabb, Chicago Reader, 22 settembre 2023)

A Haunting in Venice

Credo che Kenneth Branagh si sia divertito molto di più a realizzare Assassinio a Venezia di quanto ci siamo divertiti noi a guardarlo.
Il film è basato sul mystery di Agatha Christie del 1969, Poirot e la strage degli innocenti, che, secondo i meglio informati, non si svolge a Venezia. Ma chi se ne frega!
Il film di Branagh usa astutamente l’antica città bagnata dalla pioggia per farci venire i brividi. Ma mentre le ombre che si intravedono parzialmente e l’eco inquietante delle risate di bambini non visti sono innegabilmente d’atmosfera, il mistero in sé è deplorevolmente poco curato.
(Eleanor Ringel Cater, Saporta Report, 24 settembre 2023)

Molti registi di questi tempi prenderebbero un set, uno schermo verde e semplicemente chiuderebbero la giornata. Se praticamente tutto può essere creato dalla magia della CGI, perché non usarla esclusivamente? Il regista Kenneth Branagh non è d’accordo. Per Assassinio a Venezia, utilizza la CGI in combinazione con le location e i palcoscenici reali di Venezia.Questa decisione crea un senso di tattilità e peso che non è stato possibile replicare solo con i computer. A ciò si aggiunge la scelta di Branagh di realizzare un murder mystery con elementi horror molto reali. Non si tratta solo del fatto che la maggior parte del film si svolge durante un forte temporale. Agli attori non sono stati comunicati i momenti specifici in cui le porte sbattono, il vento soffia o le luci si spengono. Questo senso di sorpresa permea sia le loro interpretazioni che un certo grado di caos tonale. Non fraintendetemi, Branagh non ha concepito Poirot a mo’ di La casa (purtroppo). È ben consapevole che questo film si svolge all’ombra della Seconda Guerra Mondiale. C’è una reale percezione delle persone che hanno perso i loro cari, l’innocenza, il senso dell’ottimismo.
(Tim Brennan, About Boulder, 25 settembre 2023)

Prodotto, tra gli altri, da Ridley Scott, Assassinio a Venezia è il terzo film di Kenneth Branagh ispirato ad Agatha Christie, avendo già portato sullo schermo Assassinio sul Nilo (2022) e Assassinio sull’Orient Express (2017). […] Lo stile, lucido dall’inizio alla fine, sostiene l’ambiguità che popola il film. Infatti, se Poirot è l’incarnazione della deduzione logica e dell’evidenza scientifica, un uomo che non si lascia ingannare dai sensi e filtra tutto attraverso la sua mente, in tutto il film ci sono ingredienti che rendono tangibile il soprannaturale. Poirot è un campione della ragione, ma dubita delle sue percezioni e alla fine sembra spalancare la porta a eventi che la sua intelligenza non può spiegare. Questo stato intermedio è pertinente per stabilire una similitudine tra i fantasmi che abitano la casa e i loro “parenti stretti”, i fantasmi che perseguitano gli adulti nella storia. Tutti hanno un passato drammatico o tragico, tutti cercano di affrontarlo al meglio. […]
Alla fine rimangono alcuni dubbi e viene svelato un lato oscuro della maternità. Ma la ragione trionfa e l’apice si raggiunge con le immancabili spiegazioni di Poirot (un prerequisito del genere poliziesco). E sebbene il film sia ambientato subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, questa vittoria è rilevante in questi tempi in cui l’emozione offusca la ragione.
(Hugo Hernández Valdivia, Cinexecpción, 26 settembre 2023)

I romanzi di Agatha Christie, e lei era una scrittrice prolifica, hanno un inizio di grande impatto, una parte centrale e un finale soddisfacente. Sono i personaggi e i luoghi a essere interessanti e a far sì che i lettori tornino per averne di più. […] Il Poirot di Kenneth Branagh ha occhi che scrutano dentro le persone per capire cosa le spinge a comportarsi in un certo modo. […]
Ci sono stati diversi Hercule Poirot in passato, tra cui Albert Finney, David Suchet e Kenneth Branagh, ma il mio preferito è David Suchet, che mostra finezza in qualsiasi cosa faccia. Quando il suo Hercule Poirot è “avvilito”, lo dimostra. Detto questo, Assassinio a Venezia è un giallo dignitoso, con ombre, misticismo e una trama ricca di colpi di scena.
(Marie Asner, The Phantom Tollbooth, 30 settembre 2023)

È splendidamente girato, perfettamente ambientato e pieno di grandi attori – e per fortuna dura anche meno di due ore. Quindi, se volete uno spuntino pre-Halloween con qualche brivido, ma senza esagerare, questo è il film che fa per voi.
(Paul Salfen, AMFM Magazine, 05 ottobre 2023)

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I romanzi di Hercule Poirot a confronto con la struttura delle fiabe

In uno studio pubblicato il 19 luglio 2021 sulla rivista accademica Literator – Journal of Literary Criticism, Comparative Linguistics and Literary Studies e intitolato Agatha Christie’s Poirot novels as fairy tales: Two case studies, la studiosa Lucyna Harmon tenta un confronto tra la struttura delle fiabe individuata da Vladimir Propp nella sua opera Morfologia della fiaba e due romanzi di Agatha Christie con protagonista Hercule Poirot: Poirot a Styles Court e L’assassinio di Roger Ackroyd. Essendo questo il contesto di un blog, riporto qui di seguito, per sommi capi, il primo confronto riferito a Poirot a Styles Court e mi riservo, in futuro, di riportare anche il secondo. Credo che lo studio abbia risvolti interessanti se non altro perché mi risulta che nessuno abbia mai provato a confrontare le fiabe con i romanzi di Agatha Christie.

Funzioni dei personaggi all’interno della fiaba secondo Vladimir Propp:
Morfologia della fiaba (Propp)Primo gruppo: 1) Allontanamento: uno dei membri della famiglia si allontana dalla casa o muore; 2) Proibizione: l’eroe riceve un avvertimento o gli viene dato un consiglio; 3) Violazione: la proibizione viene violata (in questa fase, entra in scena un nuovo personaggio che può essere definito il cattivo); 4) Investigazione: il cattivo tenta di eseguire un’investigazione e capire dove si trova la vittima; 5) Delazione: al cattivo vengono date notizie sulla vittima; 6) Perfidia: il cattivo assume un nuovo aspetto e inganna l’eroe o la vittima; 7) Complicità: la vittima cade nel tranello e aiuta involontariamente il cattivo. Attraverso queste prime sette funzioni, la situazione viene delineata e alcuni personaggi vengono introdotti.
Secondo gruppo: 8) Danneggiamento e mancanza: il cattivo arreca un danno o lesione a uno dei membri della famiglia, oppure 8a) a uno dei membri della famiglia manca qualcosa o qualcuno, oppure desidera qualcosa o qualcuno; 9) Mediazione: l’eroe è invitato a intervenire, oppure gli viene ordinato, quando la mancanza viene resa nota. Egli può agire come cercatore, e in questo caso: 10) Reazione incipiente: acconsente di reagire, oppure 11) Partenza: parte per reagire. A questo punto la storia vera e propria si innesca e l’eroe inizia a lavorare alla risoluzione del problema.
Terzo gruppo: si sviluppano quando l’eroe incontra un donatore, o procacciatore, che lo metterà alla prova prima di garantirgli il suo aiuto. Il gruppo è costituito da: 12) Prima funzione del donatore: mettere alla prova, interrogare, chiedere un servizio ecc…; 13) Reazione dell’eroe: l’eroe reagisce alle azioni del donatore; 14) Fornitura, ottenimento del mezzo magico: l’eroe riesce a entrare in possesso del mezzo magico; 15) Indicazione dell’itinerario: l’eroe si dirige, raggiunge o viene portato sul luogo in cui si trova l’oggetto della sua ricerca; 16) Lotta: l’eroe e il cattivo si battono in uno scontro diretto; 17) Marchiatura: l’eroe viene ferito o gli imprimono un marchio; 18) Vittoria: il cattivo è vinto e 19) Risoluzione: viene posto riparo alla sciagura iniziale o viene eliminata la mancanza iniziale.
Il quarto gruppo, riferito alle funzioni facoltative, contiene invece un’unica funzione di interesse per la presente ricerca, ovvero la numero 31) Matrimonio: l’eroe si sposa e viene proclamato re.

Funzioni dei personaggi della fiaba applicate al romanzo Poirot a Styles Court:
Poirot a Styles Court1) Allontanamento: il padre dei fratelli John e Lawrence Cavendish è morto lasciando la maggior parte dell’eredità alla loro matrigna, Emily Inglethorp, e originando tensioni. La funzione è modificata in quanto la morte è avvenuta prima dell’inizio della storia.
2) Proibizione: Emily Inglethorp viene avvertita dalla governante Evelyn Howard. Quest’ultima accusa il nuovo marito di Emily, Alfred, di avere intenzioni malvagie nei confronti di Emily e di volerla uccidere. La funzione è modificata: come si scoprirà in seguito, questi consigli non sono onesti e la stessa Evelyn si rivelerà essere uno dei cattivi. Tuttavia, in questa fase della narrazione, vengono interpretati per quello che sembrano essere.
3) Violazione: Emily Inglethorp reagisce con indignazione. Adora il marito che, da parte sua, la tratta con massima cura e reverenza. Emily non crede alle sue intenzioni criminose. La funzione è modificata.
4) Investigazione: il cattivo (Evelyn) non cerca informazioni ma ne fornisce di false; “prevede” un omicidio che è già programmato (lei stessa ha maneggiato la medicina della vittima in modo da causarne la fine fatale), accusa Alfred di adulterio e suggerisce (a Hastings) un possibile attentato alla vita di Emily. La funzione è modificata e rovesciata: il cattivo non cerca ma dà informazioni che non riguardano dove si trova la vittima ma piuttosto la sua situazione.
5) Delazione: il cattivo (Evelyn) ha successo nel diffondere le false informazioni. Rafforza la convinzione degli altri sulla colpevolezza di Alfred, situazione che, in questa fase, fa parte del piano d’insieme e ne è anche lo scopo. La funzione è rovesciata: lei è quella che fornisce le informazioni desiderate e gli altri le ricevono secondo le sue intenzioni.
6) Perfidia: il cattivo (Evelyn) – non ancora riconosciuto in quanto tale – si comporta da amico devoto e preoccupato della vittima. In conseguenza di ciò, può facilmente seguire il suo piano e abbandonare la casa fingendo reale preoccupazione, rientrando in seguito di nascosto. Lo stesso cattivo simula di provare infinito disgusto per Alfred. Inoltre, come scoprirà Poirot, è proprio Evelyn a travestirsi da Alfred quando acquista la stricnina in farmacia. La funzione è modificata: il travestimento è parzialmente metaforico.
7) Complicità: Come raccontato da John, è stata Evelyn a presentare Alfred Inglethorp, suo parente, alla sua padrona e rendere così possibile l’intero complotto. Grazie al suo matrimonio con Alfred, Emily determina il suo destino e aiuta i criminali a concretizzare il loro piano. Inoltre, la sua indignazione facilita la realizzazione del piano di Evelyn di abbandonare la casa con la possibilità di tornare in qualsiasi momento. La vittima facilita le azioni del cattivo per caso, per i suoi stessi sentimenti, ma non attraverso la rivelazione di informazioni. Poirot a Styles Court
8) Danneggiamento e mancanza: Emily muore avvelenata.
8a) A uno dei membri della famiglia manca qualcosa o qualcuno, oppure desidera qualcosa o qualcuno: tutti i membri della famiglia sono preoccupati per il loro futuro. Con la morte della sua benefattrice, Cynthia Murdoch non ha più certezze nella sua vita ed è consapevole che potrebbe esserle negato di restare ancora nella casa. La funzione è modificata: i personaggi non desiderano oggetti o persone ma piuttosto che determinate circostanze o condizioni si verifichino.
9) Mediazione: Hastings si offre di ingaggiare qualcuno che già conosce, Hercule Poirot, affinché le indagini avvengano con discrezione. Gli viene concessa un’autorizzazione in questo senso. La funzione è modificata: la missione di Hastings è direttamente collegata al danneggiamento (l’omicidio) piuttosto che alle mancanze esistenti, e deriva dal naturale bisogno di catturare l’assassino.
10) Reazione incipiente: Hasting fa visita a Poirot e gli espone la situazione, compresi tutti i dettagli che riesce a ricordare. Poirot accetta l’incarico. La funzione non presenta modifiche.
11) Partenza: Hastings e Poirot si recano a Styles Court per esaminare il caso. La funzione non presenta modifiche.
12) Prima funzione del donatore: Poirot non viene messo alla prova o interrogato e non gli vengono neanche chiesti servizi, ma è lui a mettere alla prova, interrogare e chiedere servizi agli altri. Interroga le cameriere e il giardiniere e strappa informazioni alle persone nel corso di conversazioni apparentemente casuali. Inoltre, esamina la scena del delitto alla ricerca di indizi che lo aiutino a risolvere l’enigma. La funzione è rovesciata: l’eroe non è l’obiettivo ma l’esecutore delle azioni in questione.
13) Reazione dell’eroe: le persone forniscono all’investigatore, direttamente o indirettamente, informazioni (per lo più) veritiere e utili (esempio: i resoconti delle domestiche sulle conversazioni ascoltate, la conferma da parte del giardiniere di aver partecipato alla stesura dell’ultimo testamento della signora Inglethorp), ma in parte false e fuorvianti. Mary, ad esempio, sostiene di aver sentito un rumore, mentre Lawrence testimonia sul fatto che la porta di Cynthia era chiusa. L’investigatore usa il suo talento unico per elaborare queste informazioni e selezionare le parti utili. La funzione è modificata e rovesciata.
14) Fornitura, ottenimento del mezzo magico: grazie alla sua straordinaria e “magica” capacità di ascoltare attentamente, analizzare, collegare i fatti e trarre conclusioni, l’investigatore riesce a riconoscere gli indizi. La stessa straordinaria capacità gli permette di raccogliere prove materiali, come la barba finta usata da Evelyn per impersonare Alfred, o ottenere informazioni decisive, come l’alibi di Alfred per l’ora dell’acquisto della stricnina, che vengono utilizzate nella loro funzione “magica” e innovativa di chiavi per risolvere il mistero. La funzione è modificata: i mezzi non sono realmente magici.Poirot a Styles Court
15) Indicazione dell’itinerario: grazie all’ulteriore applicazione delle sue capacità, l’investigatore ricostruisce il probabile corso degli eventi che hanno preceduto l’omicidio. Nello scambio con Hastings dà conto di parte del suo ragionamento. I dettagli rimanenti sono forniti nel suo discorso finale alla fine del romanzo. L’individuazione dell’oggetto mancante equivale all’identificazione dell’assassino. La funzione è modificata: l’itinerario viene ricostruito e raccontato di nuovo più volte.
16) Lotta: la lotta è di natura psicologica e intellettuale. Con il suo comportamento impertinente durante l’inchiesta, il cattivo (Alfred) cerca di rafforzare l’impressione della giuria sulla propria colpevolezza, in modo da essere arrestato e presto assolto per mancanza di prove convincenti. Non riesce a dimostrarsi più furbo di Poirot, che capisce le sue intenzioni. La funzione è modificata: la lotta è psicologica.
17) Marchiatura: questa funzione non ha una corrispondenza con le azioni dei personaggi, a causa della natura del punto 16.
18) Vittoria: i colpevoli sono identificati e arrestati. La funzione non presenta modifiche.
19) Risoluzione: i fratelli Cavendish ereditano la fortuna della signora Inglethorp e il loro futuro è assicurato. La funzione non presenta modifiche.
31) Matrimonio: Non viene celebrato né annunciato alcun matrimonio. Tuttavia, l’amore di Lawrence per Cynthia viene finalmente rivelato: ora sono una coppia dichiarata ed è probabile che in futuro si sposeranno. La funzione è modificata: si verificano solo le circostanze legate al matrimonio o all’unione.

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Sipario, l’ultima avventura di Poirot (Curtain: Poirot’s Last Case)

Sintesi: Arthur Hastings riceve una lettera dal suo caro amico Hercule Poirot che gli comunica di trovarsi a Styles Court, dove tutte le loro avventure sono cominciate, e che lo invita a raggiungerlo al più presto. Hastings arriva sul posto, dove si trova anche sua figlia Judith, e trova l’amico molto invecchiato e ammalato. Poirot gli racconta la storia di cinque omicidi, avvenuti in località diverse e commessi da persone diverse, il cui indiretto responsabile, tale signor X, si trova a Styles Court. L’investigatore belga è fermamente deciso a catturarlo ma si rifiuta di rivelare a Hastings il nome di questa persona. L’ex collaboratore di Poirot dovrà quindi intraprendere un’indagine per conto proprio nella speranza di riuscire a scoprire chi sia il principale indiziato.

Curiosità:
1)
Agatha Christie riporta Poirot a Styles Court, riprendendo l’ambientazione del primo romanzo, e determina la sua fine giocando con William Shakespeare, da lei molto amato, e con i riferimenti all’Otello e al personaggio di Iago, che in quel periodo la ossessionava (a questo proposito vedesi il volume di Laura Thompson, Agatha Christie: An English Mystery, in cui si parla nei dettagli di quando Agatha Christie, nel 1942, vide Otello all’Old Vic Theatre).
È, probabilmente, il più triste addio della storia della letteratura ma anche uno dei migliori finali che siano mai stati scritti per un personaggio.
2) Nel capitolo tredici Arthur Hastings si mette a risolvere un cruciverba del Times le cui risposte, determinate da definizioni criptiche, sono direttamente collegate alla situazione che i personaggi stanno vivendo (amante, tormento, morte, Iago (nel suo simboleggiare la gelosia). Nella versione italiana quasi tutte le definizioni, salvo l’ultima riguardante Shakespeare, sono state adattate con conseguente modifica delle risposte (mortaio, compassi, storia, Iago) . Gli originali sono i seguenti:
– Even love or third party risk: Paramour.
– The chaps between the hills are unkind: Tormentor.
– And Echo whatever is asked her answers…: Death.
– Jealousy is a green-eyed monster, this person said: Iago.
3) Nell’ultima stagione della nota serie tv interpretata da David Suchet, l’episodio è stato girato prima degli altri quattro che l’hanno preceduto nella messa in onda (Gli elefanti hanno buona memoria, Poirot e i quattro, Le fatiche di Hercule e La sagra del delitto) per permettere all’attore di perdere peso a sufficienza per rappresentare il deperimento fisico di Poirot in seguito al grave stato di salute (Cfr. David Suchet, Poirot and me, Headline Publishing Group, London 2013, pp.316-319).

Poirot (Curtain)Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento alla morale della poesia The needless alarm di William Cowper (1731-1800): The darkest day, lived till tomorrow, will have passed away:
Mi alzai dalla poltrona. Ero incredulo, sbigottito, scontento di me… e soprattutto mi sentivo sollevato.
Non ricordo più chi fu a scrivere: “Anche il giorno più triste, vissuto fino all’indomani, diventa passato”. Com’è giusta questa considerazione!
(pag. 127, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 2014)

2) Riferimento a un verso della poesia di Lord Alfred Tennyson (1809-1892) Maud (Part I): I HATE the dreadful hollow behind the little wood,/Its lips in the field above are dabbled with blood-red heath,/The red-ribb’d ledges drip with a silent horror of blood,/And Echo there, whatever is ask’d her, answers “Death”. (N.b. Lo stesso verso darà il titolo al romanzo di Agatha Christie The hollow (in italiano Poirot e la salma).Nella versione italiana, il riferimento a Tennyson viene sostituito con un riferimento a James Joyce, History is a nightmare from which I am trying to awake, tratto dall’Ulisse; Agatha Christie, però, non ha mai citato James Joyce in nessuna delle sue opere).
Elizabeth Cole osservò: “La citazione di Joyce è “La storia è un incubo da cui tento di svegliarmi”.
Sentii qualcuno muoversi alle mie spalle. Alzai la testa, era Judith, che mi passò accanto per uscire sul balcone.
(pag. 139, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 2014)

3) Citazione di due battute dell’Otello di William Shakespeare, atto terzo, scena terza: Oh, beware, my lord, of jealousy!/It is the green-eyed monster which doth mock/The meat it feeds on. E Not poppy nor mandragora/Nor all the drowsy syrups of the world,/Shall ever medicine thee to that sweet sleep/Which thou owedst yesterday:
Farfugliai qualcosa a proposito della definizione e ripresi a sfogliare le pagine: Sì, era proprio Iago. “Oh, guardatevi dalla gelosia, mio signore;/È un mostro dagli occhi verdi che dileggia/Il cibo di cui si nutre”.
Judith lesse qualche altro verso:
“Né mandragola, né papavero,/Né tutti i sonniferi del mondo,/Varranno a ridarti il dolce/Sonno tuo, di ieri sera”.
(pp. 140-141, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 2014)

4) Riferimento alla pièce in quattro atti John Ferguson (1915) di St John Greer Ervine (1883-1971):
Nella valigetta trovai l’Otello di Shakespeare in edizione economica e il John Ferguson di St John Ervine. Al terzo atto, c’era un segnalibro.
(p. 182, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 2014)

Poirot (Curtain)5) Riferimento alla storia di Giuditta e Oloferne, contenuta nel Libro di Giuditta (N.B. Lo stesso riferimento compare anche nel romanzo Poirot e la strage degli innocenti):
Quella sera, qualcuno aveva detto che Judith somigliava alla sua omonima eroina biblica poco prima che mozzasse la testa a Oloferne. La mia Judith… con la morte nel cuore?
(p. 185, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 2014)

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Partners in Crime: Agatha Christie Vs. Sir Arthur Conan Doyle

Lo studioso H.R.F. Keating, curatore del volume First Lady of Crime, nel primo paragrafo dell’introduzione afferma quanto segue: “Agatha Christie era un fenomeno. Prese una forma abbastanza semplice di intrattenimento, che all’epoca godeva di una discreta popolarità, e sfruttandola si costruì un nome conosciuto dalla Cina (dove le facevano la morale in modo alquanto puritano) al Nicaragua (dove misero il volto di Poirot su un francobollo), vendendo, nel far questo, più libri di quanti chiunque sia in grado di contare, venendo tradotta in almeno centotré lingue (quattordici in più rispetto alle traduzioni delle opere di Shakespeare), componendo una pièce replicata sui palcoscenici di Londra più a lungo di qualsiasi altra opera drammaturgica, diventando (grossolanamente parlando per un istante) la più ricca scrittrice che la Gran Bretagna abbia mai avuto, passando agilmente da una generazione all’altra e infine portando alla sua arte, nel 1971 quando fu nominata Dama dell’Impero Britannico, lo stesso rispetto che Sir Henry Irving, nominato cavaliere, portò a quei mascalzoni di attori. Era senza dubbio la First Lady del crimine”.

Come ci è riuscita? Agatha Christie non era una scrittrice eccezionale. Le sue trame, malgrado l’incredibile ingegnosità, erano notevolmente improbabili (tutti quei sospettati e vittime radunati in un contesto arbitrario). Non vi era nulla di esotico o romantico nelle sue ambientazioni: si atteneva alle accoglienti case di campagna inglesi medio borghesi e ai villaggi in cui lei stessa aveva vissuto buona parte della sua vita. Il detective eroe dei suoi romanzi, il belga Hercule Poirot, era una figura di cartapesta che, come qualcuno ha sottolineato, utilizzava il francese solo per alcune frasi semplici e l’inglese per i ragionamenti più complessi (sono disposto ad ammettere che Miss Marple era una creazione più interessante e originale).

La risposta, come specificato nei contributi dei numerosi autori di questo libro, risiede nel fatto che il tipo di detective fiction che Agatha Christie padroneggiava con immenso talento e successo non si può realmente definire una branca letteraria ma piuttosto una forma di puzzle – più simile alle parole crociate e ai giochi a incastro – . Le persone li apprezzano per la loro ingegnosità e gli indizi accuratamente nascosti alla pari di un cruciverba diabolico ma ingegnoso, e non sono minimamente deluse dalla mancanza di credibilità o competenza letteraria. Come creatrice di puzzle, Agatha Christie aveva pochi rivali, anche se alcuni lettori lamentavano il suo giocare non sempre pulito.

Hercule Poirot (francobollo del Nicaragua)

Hercule Poirot (francobollo del Nicaragua)

Personalmente, non do molta importanza ai puzzle e il genere di detective fiction di cui si occupava Agatha Christie non è di mio gusto. Sono ben disposto a sospendere la mia incredulità e ad accettare l’improbabile ma solo se l’autore mi offre qualcosa in cambio – personaggi intensi, descrizioni intelligenti, dialoghi arguti e avvincenti. In modi diversi, Georges Simenon e Raymond Chandler hanno dimostrato che la detective story può essere convertita in letteratura. Agatha Christie non ci ha nemmeno provato.

È interessante confrontare Agatha Christie con Sir Arthur Conan Doyle, che invece è oggetto della nuova biografia di Ronald Pearsall A Biographical Solution. Le storie di Sherlock Holmes sono anche meno realistiche di quelle di Agatha Christie. Alcune sono addirittura del tutto assurde. Tuttavia, Sherlock Holmes è un personaggio molto più interessante di Poirot o Miss Marple. È pieno di vita fin dalla sua prima apparizione e risulta convincente nella sua profonda intelligenza e singolarità.

Anche Sir Arthur Conan Doyle non può definirsi un maestro della letteratura, però scriveva meglio di Agatha Christie. Quando quest’ultima descriveva una casa in Addio, Miss Marple il risultato era il seguente: “Anstell Manor era una costruzione bianca, e il suo sfondo un paesaggio desolato di colline brulle. Attraverso i fitti cespugli, si snodava un viale tortuoso”. È soddisfacente, ma monotono. Sir Arthur Conan Doyle, per descrivere il numero 3 di Lauriston Gardens in Uno studio in rosso, utilizzava invece queste parole: “Il n. 3 di Lauriston Gardens aveva un aspetto di malaugurio. Faceva parte di un gruppo di quattro stabili alquanto arretrati rispetto alla via. Due erano abitati e due non lo erano. Questi ultimi guardavano con tre file di finestre smantellate e melanconiche verso Lauriston Gardens. Qua e là, in quegli occhi rettangolari e appannati, spiccava, come una cataratta il cartello “Affittasi””. Questo è eccellente. Come giustamente sottolinea Ronald Pearsall, molto spesso Conan Doyle fornisce ottime descrizioni di Londra.

Conan Doyle (A Biographical Solution)

Conan Doyle (A Biographical Solution)

Sia Agatha Christie che Sir Arthur Conan Doyle ebbero problemi con i loro personaggi e nessuno dei due si dimostrò costante. Agatha Christie si stufò ben presto di Poirot – a cui preferiva Miss Marple – ma fu costretta a portarlo avanti fino al 1974 per soddisfare le richieste dei suoi lettori ed editori. Secondo Keating, in un divertente saggio sul detective belga, siccome l’investigatore risultava essersi ritirato dalla polizia nel 1904, nel 1974 doveva avere almeno centotrent’anni. Conan Doyle, che ci teneva ad avere fama di scrittore impegnato, uccise avventatamente Sherlock Holmes nel 1893 per poi farlo risorgere – in modo poco convincente – nel 1904, quando gli furono offerti cinquemila dollari da un editore americano. Sia Poirot che Sherlock Holmes condividevano tuttavia due caratteristiche che esigono il nostro rispetto in questi giorni di decadenza: credevano con convinzione nel potere della ragione ed erano fermamente e categoricamente contrari al delitto. “Ho una reazione molto borghese davanti al delitto”, afferma Poirot in Carte in tavola, “lo disapprovo”.

(Articolo tratto dal quotidiano australiano The Sydney Morning Herald, 25 giugno 1977. L’autore è John Douglas Pringle. La traduzione è mia)

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Aiuto, Poirot! (The Murder on the Links)

Sintesi: Hercule Poirot, dopo aver ricevuto una lettera con richiesta di aiuto da Paul Renauld, si reca con Hastings nel nord della Francia per scoprire che l’uomo è stato brutalmente assassinato, a quanto sembra in seguito a una rapina in cui è rimasta coinvolta anche la moglie, trovata legata. L’investigatore belga avrà il suo bel daffare per risolvere il caso anche perché l’ispettore Giraud, della Sûreté di Parigi, lo considera vecchio e sorpassato ed è convinto di riuscire a scoprire la verità prima di lui.

Aiuto, Poirot (Murder on the Links)Curiosità:
1)
Nel comporre il romanzo, Agatha Christie si ispirò a un episodio di cronaca accaduto poco tempo prima in Francia: alcuni uomini mascherati avevano fatto irruzione in una casa uccidendo il marito, legando la moglie e provocando anche l’involontaria morte della suocera. La moglie era stata accusata di aver ucciso il marito fingendo poi di essere stata legata.
2) È il romanzo in cui Arthur Hastings incontra la donna destinata a diventare sua moglie, spesso citata nel corso della storia con il soprannome di Cenerentola. Agatha Christie, infatti, si era un po’ stancata del personaggio e stava cercando di trovare un modo adeguato per disfarsene (Cfr. Agatha Christie, La mia vita, Mondadori Editore, Milano 1978, traduzione di Maria Giulia Castagnone, p. 331).
3) La copertina del libro creò non pochi problemi all’autrice: “Il nuovo romanzo incontrò il favore della casa editrice, con cui, tuttavia, ebbi qualche discussione a proposito della copertina scelta per il libro. A parte i colori orrendi e il disegno piuttosto goffo, vi si vedeva un uomo in pigiama, su un campo da golf, in preda a quello che sembrava un attacco epilettico. Le mie rimostranze si basavano sul fatto che, nel romanzo, la vittima non solo era vestita di tutto punto, ma veniva trafitta con un pugnale. Non è obbligatorio che una copertina contenga dei riferimenti al romanzo ma, se si sceglie questa strada, bisognerebbe almeno che venissero rispettati i fatti”. (Ibidem, p. 331)
4) Secondo la studiosa Gillian Gill (cfr. Agatha Christie: The Woman and Her Mysteries, Robson Books, London 1990, p. 86) il fatto che, inizialmente, Hastings disprezzi la donna di cui si innamorerà, non è una manifestazione del pensiero dell’autrice ma piuttosto un esempio della stupidità degli uomini: “Ammetto di essere un po’ all’antica. Secondo me, una donna deve essere femminile. Proprio non tollero le ragazze moderne, nevrotiche, che si stordiscono di musica fracassona dalla mattina alla sera, che fumano come camini e usano un linguaggio che farebbe arrossire un marinaio”. (Agatha Christie, Aiuto, Poirot!, Mondadori, Milano 2015, traduzione di Lia Volpatti, p. 7).
5) A questo link è possibile ascoltare la versione radiofonica inglese dell’intero libro realizzata dalla BBC: https://archive.org/details/TheMurderOnTheLinks1923

Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento esplicito al romanzo Poirot a Styles Court (1920):
“Ricordate il caso di Styles Court?”, domandai.
“Aspettate… Una vecchia signora che era stata avvelenata? È successo nell’Essex?”.
Annuii. “È stata la prima grande impresa di Poirot. Se non ci fosse stato lui, l’assassino l’avrebbe fatta franca. Ha fatto un lavoro d’indagine a dir poco perfetto”.
(pag. 10, traduzione di Lia Volpatti per Mondadori, Milano 2015)

Aiuto, Poirot (Murder on the Links)2) Riferimento al personaggio mitologico di Elena e a quelli storici di Cleopatra e Maria la Sanguinaria:
“Ho tentato di entrare dal cancello principale, ma quel barbagianni di un agente mi ha bloccato la strada. Credo che Elena di Troia, Cleopatra e Maria la Sanguinaria messe insieme non sarebbero riuscite a smuoverlo. Che fortuna inaspettata aver incontrato voi. Andiamo, mostratemi tutto”.
(pag. 68, traduzione di Lia Volpatti per Mondadori, Milano 2015)

3) Riferimento implicito al racconto Doppia Colpa, pubblicato nella raccolta Appuntamento con la paura (1961), in cui Hercule Poirot aiuta il suo amico, l’agente teatrale Joseph Aarons, a risolvere una questione che lo riguarda:
“Ricordate Joseph Aarons, l’agente teatrale? No? L’avevo aiutato in una piccola faccenda. Un problemino facile, facile, ve lo racconterò un giorno o l’altro. Lui, senza dubbio, sarà in grado di aiutarci a scoprire ciò che vogliamo scoprire”.
(pag. 175, traduzione di Lia Volpatti per Mondadori, Milano 2015)

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Poirot e i quattro (The Big Four)

Sintesi: Arthur Hastings torna a Londra, dopo essersi costruito una famiglia in Argentina, allo scopo di rivedere i suoi vecchi amici tra i quali Hercule Poirot. Per combinazione, l’investigatore belga è in partenza per il Sudamerica per occuparsi di un caso affidatogli da un ricco imprenditore del sapone che gli ha offerto una grossa cifra. All’improvviso, però, un uomo in evidente stato confusionale penetra nella sua abitazione senza riuscire a spiegare il motivo del suo comportamento. Poco dopo, riesce a citare un elenco di persone appartenente all’organizzazione dei Quattro: un cinese, una francese, un americano e un uomo soprannominato Il Distruttore. Hercule Poirot parte ugualmente per la sua destinazione, salvo rendersi conto che si tratta di un inganno e tornare indietro di corsa per combattere contro questo nuovo nemico.

Curiosità:
1)
L’opera è strutturata come una serie di omicidi e rapimenti su cui Poirot indaga mantenendo sempre come riferimento il suo obiettivo di sconfiggere I Quattro. Malgrado dietro a ogni evento si celi la pericolosa organizzazione, alcuni episodi potrebbero anche essere interpretati come casi a sé – vedesi ad esempio Il mistero del gelsomino giallo o Un problema di scacchi – senza contare che tra i diversi casi possono trascorrere mesi. Pur trattandosi a tutti gli effetti di un romanzo è come se l’autrice avesse cercato di creare una struttura ibrida tra romanzo e raccolta di racconti.
2) Il maggiordomo di Abe Ryland, Deaves, ha un cognome che ricorda il celebre Jeeves dei romanzi umoristici di P.G. Wodehouse.
3) Ricompare il personaggio della contessa Vera Rossakoff che si era già visto nel racconto Doppio indizio (1924) e in seguito in La cattura di Cerbero (1947).
4) È il romanzo in cui compare Achille Poirot, gemello fittizio di Hercule, e in cui quest’ultimo, alla fine, fa un pensierino sull’idea di trovare moglie.

Poirot e i quattro (The Big Four)Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento al personaggio dell’ispettore francese Giraud già visto in Aiuto, Poirot (1923):
“No, Hastings, amico mio”, era solito dire. “Lasciamo fare queste cose a Giraud e ai suoi amici. Hercule Poirot usa un sistema tutto suo: ordine, metodo e le piccole cellule grigie”.
(pag. 4, traduzione di Ombretta Giumelli per Mondadori, Milano 2015)

2) Riferimento a una frase che Agatha Christie sentiva spesso pronunciare da bambina e che l’aveva inquietata: The door opens and the unexpected guest comes in (La porta si apre ed entra l’ospite inatteso). La stessa frase fungerà da ispirazione per la pièce L’ospite inatteso del 1958:
“Nulla può trattenermi adesso, se non una questione di vita o di morte”.
“Il che è improbabile”, mormorai tristemente. “A meno che, all’ultimo momento… la porta si apra ed entri l’ospite inatteso”.
(pag. 7, traduzione di Ombretta Giumelli per Mondadori, Milano 2015)

3) Riferimento alla raccolta di novelle orientali Le mille e una notte e alla sua suggestiva ambientazione:
Entrai e, con mio grande stupore, mi trovai in un ambiente da Mille e una notte: una camera sotterranea, lunga e bassa, tappezzata con ricche sete orientali, fortemente illuminata e pervasa da penetranti aromi di spezie. C’erano cinque o sei divani ricoperti di seta e tappeti cinesi di squisita fattura sul pavimento.

(pag. 122, traduzione di Ombretta Giumelli per Mondadori, Milano 2015)

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Poirot a Styles Court (The Mysterious Affair at Styles)

Sintesi: Il trentenne Arthur Hastings, in convalescenza a causa di una ferita di guerra, viene invitato dall’amico John Cavendish a trascorrere il periodo di licenza a Styles, nella residenza di campagna della sua matrigna, ormai settantenne. Quest’ultima, ha sposato di recente un uomo molto più giovane di lei creando non pochi malumori in famiglia. Quando viene trovata morta avvelenata, Hastings decide di rivolgersi a un suo vecchio amico esperto in materia, conosciuto in Belgio, che ha avuto modo di rivedere pochi giorni prima proprio nei dintorni di Styles: Hercule Poirot.

Poirot a Styles Court (The Mysterious Affair at Styles)Curiosità:
1) Il personaggio di Cynthya Murdoch, che nel romanzo lavora presso il dispensario dell’ospedale, svolge la stessa professione di Agatha Christie all’epoca in cui compose il volume.
2) Essendo il primo romanzo dell’autrice, la trama risente notevolmente dell’influenza delle opere di altri autori da lei molto amati. In particolare, Il mistero della camera gialla (1907) di Gaston Leroux per il fatto che l’omicidio avviene in una stanza chiusa a chiave; i romanzi di Sir Arthur Conan Doyle incentrati su Sherlock Holmes per il rapporto Hastings/Poirot e il fatto che Hastings è l’io narrante del libro; Il caso Leavenworth (1878) di Anna Katharine Green e La lettera rubata (1844) di Edgar Allan Poe per la lettera tagliata a strisce e infilata, in bella mostra, insieme agli altri rotolini di carta, nella mensola sul caminetto.
3) L’utilizzo, da parte di Hastings, di riproduzioni di piantine della casa, frammenti di lettera e testamenti è un’altra strategia tipica dei romanzi gialli dell’epoca che cercavano di coinvolgere direttamente il lettore nella storia. Strategia che, a parte qualche rara eccezione, Agatha Christie tenderà ad abbandonare nei romanzi successivi.
4) Il romanzo contiene sia indizi materiali, che il personaggio di Poirot si premura di elencare per il lettore e che spesso risultano ingannevoli, sia indizi logici di non facile interpretazione. Questo, secondo la critica, è uno dei punti deboli di Poirot a Styles Court: “A lungo andare l’intelligenza diventa facilmente estenuante, e troppi indizi tendono ad annullarsi a vicenda andando a intaccare l’interesse del lettore” (Robert Barnard, A Talent to Deceive. An Appreciation of Agatha Christie, William Collins Sons & Co Ltd, London 1980, p. 23. Traduzione mia).
5) Agatha Christie faticò molto a trovare un editore disposto a pubblicare il manoscritto e fu anche costretta ad apportare modifiche al finale. Dopo la pubblicazione, ebbe il privilegio di vedere il suo romanzo recensito anche dal prestigioso Pharmaceutical Journal.

Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento implicito all’Amleto di Shakespeare, atto secondo, scena seconda, in cui Polonio dichiara: “Though this be madness, yet there is method in’t”:
“Com’è buffo! Ha oltrepassato il cancello. Per oggi non torna?”.
“Non lo so. Ho rinunciato a capirlo”.
“Gli manca qualche rotella, Signor Hastings?”.
“Onestamente, non saprei. A volte mi pare che sia matto come una campana poi, sul più bello, scopro che anche nella pazzia non gli manca la logica”.
(p. 160, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1974)

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Se morisse mio marito (Lord Edgware Dies)

Sintesi: La celebre attrice Jane Wilkinson, capricciosa ed egocentrica, chiede a Hercule Poirot di parlare con suo marito, Lord Edgware, in modo da toglierglielo dai piedi. La ragione per cui avanza una simile richiesta è che vorrebbe risposarsi con il duca di Merton, di cui è innamorata alla follia. Poco tempo dopo aver parlato con Lord Edgware, che sembra non opporsi in alcun modo al divorzio, Poirot viene informato dall’Ispettore Japp che l’uomo è stato assassinato e che del delitto è accusata proprio la moglie. L’investigatore belga, che considera un caso simile un insulto all’intelligenza in quanto solo una stupida direbbe a tutti di voler uccidere il marito per poi ucciderlo davvero, si mette a indagare.

Curiosità:
1)
Agatha Christie trovò l’ispirazione per questo romanzo dopo aver assistito a uno spettacolo dell’attrice Ruth Draper: “Dopo aver visto Ruth Draper a teatro, ebbi un’altra idea che mi portò a scrivere Se morisse mio marito. Ruth Draper mi era sembrata bravissima e mi aveva colpito la facilità con cui sapeva trasformarsi da moglie brontolona a giovane contadina immersa nella preghiera”. (Agatha Christie, La mia vita, pp. 512-513, traduzione di Maria Giulia Castagnone).
2) Il volume è dedicato al Dottor Campbell Thompson e a sua moglie. Reginald Campbell Thompson era l’archeologo con il quale Max Mallowan, marito di Agatha Christie, stava lavorando a Ninive all’epoca della stesura del romanzo.
3) Nell’adattamento televisivo del 1985, intitolato Tredici a tavola dall’omonimo titolo americano del libro, il ruolo di Poirot è interpretato da Peter Ustinov mentre il futuro e più noto Poirot televisivo, David Suchet, interpreta l’ispettore Japp.

Se morisse mio marito (Lord Edgware Dies)Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento a Giacomo Casanova (1725-1798) e a Donatien-Alphonse-François de Sade (1740-1814):
Avevo osservato durante il colloquio i libri sugli scaffali. Vi avevo notato le Memorie di Casanova, tutte le opere del Marchese De Sade e molti volumi sulle torture medievali.
(pag. 43, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1935)

2) Riferimento a Elizabeth Canning (1734-1773) che fu al centro di uno degli episodi criminosi più discussi nell’Inghilterra del XVIII secolo. A suo dire, fu rapita e tenuta prigioniera per un mese; tra i colpevoli fu segnalata Mary Squires ma nessuno riuscì mai ad appurare fino in fondo la fondatezza del racconto della vittima:
“Mi ricorda il caso di Elizabeth Canning”, disse Japp. “Ve lo ricordate? Molti testimoni giurarono di aver visto la zingara Mary Squires in due città diverse. Persone serie, attendibili. Quella donna aveva una faccia così orrenda che era difficile che ce ne fossero due uguali. Il mistero non fu mai svelato. Questo mi sembra un caso molto simile. Ci sono persone pronte a giurare di aver visto la stessa donna, alla stessa ora, in due posti diversi. Quale sarà mai la verità?”.
(pag. 71, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1935)

3) Riferimento a un episodio citato in Aiuto, Poirot! (1923), dove Hercule Poirot, indagando sulla morte del Signor Renauld, rinviene accanto al corpo un pezzo di tubo di piombo:
“Nei romanzi polizieschi, i poliziotti sembrano ciechi come talpe”, ribatté Japp con un sorriso.
“Una volta”, raccontò Poirot con aria sognante, “ho trovato un indizio, ma siccome era lungo un metro invece di pochi centimetri, nessuno ha voluto credermi”.
(pag. 76, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1935)

4) Riferimento a Gli stivali dell’ambasciatore. Un racconto dallo stesso titolo è contenuto nella raccolta Tommy e Tuppence: in due s’indaga meglio (1929) e ha per protagonisti i due giovani investigatori improvvisati. La trama è leggermente diversa da quella accennata da Hastings in riferimento a Poirot:
Poirot doveva andarsene presto. Aveva un appuntamento alle quattordici e trenta all’ambasciata belga dove doveva investigare sulla sparizione degli stivali dell’ambasciatore. Mi aveva quindi incaricato di ringraziare e salutare per lui la nostra ospite. […]
Tornai a piedi attraversando il parco e giunsi a casa verso le sedici. Poirot non era ancora tornato. Erano le diciassette meno venti quando lo vidi rientrare. Era di buon umore e in vena di scherzare.
“Questo significa, Holmes”, gli dissi ironico, “che avete rintracciato gli stivali dell’ambasciatore”.
“Traffico di cocaina. Un trucco ingegnoso. Ho trascorso un’ora in un istituto di bellezza. C’era una ragazza dai capelli rossi che avrebbe sedotto il vostro cuore tenero”.
(pp. 227-229, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1935)

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La serie infernale (The ABC Murders)

Sintesi: Hercule Poirot si trova a dover inseguire un serial killer che gli invia regolarmente delle lettere dattiloscritte firmate A.B.C. in cui annuncia data e luogo del prossimo delitto. Gli omicidi avvengono in ordine alfabetico di cognome e di luogo e, ogni volta, viene rinvenuta accanto alla vittima una copia della guida ferroviaria A.B.C. Nel tentativo di scoprire il colpevole, Poirot si imbatterà in un venditore di calze di seta, Alexander Bonaparte Cust, che, a causa dell’epilessia di cui soffre dopo una ferita alla testa subita in guerra, sembra possedere tutte le caratteristiche dell’assassino perfetto.

Curiosità:
1) Nel capitolo III, in uno scambio di battute tra i personaggi, Agatha Christie anticipa quello che diventerà Sipario: L’ultima avventura di Poirot: “Non mi meraviglierei affatto se, un bel giorno, doveste risolvere anche il mistero della vostra morte… addirittura!”, disse Japp, ridendo di cuore.“Che bella idea, vero? Ne potrebbe venir fuori un romanzo fantastico”. “In tal caso, toccherà ad Hastings risolvere il mistero”, ribatté Poirot, strizzandomi l’occhio.
2) L’utilizzo, da parte dell’autrice, di un narratore in prima persona (Arthur Hastings) che poi racconta i pensieri di altri personaggi in terza, come nel caso di Alexander Bonaparte Cust, conferisce al libro una certa originalità, anche se il fatto che i pensieri degli altri siano filtrati da un narratore non fisicamente presente alla situazione rende il suo resoconto più ipotetico che realistico, malgrado la premessa iniziale stilata proprio da Arthur Hastings.
3) Dal romanzo è stata appena tratta una miniserie in tre puntate con John Malkovich nel, per lui insolito, ruolo di Hercule Poirot:

Riferimenti intertestuali:

La serie infernale (The ABC Murders)1) Riferimento implicito a L’assassinio di Roger Ackroyd e al tentativo, fallito, di Poirot di andare in pensione:
“Sono al corrente”, dissi, “che vi siete ritirato a vita privata già da qualche anno…”.
“C’est vrai. Volevo dedicarmi alla coltivazione delle zucche! Ma appena mi ci metto… capita qualche misterioso delitto… e io mando allegramente al diavolo le zucche e la loro coltivazione! Così, da quando ho tentato di dare l’addio alla mia professione… tacete, so già quello che state per dire… assomiglio sempre di più a una di quelle vecchie attrici che, ogni tanto, danno la serata d’addio! Una serata d’addio destinata a ripetersi per un numero incredibile di volte!”.
(p. 7, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1937)

2) Riferimento implicito a Tragedia in tre atti durante il quale Hercule Poirot ha rischiato di morire avvelenato:
“[…] Per Hercule Poirot, oggi, ci vuole soltanto il fior fiore dei delitti”.
“E ce n’è stato in abbondanza di questo fior fiore dei delitti?”.
“Pas mal. Poco tempo fa l’ho scampata bella”.
“Avete rischiato di far cilecca?”.
“No, no”, Poirot mi parve scandalizzato. “Ma io… Io, Hercule Poirot, c’è mancato poco che non ci lasciassi le penne”.
(p. 8, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1937)

3) Riferimento implicito a Carte in tavola e al delitto al centro della narrazione:
“Supponiamo” mormorò ancora Poirot con la sua voce suadente “che quattro persone siano sedute attorno a un tavolo. Giocane a bridge. C’è una quinta persona, “il morto” di quella partita, che è andato a sedersi in poltrona accanto al fuoco. Alla fine della serata l’uomo viene trovato cadavere. Uno dei quattro, mentre lui non giocava e faceva “il morto”, gli si è avvicinato e lo ha ucciso. Gli altri tre non se ne sono accorti perché erano troppo intenti alla mano che stavano giocando. Ah, ecco il tipo di delitto che ci vorrebbe! Quale di quelle quattro persone è l’assassino?”.
(p. 17, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1937)

4) Riferimento al personaggio di Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930):
“Mon ami, si può sapere cosa volete? Cominciate a guardarmi, tutto fiducioso e pieno di ammirazione, pendete dalle mie labbra come se fossi l’oracolo e vi aspettate una dichiarazione alla Sherlock Holmes! Ora, piuttosto, sentite qual è la verità: non ho la minima idea di chi sia l’assassino, che aspetto abbia, dove abiti, o di come si possa farlo cadere nelle nostre mani”.
(p. 48, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1937)

5) Riferimento implicito a Poirot a Styles Court e ai personaggi di John e Mary Cavendish:
“[…] Ricordate il primo caso di cui mi sono occupato qui, in Inghilterra? Oh, bisogna risalire a molti anni or sono! In quell’occasione ero riuscito a riunire due persone che si amavano… con il semplicissimo metodo di fare arrestare una delle due per omicidio! […]”.
(p. 127, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1937)

La serie infernale (The ABC Murders)6) Riferimento ad Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (1832-1898):
Venne introdotto un signore di mezz’età che assomigliava moltissimo al domestico con la faccia da ranocchio di cui si parla in Alice nel paese delle meraviglie. Appariva eccitatissimo e aveva la voce stridula per l’emozione”.
(p. 170, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1937)

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Il pericolo senza nome (Peril at End House)

Sintesi: Hercule Poirot e Arthur Hastings vanno a trascorrere un periodo di vacanza all’Hotel Majestic di St Loo, località immaginaria sita in Cornovaglia. Qui, incontrano la giovane Magdala Buckley, detta Nick, residente a End House, che, secondo quanto Poirot ha modo di constatare, sembra essere in pericolo di vita. Poirot, intrigato dalla faccenda, cerca di capire quale, tra i suoi parenti o conoscenti, potrebbe avere un qualche interesse nella sua morte. La giovane, tuttavia, si rifiuta di prendere Poirot sul serio finché la cugina Maggie non viene uccisa al posto suo.

Curiosità:
1) È il romanzo in cui il personaggio di Arthur Hastings rivela di aver sofferto, in passato, di malaria e di essere costretto, a causa delle frequenti febbri improvvise, a curarsi con il chinino.
2) Il romanzo descrive in diversi passaggi i danni causati dalla dipendenza da cocaina. In particolare attraverso il personaggio di Frederica, tossicodipendente dichiarata, e della stessa protagonista, Nick, che ne ha fatto uso anche se non in quantità tali da creare dipendenza.
3) Agatha Christie, nella sua biografia La mia vita (Mondadori, Milano 1978, traduzione di Maria Giulia Castagnone, p. 512), ammette di avere quasi cancellato il ricordo della composizione del romanzo:

Il pericolo senza nome fu un altro dei romanzi che lasciarono in me una traccia così esigua da farmi dubitare quasi di averlo scritto. Forse avevo già elaborato la vicenda in precedenza, com’era mia abitudine, il che però mi rende spesso difficile ricordare quando ho scritto un libro o me l’hanno pubblicato. La verità è che le idee mi vengono nei momenti più impensati. Mentre cammino per la strada, o guardo una vetrina, mi capita di essere colpita da un’improvvisa ispirazione. “Ecco un’ottima idea per coprire il delitto in maniera che nessuno capisca cosa c’è dietro”, mi dico. Naturalmente poi devo studiare tutti i particolari e lasciare che i personaggi affiorino nella mia mente, ma l’idea c’è e io mi precipito a scriverla su un quaderno. Fin qui tutto bene, il guaio è che poi perdo il quaderno.

Riferimenti intertestuali:

Il pericolo senza nome (Peril at End House)1) Riferimento a Il Mistero del Treno Azzurro (1928):
“Vi prego di scusarmi, Hastings, ma i miei pensieri erano lontano da qui; a dire il vero stavano vagando in quella parte del mondo a cui avete appena accennato”.
“Il sud della Francia?”.
“Precisamente: stavo ripensando all’ultimo inverno che ho trascorso laggiù e a tutto quello che è successo”.
Lo ricordavo anch’io: era stato commesso un delitto sul Treno Azzurro, e il mistero, complicato e pieno d’intrighi, era stato risolto grazie all’acume ineguagliabile di Poirot.
(p. 3, traduzione di Maria Luisa Visentini Ottolenghi per Mondadori, 2015)

2) Riferimento implicito a un’aviatrice che ha raggiunto in solitaria l’Australia. L’aviatrice in questione è Amy Johnson che, dal 05 al 24 maggio 1930, fu la prima donna a compiere una trasvolata dall’Inghilterra all’Australia:
“Questo non è un motoscafo”, ribatté Nick, “è un idrovolante”.
“Credo che abbiate ragione”.
“Certo che ho ragione! Il suono è del tutto diverso”.
“Quando ti comprerai il tuo idrovolante, Nick?”.
“Non appena avrò trovato i soldi”, rispose la ragazza ridendo.
“E poi immagino che te ne andrai in Australia come quella ragazza, come si chiama…?”.
“Mi piacerebbe”.
“Io l’ammiro immensamente”, disse la Signora Rice con la sua solita voce stanca. “Che coraggio fantastico! E tutta sola!”.
(p. 68, traduzione di Maria Luisa Visentini Ottolenghi per Mondadori, 2015)

3) Riferimento implicito a Poirot a Styles Court (1920):
Cominciai a raccontare qualcuna delle piccole fissazioni di Poirot: i toast che dovevano essere perfettamente quadrati, le uova all’occhio di bue esattamente della stessa misura e finii col raccontare di un caso che Poirot aveva risolto grazie alla sua mania di mettere ordine tra gli oggetti posati sulla mensola di un caminetto.
(p. 127, traduzione di Maria Luisa Visentini Ottolenghi per Mondadori, 2015)

4) Riferimento al racconto La scatola di cioccolatini contenuto nella raccolta I primi casi di Poirot (1974):
“[…] Ho avuto un brutto incidente in Belgio, nel 1893; ve ne ricordate, Hastings? Ve ne ho parlato. La storia della scatola di cioccolatini”.
“Sì, mi ricordo”, risposi sorridendo. Ricordavo anche che in quell’occasione Poirot mi aveva detto che, se mai avessi avuto l’impressione che stava diventando troppo presuntuoso, dovevo dirgli “scatola di cioccolatini”.
(p. 140, traduzione di Maria Luisa Visentini Ottolenghi per Mondadori, 2015)

5) Riferimento implicito a L’assassinio di Roger Ackroyd (1926):
Andò incontro a Poirot tendendogli affettuosamente le mani: “Sono anni che non ci vediamo, Monsieur Poirot! Credevo che vi foste messo a coltivare zucche in campagna”.
“Ci ho provato, Japp, ci ho provato; ma persino coltivando zucche ogni tanto ci si imbatte nel delitto!”.
(p. 152, traduzione di Maria Luisa Visentini Ottolenghi per Mondadori, 2015)

Il pericolo senza nome (Peril at End House)6) Riferimento allo scrittore Edgar Wallace (1875-1932):
“Portate via questa scatola immonda, infermiera, potrei confonderle”, mi ha detto. “Buon Dio! Chi avrebbe mai pensato una cosa del genere? Sembra un romanzo di Edgar Wallace, non vi pare?”.
Poirot interruppe quel fiume di parole chiedendo: “E chi aveva mandato l’altra scatola?”.
“Non c’era il biglietto da visita”.
(p. 163, traduzione di Maria Luisa Visentini Ottolenghi per Mondadori, 2015)

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