Sfida a Poirot (The Clocks)

Sintesi: La storia è raccontata da un narratore onnisciente e da un io narrante. L’io narrante è l’agente del controspionaggio inglese Colin Lamb che, per ragioni di segretezza, ha deciso di adottare un cognome fittizio che ricorda tanto Il silenzio degli innocenti anche se ha poco a che vedere con Hannibal Lecter visto che quel romanzo è stato scritto più di vent’anni dopo. L’agente di cui sopra si trova, un giorno, a passare per Wilbraham Crescent, costruzione a forma di mezzaluna concepita da qualche perverso architetto dove anche chi ci vive si perde. Da una delle abitazioni esce di corsa una ragazza che ha trovato un cadavere, in un appartamento che non è il suo, circondato da orologi di vario tipo che iniziano tutti a fare “cucù”. Dopo aver cercato in vari modi di sbrogliare la matassa, Colin Lamb pensa bene di andare a chiedere un consiglio a Hercule Poirot, che nel frattempo è passato dalla noia alla depressione e si è dato alla lettura di tutti i romanzi gialli di maggior successo dalla nascita di Agatha Christie in poi (sempre meglio che la coltivazione delle zucche a cui aveva iniziato a dedicarsi in L’assassinio di Roger Ackroyd). Anche questa volta, l’arguto investigatore risolverà l’enigma, standosene seduto comodamente in poltrona, o quasi.

 

Sfida a Poirot - The ClocksRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento a celebri giallisti dell’epoca che si alternano ad autori fittizi i quali, però, richiamano scrittori realmente esistenti :
“Ricordate Il mistero della camera gialla (di Gaston Leroux)? Questo sì che è un classico! Lo approvo incondizionatamente. È così logico… Ricordo che a suo tempo l’hanno criticato, accusandolo di essere ingiusto. Non è vero, caro Colin, proprio no! Magari si avvicina un po’ all’ingiustizia, ma vi sfugge per un pelo. […] Ed ecco Cyril Quain (probabilmente lo scrittore irlandese Freeman Wills Crofts). Questo è un maestro dell’alibi. […] Sì, nei suoi libri non accade mai nulla di veramente eccitante. C’è un cadavere, e qualche volta più di uno. Ma la sua forza sta sempre nell’alibi: l’orario delle ferrovie, le partenze degli autobus, lo studio di determinati incroci stradali. […] Ed ecco Garry Gregson, un fecondissimo scrittore di storie poliziesche. Ne ha scritte almeno sessantaquattro, mi pare. È esattamente l’opposto di Quain, perché nei suoi libri accadono sempre troppe cose. E sembrano poco probabili e descritte in modo confuso. […] Florence Elks… pure lei è metodica e ordinata come Quain, ma i fatti sono pieni di colore e il suo modo di scrivere è allegro, vivace. […] Louisa O’Malley (probabilmente la scrittrice statunitense Elizabeth Daly) scrive bene, ha doti letterarie. E nel contempo suscita nel lettore una certa curiosità e ha il senso della suspense. […] Poi ci sono sempre i vecchi preferiti… Le avventure di Sherlock Holmes, per esempio… Maestro!” “Chi? Sherlock Holmes?” “No, il suo creatore, Conan Doyle, davanti al quale mi tolgo il cappello. I racconti di Sherlock Holmes possono avere i loro difetti e sembrare un po’ artificiosi. Ma il modo di scrivere di Sir Conan, la piacevolezza del linguaggio che usa, la creazione di quel magnifico personaggio che è il Dottor Watson… Oh!”.
(pagg. 135-138, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

2) Riferimento a Attraverso lo specchio (1871), dialogo tra il falegname e il tricheco, di Lewis Carroll (1832 – 1898):
Poirot si spinse all’indietro nella poltrona, chiuse ancora una volta gli occhi e uscì con qualcosa di assolutamente inatteso. «Fa il tricheco: ecco il momento/di usar più d’un argomento:/ceralacca, bastimenti,/scarpe, cavoli e potenti./Sai perché ribolle il mare?/E se i porci san volare?”» Riaprì gli occhi e assentì. «Capite?»
(pag. 143, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

3) Riferimento teatrale al Carro di Tespi, tipo di teatro ambulante che deve il suo nome al poeta ateniese Tespi che viaggiò per l’Attica con il suo carro mettendo in scena varie opere:
“Non mi ha mai mandato gli auguri di Natale, se è questo che intendete. Del resto, credo che non conoscesse neppure il mio recapito. Dopo la separazione sono tornata per un po’ sul palcoscenico. Si trattava di un Carro di Tespi, e la vita era assai scomoda e faticosa. Abbandonai anche il cognome di mio marito e ripresi quello di Merlina Rival”.
(pag. 191, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

4) Parodia, in versione bambinesca, del film La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock:
“Stavi affacciata e tutte le altre finestre erano chiuse…”.
“Sto sempre affacciata, da quando mi sono rotta la gamba. Non so cosa fare…”
[…]
“Certo che ti annoierai a stare qui ferma”.
“Sì, ma papà mi porta sempre qualche cosa per farmi passare il tempo. La plastilina, libri, matite colorate, puzzle. Ma ci si stufa a fare queste cose. Allora passo un mucchio di tempo a guardare fuori dalla finestra, con questo” e mi mostrò orgogliosamente il binocolo da teatro.
[…]
“E immagino che a quest’ora conoscerai tutti gli abitanti di quei villini e le loro abitudini?”
“Oh, sì”.
(pagg. 223-224, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

5) Riferimento a una massima dello scrittore Gilbert Keith Chesterton (1874-1936):
Poirot continuò: “Tutto il contrario della teoria di Chesterton, capite? “Dove nascondereste una foglia? In una foresta. Dove nascondereste una pietra? In una pietraia”. Qui, invece, si riscontra l’esuberanza, la fantasia, l’eccesso e il melodramma. Come una donna di mezza età la cui bellezza sta appassendo, che si trucca con cura minuziosa, si acconcia nel modo più civettuolo, si adorna di gioielli e di pellicce. Mi seguite?”.
(pag. 255, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

6) Riferimento a un detto proverbiale, divenuto celebre per essere stato citato anche da Benjamin Franklin (1706 – 1790) nel suo saggio The Way to Wealth (1758):

Poirot piegò il capo all’indietro e cominciò a recitare con il trasporto di un attore: « “Al ferro di cavallo mancava un chiodo,/e per la mancanza di quel ferro si perdette il cavallo,/mancando il cavallo la battaglia fu perduta,/e per quella sconfitta si perdette anche il Regno./E tutto perché mancava un chiodo al ferro di cavallo” ». Si protese in avanti. «Molte persone possono aver ucciso il signor Curry. Ma soltanto una persona aveva un motivo per uccidere Edna Brent».
(pag. 260, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

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