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Il Natale di Poirot (Hercule Poirot’s Christmas)

Sintesi: romanzo che, a giusto titolo, può essere classificato sotto la voce delitti della camera chiusa. Agatha Christie, infatti, trasse l’ispirazione dal celebre Mistero della camera gialla di Gaston Leroux (1868-1927), autore francese noto al grande pubblico per aver scritto Il fantasma dell’opera.
“In questo periodo tra me e Madge sorse una discussione che avrebbe dato i suoi frutti in futuro. Lo spunto partì da un romanzo poliziesco che avevamo letto entrambe, mi sembra – e dico mi sembra perché la memoria non sempre è perfetta e spesso ci induce a spostare le date e a creare coincidenze fittizie – che si trattasse del Mistero della camera gialla, una novità di un autore ancora sconosciuto, Gaston Leroux, in cui il ruolo dell’investigatore era affidato a un giovane giornalista di bell’aspetto, Rouletabille. Si trattava di un enigma particolarmente sconcertante, inserito in una vicenda ben costruita e sviluppata con intelligenza, del tipo che alcuni definiscono impossibile da risolvere, mentre altri, pur insistendo sulle difficoltà, sono disposti ad ammettere che, se solo non si fossero lasciati sfuggire quel piccolo indizio, buttato lì con tanta astuzia…
Madge e io ne parlammo a lungo, scambiandoci le nostre opinioni, concordi nel ritenerlo uno dei capolavori del genere.
(Agatha Christie, La mia vita, pag. 245, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978)

Riferimenti intertestuali:

Il natale di Poirot1) Riferimento alla Bibbia e alla parabola del figliol prodigo:
“Tutti i miei figli! Indovina, ragazzo mio! “Harry”, no? Tuo fratello Harry”.
Pallidissimo, Alfred balbettò: “Harry… No, Harry no”.
“Sì, proprio lui!”.
“Ma… credevamo che fosse morto!”.
“Invece non lo è”.
“E tu… tu lo fai tornare qui, dopo tutto quel che ti ha fatto?”.
“Già, il figliol prodigo. Hai ragione. Il vitello grasso! Dovremo uccidere il vitello grasso, Alfred. Dobbiamo accoglierlo in modo grandioso”.
(pagg. 40-41, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

2) Riferimento a Esopo e alla favola, a lui attribuita, della lepre e la tartaruga:
Simeon guardò uscire il figlio. “Questa notizia lo ha scombussolato. Lui e Harry non sono mai andati d’accordo. Harry lo prendeva sempre in giro. Lo chiamava Posapiano”.
Lydia aprì le labbra come per dire qualcosa, ma vista l’espressione del suocero, si dominò. Capì che il suo autocontrollo lo indispettiva e questo le diede il coraggio per dire: “La lepre e la tartaruga… Sì, ma è la tartaruga che vince la corsa”.
“Non sempre. Non sempre, Lydia”.
(pag. 41, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

3) Riferimento al proverbio Toma lo que quieras y paga por ello (Take what you want and pay for it). In Spagna è abbastanza noto ma, ancora oggi, non è dato sapere se la sua origine sia effettivamente spagnola oppure no:
“In Spagna abbiamo questo proverbio: “Prendi quel che vuoi e pagane il prezzo, dice il Signore”.
Simeon batté il braccio sul bracciolo della poltrona. “Bello. È così che dev’essere! Prendi quel che vuoi… Io l’ho fatto per tutta la vita… Ho sempre preso quel che volevo”.
“E l’hai pagato?”
Simeon smise di ridacchiare. Si drizzò sulla schiena e rimase a fissare Pilar. “Cos’hai detto?”.
(pag. 53, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

4) Riferimento alla favola tradizionale Jack l’ammazzagiganti, risalente al 1711, e ambientata durante il regno di Re Artù. Sembra che la favola sia frutto del lavoro di qualche editore che, all’epoca, pensò di riunire in un’unica storia una serie di aneddoti sui giganti:
Una ruga solcò la fronte di Hilda. “Capisco. Ma adesso usciamo di qui, David. Qui dentro si gela”.
Ma lui non le prestò ascolto. Guardandosi attorno, continuò: “Sedeva quasi sempre lì. La rivedo seduta su quello sgabello mentre mi leggeva Jack the Giant Killer. Dovevo avere sei anni a quell’epoca”.
(pag. 57, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

5) Riferimento a Mendelssohn e a Mozart:

“Che cos’è?”, domandò Hilda. “Mi sembra di riconoscerla”.
“Non lo suono da anni. Lei lo suonava sempre. È uno dei Lieder senza parole di Mendelssohn”.
La stanza si riempì di quella musica dolce, persino troppo dolce.
“Ti prego, suona un brano di Mozart”.
David scosse la testa e passò a un’altra opera di Mendelssohn: poi, d’improvviso, sbatté le mani sui tasti provocando un suono aspro e disarmonico, e si alzò. Tremava tutto.
(pag. 58, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

Il natale di Poirot6) Riferimento a Henry Wadsworth Longfellow (1807-1882) e al suo poema Retribution (Though the mills of God grind slowly; Yet they grind exceeding small; Though with patience he stands waiting, With exactness grinds he all) e al monologo di Lady Macbeth, nell’atto quinto scena prima del Macbeth di Shakespeare (Come out, damned spot! Out, I command you! One, two. OK, it’s time to do it now.—Hell is murky! —Nonsense, my lord, nonsense! You are a soldier, and yet you are afraid? Why should we be scared, when no one can lay the guilt upon us? —But who would have thought the old man would have had so much blood in him?):
Si sentì un sospiro di orrore, poi due voci, che parlarono l’una dopo l’altra. E, cosa strana, le frasi pronunciate erano tutte e due delle citazioni.
Fu David a dire: “I mulini di Dio macinano lentamente…”.
E fu Lydia a mormorare: “Chi l’avrebbe mai detto che il vecchio avesse tanto sangue?”.
(pag. 78, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

7) Riferimento al personaggio di Desdemona dell’Otello di Shakespeare e al personaggio di Mercuzio di Romeo e Giulietta:

“Il carattere della vittima ha sempre qualcosa che lo collega al delitto. È stata la natura schietta e fiduciosa di Desdemona a portarla alla morte. Se fosse stata una donna sospettosa, avrebbe subito capito le macchinazioni di Jago e le avrebbe sventate. Il temperamento di Mercuzio l’ha fatto finire contro la punta di una spada”.
(pag. 123, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

8) Riferimento, riprendendone il nome, al personaggio di Ebenezer Scrooge del racconto Il canto di natale (1843) di Charles Dickens:
Mio padre, Ebenezer Farr, era il socio di Simeon Lee in Sudafrica. Naturalmente parlo di oltre quarant’anni fa… Mio padre mi parlava sempre del suo amico, della sua forte personalità, dei quattrini che avevano fatto insieme.
(pag. 139, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

9) Riferimento all’atto secondo scena quinta della Tosca (1900) di Giacomo Puccini:
“Ricordi quella scena della Tosca, quando Scarpia è morto e Tosca accende le candele attorno a lui? Ricordi quello che dice? Dice ‘Ora posso perdonarlo…’ È la stessa cosa che provo io nei riguardi di papà. Adesso capisco che in tutti questi anni non sono mai riuscito a perdonarlo, pur volendolo. Ma adesso… ‘adesso’ non provo più nessun rancore.
(pag. 222, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

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Giorno dei morti (Sparkling Cyanide)

Sintesi: Romanzo del 1945 in cui è inutile che il lettore si affanni a cercare Hercule Poirot o Jane Marple perché non ci sono, ed è un bene. I personaggi, infatti, sono così ben tratteggiati da rendere superflua, se non addirittura dannosa, la presenza dei due noti investigatori.
Quasi un anno dopo la scomparsa, forse per mano altrui, della sorella Rosemary, femme fatale ai piedi della quale tutti gli uomini si gettavano, Iris Marle inizia a porsi delle domande scomode che finiranno per scoperchiare un nido di vespe popolato, per lo più, da coloro che a suo tempo rimasero vittima del fascino della defunta. Una trama ad alto contenuto psicologico si intreccia con una storia di vendette, gelosie e ripicche dove il denaro svolge un ruolo dominante anche se poi è l’amore ad avere la meglio.
Interessante dimostrazione di come il nostro peggior nemico siamo proprio noi stessi.
Curiosità: Per il numero di citazioni riferite alle opere del Bardo, e per la notevole presenza di fantasmi del passato e amori tormentati, è forse il romanzo più shakespeariano di Agatha Christie. Il titolo originale, Sparkling Cyanide, si riferisce al cianuro di potassio utilizzato per compiere gli omicidi; il titolo italiano, Giorno dei morti, richiama invece il giorno di nascita e morte di Rosemary, il 2 novembre.

 

Riferimenti intertestuali:

Giorno dei morti - copertina1) Riferimento a Romeo e Giulietta:
A) In quel momento lui detestò se stesso per essere caduto vittima, anche in piccola misura, del facile fascino di Rosemary. Provò quel che provava Romeo rievocando Rosalina dopo aver veduto Giulietta.
(pag. 53, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)
B) “Allora, in un batter d’occhio tutto è cambiato. Da quel momento non ci sei stata che tu, per me. È la sacrosanta verità. Non ti crucciare per questo. Anche Romeo ha avuto un’altra donna prima di perdere la testa per Giulietta”.
(pag. 119, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

2) Riferimento ai cachet del Dottor Faivre, all’ossichinoteina, molto in voga dal 1897 al 1940 quando il chinino, di cui erano composti, fu sostituito dall’acido acetilsalicilico:
“Hai mal di testa anche questa sera?”, aveva domandato Sandra educatamente.
“Un poco. Hai per caso un’aspirina?”.
“Ho un cachet Faivre”.
Aveva aperto la borsetta e ne aveva tolto il cachet. Rosemary l’aveva accettato.
(pag. 75, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

3) Riferimento all’Otello:
A) Lei aveva portato con sé la lettera, ma l’aveva asciugata su un foglio di carta assorbente quasi nuovo. Lui portò la carta assorbente vicino allo specchio riuscendo a decifrare alcune parole: “Amore mio adorato…”.
Gli ronzarono le orecchie. Capì in quel momento che cosa aveva provato Otello. Dov’erano le sue sagge risoluzioni? Si sarebbe sentito di strangolare Rosemary, di assassinare quell’uomo senza esitazione.
(pag. 79, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)
B) Il colonnello non disse nulla di tutto questo. Osservò invece con dolcezza: “Vi rendete conto, George, che voi stesso avevate un ottimo movente?”.
“Io?” fece Barton sconcertato.
“Già, ricordatevi Otello e Desdemona”.
“Capisco quello che intendete dire, ma… ma le cose erano diverse tra Rosemary e me”.
(pag. 112, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

4) Riferimento all’Amleto, Atto quarto, scena quinta, battuta di Ofelia (There’s rosemary, that’s for remembrance. Pray you, love, remember. And there is pansies, that’s for thoughts):
“Ecco del Rosmarino per voi, Rosmarino per il ricordo”
(pag. 81, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

5) Autoriferimento alla letteratura gialla e ai suoi aspetti negativi:
“È una storia che non mi piace, George. Queste idee melodrammatiche, ricavate forse da libri gialli, non danno mai buoni risultati. Rivolgetevi alla polizia che sa come affrontare questi problemi. In fatto di delitti certe manovre dilettantistiche non sono consigliabili”.
(pag. 115, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

6) Riferimento al proverbio live for today for tomorrow never comes:
“Quanta fiducia. Non c’è un antico motto che dice: “il domani non viene mai”?”
“Ti prego, Anthony!”.
“Insomma, Iris, che cosa succede?”.
“Niente, niente. Non posso parlare. Ho promesso”.
(pag. 118, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

7) Riferimento al Macbeth:
“Ci vuol altro che un’attrice camuffata da Rosemary per far perdere la testa a un simile assassino”.
“Ricordatevi che Macbeth era un delinquente incallito, eppure è crollato alla vista dell’ombra di Banco”.
“Già, ma perché aveva visto un autentico fantasma! E un fantasma genuino può portare con sé l’atmosfera di un altro mondo. Io credo nei fantasmi, lo confesso… ci credo da sei mesi… e specialmente in un determinato fantasma”.
(pag. 199, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

8) Riferimento alla leggenda che vede protagoniste Eleonora d’Aquitania e Rosamund Clifford, secondo la quale il rapporto di Rosamund con Enrico II d’Inghilterra sposato con Eleonora si concluse con l’avvelenamento di lei da parte della moglie di lui:
“Ah, questa è la vostra ipotesi?” esclamò Race. “E i motivi?”.
“Ve li dico subito: innanzi tutto quella donna, secondo me ha un temperamento gelosissimo e autocratico. È come quella regina della storia… Eleonora di Non So Cosa che offrì alla bella Rosmunda la scelta tra la spada e la coppa di veleno”.
(pag. 212, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

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Quando Agatha Christie cita William Shakespeare

hamletLa prima domanda che, di persona o per lettera, viene rivolta a uno scrittore, è: “Da dove attinge le idee?”. Grande è la tentazione di rispondere: “Dai grandi magazzini”. Oppure: “Dal mercato rionale”. O, ancora, seccamente: “Dal pozzo di San Patrizio”.
Ormai si è largamente diffusa l’idea che gli scrittori abbiano scoperto una fonte miracolosa alla quale attingere a piene mani in qualunque momento.
D’altra parte non si può aggirare l’ostacolo rispolverando i versi di Shakespeare:
La fantasia, or dimmi,
da qual fonte scaturisce,
se dal cuore o dalla mente,
e come alimentata, come generata?
Rispondi, rispondi.
Si risponde semplicemente, con fermezza: “Dalla mia testa”.
Ma questo non è utile a nessuno. Se chi formula la domanda ci è simpatico, tuttavia, gli si può concedere qualche spiegazione. “Se un’idea sembra particolarmente attraente, se si ha la sensazione di poterne cavare qualcosa, allora la si esamina da tutti i lati, ci si giocherella, la si esaspera, la si smorza, le si dà gradualmente forma. Poi, naturalmente, bisogna metterla nero su bianco. E questo non è più tanto divertente; diventa una faticaccia. Come alternativa, si può riporre l’idea in un angolo del cervello, tenerla da parte, per usarla magari dopo un paio d’anni”.
(Agatha Christie, nell’introduzione a Passeggero per Francoforte, traduzione di Laura Grimaldi, 1971)

 

1) Corpi al sole (Evil under the Sun), riferimento generico alle Commedie di Shakespeare:
Hercule Poirot si rialzò lentamente e si guardò attorno. C’era sul suo viso un’espressione del tutto nuova. Un’espressione grave e severa.
Alla sinistra del camino vide uno scaffale con alcuni libri: una Bibbia, una copia molto sciupata delle Commedie di Shakespeare, Il matrimonio di William Ashe della signora Humphry Ward, La giovane matrigna di Charlotte Yonge, L’assassinio nella cattedrale di Eliot, Santa Giovanna di Shaw, Via col vento di Margaret Mitchell e La fiamma e la morte di Dickson Carr.
(pag. 122, traduzione di Alberto Tedeschi, Mondadori, 1947)

 

2) Miss Marple: Nemesi (Nemesis), riferimento al Macbeth:
Forse l’atmosfera sinistra era data dal numero tre. Veniva spontaneo pensare, oltre che alle tre sorelle di Cechov, alle tre streghe del Macbeth. Queste tre sorelle, però, non potevano essere paragonate alle streghe di Shakespeare. D’altra parte, i registi teatrali ne davano un’immagine sbagliata. Una volta aveva assistito alla tragedia con suo nipote Raymond e aveva criticato la rappresentazione delle streghe: avevano ridicoli cappelli e ali assurde dietro la schiena e si muovevano quasi a passo di danza. Lei avrebbe preferito vedere tre donne normalissime, magari tipicamente scozzesi. L’atmosfera sinistra si sarebbe avvertita molto di più.
(pag. 86, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

3) Un delitto avrà luogo (A Murder Is Announced):
A) Riferimento a Come vi piace:
“Sarebbe un’ottima Rosalinda” pensò automaticamente Craddock, che era un grande ammiratore di Shakespeare e aveva recitato la parte del malinconico Jacques con grande successo in una rappresentazione del Come vi piace in beneficenza per l’Istituto degli orfani della polizia. Ma gli bastò un attimo per correggere quella prima impressione.
(pag. 76, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)
B) Riferimento a Sogno di una notte di mezza estate:
“Ti ricordi quella volta che hai recitato la parte di Ermia nel Sogno di una notte di mezza estate al collegio femminile? Recita. Metticela tutta. “Mani in alto!”, ecco la tua battuta… e cerca di non rovinarla dicendo subito dopo “per piacere”.
(pag. 148, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

4) Il mistero del Treno Azzurro (The Mystery of the Blue Train), riferimento a un verso della canzone del clown de La Dodicesima notte, Atto secondo, scena terza: Journeys End in Lovers Meeting:
“I viaggi finiscono nell’abbraccio degli innamorati”, citò Lenox con una risata. “Ma per me non sarà così.
“Sì… è vero. Ma voi siete giovane, più giovane ancora di quanto voi stessa non sappiate. Abbiate fiducia nel treno, mademoiselle, perché è le bon Dieu che lo guida”.
(pag. 315, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

5) Miss Marple nei Caraibi (A Caribbean Mystery):
A) Riferimento implicito al Macbeth:
Mormorava tra i singhiozzi: “L’ho trovata… Era laggiù nei cespugli… Laggiù nei cespugli… e guarda le mie mani… guarda le mie mani”. Le tese ed Evelyn sussultò vedendo delle strane macchie scure. Nella penombra sembravano nere, ma lei sapeva che erano d’un rosso scuro.
(pag. 112, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)
B) Riferimento al suicidio di Ofelia nell’Amleto:
“Molly…”. L’uomo si lasciò cadere in ginocchio. Miss Marple vedeva ora chiaramente il corpo della giovane disteso per terra, la testa sotto il livello dell’acqua, i capelli biondi sparsi sullo scialle verde pallido tutto ricamato che le ricopriva le spalle. Le foglie sparse, l’acqua corrente del ruscello davano alla scena l’impressione di assistere alla morte di Ofelia nell’Amleto di Shakespeare.
(pag. 211, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

shakespeare6) Assassinio sull’Orient Express (Murder on the Orient Express), riferimento a Come vi piace:
“Accennavo poc’anzi alla madre della signora Armstrong: era Linda Arden, celeberrima attrice; fra l’altro aveva nel repertorio parecchi drammi di Shakespeare. Pensi alla foresta di Arden e a Rosalinda, in Come vi piace, e vedrà dove l’attrice si è ispirata per il suo nome d’arte. Ma Linda Arden, il nome sotto il quale era nota in tutto il mondo, non era quello vero. Forse si chiamava Goldenberg; e molto probabilmente aveva nelle vene sangue tedesco con anche qualche goccia di sangue ebreo.
(pag. 193, traduzione di Alfredo Pitta per Mondadori, 1935)

 

7) La parola alla difesa (Sad Cypress), il titolo originale si riferisce a un verso della canzone del clown de La Dodicesima notte, Atto secondo, scena quarta (Come away, come away, death,/And in sad cypress let me be laid;/Fly away, fly away breath;/I am slain by a fair cruel maid./My shroud of white, stuck all with yew,/O, prepare it!/My part of death, no one so true/Did share it./Not a flower, not a flower sweet/On my black coffin let there be strown;/Not a friend, not a friend greet/My poor corpse, where my bones shall be thrown:/A thousand thousand sighs to save,/Lay me, O, where/Sad true lover never find my grave,/To weep there!).

 

8) Destinazione ignota (Destination Unknown), riferimento implicito a La dodicesima notte:
“Quei due”, rispose Jessop. “Offrii alla signora Craven un viaggio verso una destinazione ignota, ma direi che la meta del suo viaggio è stata quella di sempre, dopo tutto”.
Leblanc lo guardò per un momento, con l’aria di non capire, poi esclamò: “Ah! Già! Il vostro Shakespeare!”.
“Voi francesi siete molto istruiti” ribatté Jessop.
(pag. 193, traduzione di Magda Tincani per Mondadori, 1955)

 

9) Giorno dei morti (Sparkling Cyanide):
A) Riferimento a Romeo e Giulietta:
In quel momento lui detestò se stesso per essere caduto vittima, anche in piccola misura, del facile fascino di Rosemary. Provò quel che provava Romeo rievocando Rosalina dopo aver veduto Giulietta.
(pag. 53, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)
B) Riferimento all’Amleto, Atto quarto, scena quinta, battuta di Ofelia (There’s rosemary, that’s for remembrance. Pray you, love, remember. And there is pansies, that’s for thoughts):
“Ecco del Rosmarino per voi, Rosmarino per il ricordo”
(pag. 81, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)
C) Riferimento al Macbeth:
“Ci vuol altro che un’attrice camuffata da Rosemary per far perdere la testa a un simile assassino”.
“Ricordatevi che Macbeth era un delinquente incallito, eppure è crollato alla vista dell’ombra di Banco”.
“Già, ma perché aveva visto un autentico fantasma! E un fantasma genuino può portare con sé l’atmosfera di un altro mondo. Io credo nei fantasmi, lo confesso… ci credo da sei mesi… e specialmente in un determinato fantasma”.
(pag. 199, traduzione di Alberto Tedeschi per Mondadori, 1947)

 

10) Sento i pollici che prudono (By the Pricking of my Thumbs), il titolo si riferisce al Macbeth, Atto quarto, scena prima (SECOND WITCH By the pricking of my thumbs,/Something wicked this way comes./Open, locks,/Whoever knocks.).

 

11) Il ritratto di Elsa Greer (Five Little Pigs), Riferimento a Otello e a Romeo e Giulietta di William Shakespeare, atto secondo, scena seconda (If that thy bent of love be honourable,/Thy purpose marriage, send me word tomorrow,/By one that I’ll procure to come to thee,/Where and what time thou wilt perform the rite;/And all my fortunes at thy foot I’ll lay/And follow thee my lord throughout the world):
Si alzò avviandosi alla libreria. Prese un volume, ne sfogliò le pagine e lesse: Se questo tuo amore è onesto e mi vuoi come sposa, domani mandami a dire, da chi verrà da te, dove e in che giorno compiremo il rito, avrai allora ai tuoi piedi la mia sorte, e verrò con te, mio signore, in tutto il mondo.
“Amore e gioventù parlano qui per bocca di Giulietta. Non ci sono reticenze e indecisione, né la cosiddetta modestia virginale, ma coraggio, tenacia, e la crudele forza della gioventù. Shakespeare conosceva la gioventù. Giulietta sceglie Romeo, Desdemona vuole Otello. La giovinezza non ha dubbi, né timori, né orgoglio”.
(pag. 34, traduzione di Beata della Frattina per Mondadori, 1964)

 

12) Sono un’assassina? (Third Girl), riferimento al personaggio di Ofelia dell’Amleto di Shakespeare:
Ad ogni modo immagino che il discorso sugli investigatori nella vita reale sia proprio partito da lì: io mi sono messa a parlare di voi e questa ragazza era in piedi accanto a me ad ascoltare. Ecco perché mi è venuto in mente qualcosa quando l’avete definita un’Ofelia poco attraente. Ho pensato: “Un momento, chi mi ricorda?”. E poi mi è subito balenato in mente: “Ma certo! La ragazza a quel cocktail!”. Credo che facesse parte della famiglia, a meno che non la confonda con un’altra.
(pag. 22, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 2010)

 

13) Perché non l’hanno chiesto a Evans? (Why Didn’t They Ask Evans?), riferimento al Macbeth di Shakespeare:
“Sai” divagò Frankie “ho sempre sospettato che Lady Macbeth abbia indotto il marito a commettere quegli omicidi semplicemente perché annoiata, stanca della vita che conduceva, e anche di Macbeth. Lui doveva essere uno di quei tipi miti e inoffensivi che fanno morire di noia le proprie consorti. Ma, dopo aver commesso il primo omicidio, deve averci preso gusto, e al posto del complesso d’inferiorità di cui era vittima prima, ha preso il sopravvento l’egocentrismo”.
(pagg. 150-151, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1940)

 

14) Poirot si annoia (Hickory Dickory Dock), riferimento intertestuale con sostituzione a una delle battute più celebri dell’Amleto di Shakespeare:
Poi aggiunse: “Parlare o non parlare? Questo è il problema!”.
Si versò un’altra tazza di caffè e tornò al tavolo dove stavano facendo la prima colazione tutti insieme.
(pag. 171, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

 

15) La domatrice (Appointment with Death):
A) Riferimento all’Amleto di Shakespeare, nello specifico alla battuta di Marcello nell’atto primo scena quarta (Something is rotten in the state of Denmark):
“Confesso di non capire completamente il motivo di questo colloquio”.
“Il dottor Gérard non ve lo ha spiegato?”
Sarah aggrottò le sopracciglia. “Non capisco il dottor Gérard, sembra che pensi…”
“Che “c’è del marcio in Danimarca…”
(pag. 135, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)
B) Riferimento all’Amleto di Shakespeare, atto quarto, scena quinta, canto di Ofelia (How should I your true love know from another one? By his cockle hat and staff, And his sandal shoon. He is dead and gone, lady, He is dead and gone, At his head a grass-green turf, At his heels a stone. Oh, ho!):
Come potrei, io, il vostro fedele amore distinguere da un altro amore? Dal cappello con la coccarda e dal bordone, e dai sandali. Egli è morto e se n’è andato, signora, egli è morto e se n’è andato, una zolla di erba verde al capo, ai piedi una lastra di pietra. Oh, oh!
(pag. 257, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)
C) Riferimento a Cimbelino di Shakespeare, atto quarto, scena seconda (fear no more the heat o’ the sun, Nor the furious winter’s rages; Thou thy worldly task hast done, Home art gone, and ta’en thy wages…):
Non temere più il caldo del sole; né le furiose tempeste dell’inverno; ormai hai compiuto il tuo dovere terreno, sei tornato a casa, e questo è il tuo compenso…
(pag. 260, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

 

16) Il Natale di Poirot (Hercule Poirot’s Christmas):
A) Riferimento al monologo di Lady Macbeth, nell’atto quinto scena prima del Macbeth di Shakespeare (Come out, damned spot!
Out, I command you! One, two. OK, it’s time to do it now.—Hell is murky! —Nonsense, my lord, nonsense! You are a soldier, and yet you are afraid? Why should we be scared, when no one can lay the guilt upon us? —But who would have thought the old man would have had so much blood in him?):
Si sentì un sospiro di orrore, poi due voci, che parlarono l’una dopo l’altra. E, cosa strana, le frasi pronunciate erano tutte e due delle citazioni.
Fu David a dire: “I mulini di Dio macinano lentamente…”.
E fu Lydia a mormorare: “Chi l’avrebbe mai detto che il vecchio avesse tanto sangue?”.
(pag. 78, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)
B) Riferimento al personaggio di Desdemona dell’Otello di Shakespeare e al personaggio di Mercuzio di Romeo e Giulietta:
“Il carattere della vittima ha sempre qualcosa che lo collega al delitto. È stata la natura schietta e fiduciosa di Desdemona a portarla alla morte. Se fosse stata una donna sospettosa, avrebbe subito capito le macchinazioni di Jago e le avrebbe sventate. Il temperamento di Mercuzio l’ha fatto finire contro la punta di una spada”.
(pag. 123, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

 

17) Passeggero per Francoforte (Passenger to Frankfurt):
A) Citazione dal Macbeth di Shakespeare, atto quinto, scena quinta:
…È un racconto da un idiota narrato, carico di suoni e furia, e non significa niente.
(pag. 12, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)
B) Riferimento a William Shakespeare e ai gemelli protagonisti di La dodicesima notte:
“Chi stai guardando? Pamela?”
“Sì. L’altro giorno pensavo a lei”.
“È sorprendente quanto vi assomigliavate. E sì che non eravate neanche gemelli. Va bene che a quanto dicono i gemelli di sesso diverso non sono mai molto simili”.
“Allora Shakespeare ha commesso un errore, con Viola e Sebastian”.
“Be’, i fratelli e le sorelle si assomigliano sempre, no? Tu e Pamela vi siete sempre assomigliati… fisicamente, intendo”.
(pag. 73, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

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Il mistero del Treno Azzurro (The Mystery of the Blue Train)

Sintesi: Forse una delle indagini di Hercule Poirot più apprezzate dai lettori e dai critici e meno amate da Agatha Christie. La trama ricorda in parte quello che, in seguito, diventerà Assassinio sull’Orient Express, con viaggio in treno con omicidio. In questo caso, però, il morto non è un uomo ma una donna e l’intero romanzo non si svolge unicamente sul treno ma si sviluppa in ambienti diversi a seconda del personaggio posto al centro della narrazione. Il personaggio di Katherine Grey, sorta di investigatrice in erba suo malgrado, ruba un po’ la scena a Hercule Poirot, al punto da indurre il lettore a credere che l’investigatore belga abbia solo una funzione di contorno. In certi suoi atteggiamenti, Katherine Grey ricorda un po’ Cordelia Gray, noto personaggio di P.D. James creato nel 1972; tuttavia, meglio non cercare di individuare gli elementi che accomunano le due giovani poiché Phillys Dorothy James si offende a morte ogni volta cha la paragonano ad Agatha Christie.

 

Il mistero del Treno AzzurroRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento a Peer Gynt (1867), dramma di Henrik Ibsen (1828-1906) da cui fu tratta l’omonima opera lirica musicata da Edvard Grieg e rappresentata per la prima volta nel 1876:
Kettering fece un distratto cenno d’assenso. Non gliene importava assolutamente nulla di Claude Ambrose e della sua trasposizione in opera lirica del Peer Gynt di Ibsen. Anche Mirelle, del resto, confinava il proprio interesse solo al fatto che l’allestimento dello spettacolo le avrebbe offerto l’occasione irripetibile di interpretare il personaggio di Anitra.
(pag. 46, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

2) Riferimento a St. Mary Mead, villaggio che in seguito diventerà il luogo d’origine del personaggio di Miss Marple:
“Non ce ne sono molte come lei” disse Alice tra i singhiozzi, quando infine il treno fu partito. “Quando Charlie mi tradì con quella ragazza del caseificio, nessuno avrebbe potuto essere più gentile e comprensivo della signorina Grey, e anche se era un po’ pignola riguardo all’argenteria e alla polvere, era sempre pronta a lodarmi se vedeva che avevo fatto qualcosa in più. Ero pronta a farmi in quattro per lei, ogni giorno. Una vera signora, ecco cos’era”.
E questa fu la partenza di Katherine da St. Mary Mead.
(pag. 62, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

3) Riferimento a Gladys Cooper (1888-1971) che all’epoca del romanzo era un’attrice di cinema muto molto nota. In seguito, divenne celebre anche per le sue interpretazioni accanto ad attori come Audrey Hepburn e Rex Harrison. Da notare che la pellicola Palm Trees in Egypt non esiste ma è un’invenzione di Agatha Christie:
“È presentabile” stava dicendo Lady Tamplin. “Sicuramente presentabile. Veste con molta proprietà. Quel vestito grigio è proprio uguale al modello che indossava Gladys Cooper nel film Palm Trees in Egypt”.
(pag. 111, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

4) Riferimento a una serie di piatti tipici francesi che Agatha Christie stessa ebbe modo di assaggiare:
“Ha una macchia d’unto sul panciotto” obiettò Poirot. “È successo giovedì scorso, al Ritz, mentre consumavo un delizioso filet de sole à la Jeannette”.

Il conte de la Roche aveva appena finito il suo pranzo, consistente in una omelette fines herbes, una entrecôte Béarnais e un Savarin au Rhum.
(pag. 147 e 161, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

5) Riferimento al proverbio inglese you must definitely take time to grieve and get past your last love before starting a new one:
“Perdonerete a un vecchio come me un’osservazione che può apparire impertinente, monsieur. Voi inglesi avete un proverbio che dice: “È meglio aver sepolto il vecchio amore, prima di cominciare con uno nuovo”.
(pag. 206, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

6) Riferimento metaforico a Re Salomone e alle ricchezze che, secondo la Bibbia, avrebbe posseduto:
“Una notte sono arrivati i ladri e, naturalmente, il primo posto dove sono andati fu la cassaforte! Del resto c’era da aspettarselo, visto che mio padre non faceva altro che andare a vantarsi della sua cassaforte per tutto il villaggio, neanche ci custodisse dentro il tesoro del re Salomone”.

(pag. 273, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

7) Riferimento alla locuzione idiomatica cat on hot bricks poi sostituita dalla più nota cat on a hot tin roof in seguito alla rappresentazione, nel 1954, del dramma di Tennessee Williams La gatta sul tetto che scotta:
“Ho i nervi tesi” confessò Poirot. “Sono come un gatto su un tetto che scotta. Ogni rumore mi fa sobbalzare”.
(pag. 298, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

8) Riferimento a William Shakespeare e a un verso della canzone del clown de La Dodicesima notte, Atto secondo, scena terza: Journeys End in Lovers Meeting
“I viaggi finiscono nell’abbraccio degli innamorati”, citò Lenox con una risata. “Ma per me non sarà così.
“Sì… è vero. Ma voi siete giovane, più giovane ancora di quanto voi stessa non sappiate. Abbiate fiducia nel treno, mademoiselle, perché è le bon Dieu che lo guida”.
(pag. 315, traduzione di Giuseppe Settanni, Mondadori, 1940)

 

Opinione di Agatha Christie sul romanzo Il mistero del Treno Azzurro: Una giovane giornalista indiana che un giorno mi stava intervistando, rivolgendomi tra l’altro un mucchio di domande sciocche, a un certo punto mi aveva chiesto: “Ha mai pubblicato un libro che considera veramente brutto?”. Replicai indignata che non era mai accaduto. Nessun libro era proprio come avrei voluto che fosse e di nessuno ero mai completamente soddisfatta, ma se avessi ritenuto che un libro era veramente brutto, mi sarei rifiutata di pubblicarlo.
Ci sono andata vicina, comunque, con
Il mistero del Treno Azzurro. Ogni volta che lo rileggo, lo trovo pieno di luoghi comuni e di ovvietà e persino la vicenda mi pare tutt’altro che interessante. Purtroppo a molta gente è piaciuto. Si dice che ogni scrittore sia pessimo giudice dei suoi libri.
(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978, pag. 610)

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Miss Marple nei Caraibi (A Caribbean Mystery)

Sintesi: Dopo essersi ripresa da una brutta polmonite, Miss Marple, su consiglio del nipote Raymond West, decide di partire per le Indie Occidentali Britanniche per prendersi un periodo di riposo. Qui, si lascia affascinare dai racconti dell’anziano maggiore Palgrave che, dopo averle raccontato di possedere la fotografia di un assassino, viene trovato morto nella sua stanza. Tutto lascia pensare che si tratti di una morte naturale, ma Jane Marple, con l’aiuto del signor Jason Rafiel, e grazie alla sua classica tendenza a impicciarsi degli affari altrui, scoprirà che le cose stanno diversamente.

A Caribbean MysteryRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento a An der schönen blauen Donau (Sul bel Danubio blu), 1867, di Johann Strauss figlio (1825-1899):
Sapeva che sarebbe stato impossibile persino all’accomodante Tim Kendal farle ascoltare le dolci note del Danubio blu. (Così grazioso, il valzer!). Molto particolare il modo in cui la gente moderna ballava. Parevano agitarsi scompostamente, contorcendo il corpo. Ma i giovani, dopotutto, hanno il diritto di divertirsi. A modo loro!
(pag. 23, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

2) Riferimento implicito al Macbeth di Shakespeare:
Mormorava tra i singhiozzi: “L’ho trovata… Era laggiù nei cespugli… Laggiù nei cespugli… e guarda le mie mani… guarda le mie mani”. Le tese ed Evelyn sussultò vedendo delle strane macchie scure. Nella penombra sembravano nere, ma lei sapeva che erano d’un rosso scuro.
(pag. 112, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

3) Riferimento storico a Lucrezia Borgia (1480-1519):
“Non ne sono sicura. Penso che mi abbia detto che voleva mostrarmi la fotografia di qualcuno”.
“Andiamo meglio”.
“E poi ha parlato a lungo di Lucrezia Borgia”.
“Lasciate perdere Lucrezia Borgia. Sappiamo tutto di quella gentildonna”.
“Ha parlato di veleni e ha detto che Lucrezia Borgia era bellissima e aveva i capelli rossi. Ha aggiunto che c’erano probabilmente molte avvelenatrici tra le donne. Molte di più di quanto non si creda”.
(pag. 156, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

4) Riferimento alla comédie-ballet in tre atti Il malato immaginario (1673) di Molière:
“Quando è morta la prima signora Dyson. Un decesso alquanto improvviso. In effetti tutti avevano pensato che la giovane donna fosse piuttosto una malade imaginaire, un’ipocondriaca. Perciò quando ha avuto quella crisi ed è morta così repentinamente, la gente si è stupita e ci sono state delle chiacchiere”.
(pag. 165, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

5) Riferimento al celebre detto popolare inglese Someone Is Walking Over My Grave, risalente al Medioevo. All’epoca, infatti, si credeva che il luogo di morte di una persona fosse predeterminato. Di conseguenza, quando si provava un’improvvisa sensazione di freddo significava che qualcuno stava camminando sopra il terreno in cui si sarebbe stati sepolti:
“Come mai sento quasi freddo con tutto questo sole?”, pensò.
Poi le venne in mente un detto: “Qualcuno sta camminando sulla mia tomba”.
Si alzò e se ne tornò lentamente verso il bungalow.
(pagg. 174-175, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

6) Riferimento alla Bibbia, Genesi 1:5: And it was evening, and it was morning, the First Day:
“Sera e mattino, sera e mattino dell’ultimo giorno” disse tra sé Miss Marple.
[…] Che cosa diamine stava borbottando tra sé? Una citazione che suonava sbagliata in qualche sua parte. L’ultimo giorno? No, forse il primo giorno! Ecco quello che avrebbe dovuto ossessionarla. E quello non era il primo giorno e presumibilmente neanche l’ultimo.
(pag. 207, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

7) Riferimento all’Amleto di Shakespeare. Nello specifico al suicidio di Ofelia:
“Molly…”. L’uomo si lasciò cadere in ginocchio. Miss Marple vedeva ora chiaramente il corpo della giovane disteso per terra, la testa sotto il livello dell’acqua, i capelli biondi sparsi sullo scialle verde pallido tutto ricamato che le ricopriva le spalle. Le foglie sparse, l’acqua corrente del ruscello davano alla scena l’impressione di assistere alla morte di Ofelia nell’Amleto di Shakespeare.
(pag. 211, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

8) Riferimento alla mitologia greca e alla figura di Nemesi, Dea della vendetta divina e della giustizia, che puniva coloro che avevano commesso cattive azioni e i responsabili di delitti rimasti irrisolti :
“Sono io” disse Miss Marple. “O meglio dovrei essere più drammatica e, come direbbero i greci in un caso simile, sono la Nemesi. Sì, Nemesi, se non mi sbaglio”.
(pag. 215, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

9) Riferimento al personaggio di Humpty Dumpty, protagonista di una celebre filastrocca infantile inglese, ripreso anche da Lewis Carroll in Attraverso lo specchio (1871):

“Ah! Capisco. Sì, è vero. Ne avevo una copia qui con me”. “Voi mi avete detto”, proseguì Miss Marple, “voi mi avete detto come lo dice Humpty Dumpty, personaggio della filastrocca infantile che voi certo ricorderete ancora, con voce alta e chiara che non avevate lasciato niente a Esther Walters nel vostro testamento. E questo lo avete anche ripetuto insistentemente. Niente a lei e niente a Jackson. Era vero nel caso di Jackson, immagino. Non gli avete lasciato niente, ma avete sicuramente lasciato qualcosa a Esther Walters…”.
(pag. 224, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

 

10) Riferimento all’invocazione latina Ave Caesar, morituri te salutant che veniva attribuita ai gladiatori prima di entrare nell’arena e che qui sottolinea la consapevolezza del personaggio di Jason Rafiel di non avere più molto da vivere:
Ave Caesar, morituri te salutant” disse.
“Mi dispiace” mormorò Miss Marple “ma so poco il latino”.
“Ma questa frase l’avete capita, vero?”
“Sì”. Non aggiunse altro. Sapeva perfettamente bene che le stava dicendo che non si sarebbero mai più rivisti.
(pag. 232, traduzione di Rosalba Buccianti per Mondadori, 1983)

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Miss Marple: Nemesi (Nemesis)

Sintesi: Miss Marple riceve una lettera dello Studio Legale Broadribb and Schuster, i cui soci sono gli avvocati del defunto signor Jason Rafiel, da lei conosciuto in Miss Marple nei Caraibi. I due uomini informano la donna che il defunto le ha lasciato una cospicua eredità a condizione che risolva un certo mistero sul quale egli stesso ha lasciato degli sporadici indizi. Dopo attenta riflessione, Miss Marple accetta e, su consiglio del caro estinto che ha programmato un meticoloso invio di lettere post mortem, parte per il Tour n. 37 della Famous Houses and Gardens of Great Britain. Tra castelli, ville, giardini e piante di passiflora che crescono dove non dovrebbero, Miss Marple riuscirà, pian piano, a capire dove sta l’inghippo e a risolvere un delitto risalente a parecchi anni prima.

Il volume contiene quattro riferimenti intertestuali: due teatrali, relativi a Cechov e Shakespeare; uno letterario, riguardante uno dei più celebri romanzi di Robert Louis Stevenson e uno tratto dalla Bibbia, Amos 5:24.

Miss Marple: Nemesis“Mi pare di essere finita in Russia”, mormorò Miss Marple. Alludeva senza dubbio alle tre sorelle di Cechov. O erano di Dostoevskij? Non riusciva a ricordarselo. Ma queste tre sorelle non dovevano avere nessuna voglia di andarsene a Mosca.
Erano contente e beate di restare in quella casa. Le furono presentate le altre due. Una era uscita dalla cucina e l’altra era scesa dal piano di sopra per darle il benvenuto. Erano gentili ed educate. Molti anni addietro, Miss Marple le avrebbe definite signore cadute in miseria. Suo padre una volta l’aveva ripresa.
“No, Jane, non devi dire in miseria. Devi dire signore decadute.”
(pag. 77, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

Forse l’atmosfera sinistra era data dal numero tre. Veniva spontaneo pensare, oltre che alle tre sorelle di Cechov, alle tre streghe del Macbeth. Queste tre sorelle, però, non potevano essere paragonate alle streghe di Shakespeare. D’altra parte, i registi teatrali ne davano un’immagine sbagliata. Una volta aveva assistito alla tragedia con suo nipote Raymond e aveva criticato la rappresentazione delle streghe: avevano ridicoli cappelli e ali assurde dietro la schiena e si muovevano quasi a passo di danza. Lei avrebbe preferito vedere tre donne normalissime, magari tipicamente scozzesi. L’atmosfera sinistra si sarebbe avvertita molto di più.
(pag. 86, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

“Doppia personalità. Una cosa di cui la gente non si accorge, a meno che non sia tecnicamente qualificata per farlo. Jekyll e Hyde sono personaggi reali e non il frutto della fantasia di Stevenson. Michael Rafiel doveva essere uno schizofrenico. Aveva una doppia personalità.”
(pag. 184, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

Lasciate che la giustizia scorra come l’acqua e la rettitudine come un ruscello eterno.
“Che cosa significa? È Shakespeare?”
“No, la Bibbia. È una frase sulla quale è bene meditare. Io l’ho fatto”
Miss Marple si mise ad armeggiare con un pacchetto che aveva in mano.
(pag. 234, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

L’opinione dell’autrice su Shakespeare: Non c’è errore più grande che sentir parlare o vedere determinate cose nel momento sbagliato. Shakespeare, per esempio, è un capitolo chiuso per tutti quelli che sono stati obbligati a studiarlo a scuola; l’unico modo serio per accostarvisi, invece, è quello di vederlo rappresentato in palcoscenico, la sede naturale per cui Shakespeare ha scritto. È l’unico sistema, tra l’altro, per apprezzarlo anche da giovani, molto tempo prima di essere in grado di penetrare la bellezza delle parole e della poesia. Quando mio nipote Mathew aveva circa undici o dodici anni, lo portai a vedere Macbeth e Le allegre comari di Windsor a Stratford. Le apprezzò entrambe, ma un suo commento mi giunse inaspettato. Mentre uscivamo, mi si rivolse con aria intimidita, dicendomi: “Sai, non avrei mai pensato che fosse Shakespeare se non l’avessi saputo prima”. Voleva chiaramente essere una testimonianza di stima verso Shakespeare e come tale la presi.

(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978, pag. 198)

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