Agatha Christie e Il villino degli usignoli: un esempio di omicidio per suggestione

Philomel CottageTra i racconti brevi di Agatha Christie, Il villino degli usignoli (Philomel Cottage) merita una menzione particolare. Pubblicato per la prima volta nel 1934, nel Regno Unito, all’interno della raccolta Il mistero di Lord Listerdale e altre storie, di cui faceva parte anche il racconto La disgrazia (The Accident), viene poi ripubblicato, negli Stati Uniti, assieme a quest’ultimo, nel volume Testimone d’accusa e altre storie (1948) che ripropone i testi già presentati ne Il segugio della morte (1933). La conseguenza diretta di questa scelta è che, in Italia, i lettori che volessero leggerlo lo troveranno solo in Testimone d’accusa e altre storie, a differenza degli inglesi che lo leggono da anni all’interno di The Listerdale Mystery. A parte le “vicissitudini” di pubblicazione di cui sopra, un’altra peculiarità de Il villino degli usignoli è insita nella sua trama; si tratta, infatti, dell’unico racconto di Agatha Christie a esporre un caso di omicidio per suggestione.

I protagonisti della narrazione, Alix King e Gerald Martin, richiamano un po’ quelli che diventeranno i personaggi principali del romanzo Nella mia fine è il mio principio (Endless Night, 1967), ovvero il seduttore pericoloso che mira al costante miglioramento della sua posizione sociale, e la sedotta ingenua che si illude di aver trovato la tanto agognata serenità. Tuttavia, se Nella mia fine è il mio principio il lettore si ritrova a vivere le esperienze di un narratore onnisciente in prima persona psicologicamente instabile, ne Il villino degli usignoli ci si confronta con un narratore in terza persona che, pur descrivendo la situazione nei minimi dettagli, mantiene un certo distacco rispetto ai due protagonisti.

La trama non presenta intrecci complicati od oscuri segreti difficili da intuire, ma segue il normale evolversi di una qualsiasi storia gialla già nota. Eppure, è proprio nella sua semplicità che si nasconde il divertissement e un certo gusto per il macabro in grado di risvegliare la curiosità del lettore. Alix Martin è lo stereotipo perfetto della donna non più giovanissima che, dopo aver sacrificato buona parte della sua vita per accudire la madre malata, si ritrova di colpo sola, senza alcun affetto a cui aggrapparsi. Come spesso accade, la sua fragile condizione emotiva la induce a cedere facilmente alla corte di Gerald Martin che, guarda caso, inizia a mostrare un crescente interesse nei suoi confronti proprio poco tempo dopo che la donna ha incassato un’ingente eredità da una lontana cugina. Non credo di rovinare il piacere della lettura se dico che lo scopo del nuovo spasimante, e ben presto marito, è quello di eliminare la moglie e intascare i soldi. Tuttavia, Agatha Christie va oltre l’ovvietà e crea la suspense sfruttando uno dei migliori riferimenti intertestuali della sua letteratura:

Pensi che sia saggia, Alix… questa curiosità da camera di Barbablù? Ci sono state altre donne nella mia vita, sì. Non lo nego. Non mi crederesti, se lo negassi. Però ti posso giurare in tutta sincerità che nessuna di loro, mai, ha avuto un grande significato per me.
(Il villino degli usignoli, in Testimone d’accusa e altre storie, traduzione di Hilia Brinis, Grazia Maria Griffini e Giuseppe Lippi, Mondadori 1981, p. 145)

Citando la fiaba Barbablù, e in particolare la stanza dove egli uccideva le donne con cui aveva contratto matrimonio in precedenza, l’autrice inglese strizza l’occhio al lettore e gli fa capire la gravità della situazione in cui si trova la protagonista dando, però, contemporaneamente a quest’ultima la consapevolezza di cui aveva bisogno per cercare di sfuggire al suo aguzzino. Ed è proprio lo stratagemma che ella escogita per salvarsi a costituire la vera originalità della storia e a farne uno dei racconti migliori di Agatha Christie. SPOILER. Un altro dei riferimenti intertestuali utili a cogliere l’atmosfera della narrazione è il titolo originale del testo: Philomel Cottage. Il mito di Filomela, infatti, è uno dei più cruenti della storia della mitologia: dopo aver subito violenza ed essere stata mutilata della lingua dal cognato, Filomela riesce, con un ricamo, a informare dell’accaduto la sorella che si vendica dando in pasto al marito il proprio figlio. Per punizione la sorella viene trasformata in rondine, Filomela in usignolo e il cognato in sparviero; anche se secondo Dante (vedesi Purgatorio XVII 19-20: De l’empiezza di lei che mutò forma/ne l’uccel ch’a cantar più si diletta,/ne l’imagine mia apparve l’orma;) fu la sorella a essere trasformata in usignolo.

Love from a StrangerNel 1936, Frank Vosper ne trasse la pièce teatrale Love from a Stranger, rappresentata per la prima volta al New Theatre, ora noto come Noël Coward Theatre, il 31 marzo dello stesso anno. All’epoca lo Scotsman recensì così il testo: “Assistere alla rappresentazione di Love from a Stranger al New Theatre è come prendere parte a un ingegnoso gioco di prestigio. Lo spettatore è pienamente consapevole che quanto sembra accadere è quasi impossibile, eppure non può fare a meno di provare un fremito”. Nel 1937, il regista Rowland W. Lee ne trasse a sua volta un film dal medesimo titolo, noto negli Stati Uniti come A Night of Terror e in Italia come L’ora del supplizio (mentre nel 1947 l’americano Richard Whorf ne realizzerà una nuova versione chiamata L’affascinante straniero). La pellicola, tuttavia, presenta alcune notevoli variazioni rispetto al racconto di Agatha Christie. La protagonista, infatti, non eredita il denaro da una lontana cugina ma lo vince alla lotteria e inoltre il numero di personaggi che interagiscono con i due principali aumenta notevolmente. Ciononostante, rimane un film che merita di essere visto per la crescente tensione, le implicazioni psicologiche e il talento recitativo degli attori:

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