C’era una volta (Death Comes as the End)

Sintesi: Siamo nell’Antico Egitto. Imhotep presenta alla sua famiglia, composta dalla figlia rimasta vedova Renisenb e da altri tre figli maschi con rispettive mogli, la sua nuova concubina Nofret. Tra la giovane donna e i figli del sacerdote i rapporti si rivelano subito difficili. Un giorno Nofret viene trovata morta e, da quel momento in poi, una lunga serie di “disgrazie” colpisce la famiglia: la moglie del primogenito muore, il primogenito e il secondogenito rischiano l’avvelenamento a causa di una coppa di vino, l’ultimogenito finisce annegato. Toccherà proprio a Renisenb scoprire chi è il responsabile di tutti quei delitti.

Curiosità:
C'era una volta (Death Comes as the End)1)
Fu Stephen Glanville, amico di Agatha Christie, a suggerirle di ambientare una storia poliziesca nell’Antico Egitto. Tuttavia, l’autrice rimase sempre della convinzione che il finale prescelto, di comune accordo con l’amico, non fosse abbastanza buono e che sarebbe stato meglio cambiarlo.
2) Dal punto di vista del numero di omicidi perpetrati, il romanzo non ha nulla da invidiare al più noto Dieci piccoli indiani. Il libro fu composto proprio mentre la versione teatrale di …And Then There Were None stava riscuotendo ampio successo sui palcoscenici inglesi (Cfr. Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone per Mondadori, p. 583).
3) Il titolo del romanzo è tratto da una massima del visir egizio Ptahhotep: “If you would prolong friendship in a house to which you have admittance, as master, or as brother, or as friend, into whatsoever place you enter, beware of approaching the women. It is not good in the place where this is done. Men are made fools by the gleaming-limbs of women, and, lo, in a minute they are become discoloured cornelians. A trifle, a little, the likeness of a dream, and death comes as the end of knowing her”.
Se ci tieni che perduri l’amicizia nel luogo in cui vieni accolto, come padrone, fratello o amico, in qualsiasi luogo ti trovi a entrare, evita accuratamente di approcciare le donne. Non è buona cosa all’interno di quel tipo di ambiente. Gli uomini impazziscono al cospetto delle loro membra splendenti, ed ecco, in un minuto appena sono ridotti a corniole scolorite. Un breve istante, simile a un sogno, e la morte sopraggiunge nello stesso attimo in cui si smette anche di conoscere quella donna.
4) Il titolo scelto da Agatha Christie rispecchia anche il suo stato emotivo nel periodo di stesura del romanzo. La Seconda guerra mondiale e i continui bombardamenti, infatti, l’avevano indotta a preoccuparsi seriamente del futuro dei suoi cari in caso della sua morte improvvisa. A titolo di esempio si può citare questo scambio di battute tra i personaggi di Imhotep e Esa:
“Ti pare il momento di badare alle apparenze?” lo rimbeccò Esa. “Quando pare proprio che gli imbalsamatori abbiano preso residenza stabile in questa casa? Tutto ciò è una benedizione per Ipi e Montu… l’azienda sta facendo affari d’oro!”.
“E hanno aumentato i prezzi del dieci per cento!” proruppe Imhotep. “È iniquo! Hanno detto che la manodopera è più cara”.
“Ma a noi dovrebbero fare uno sconto per il lavoro all’ingrosso” disse Esa sarcastica.
“Mia carissima madre!” implorò Imhotep orripilato. “Questo non è uno scherzo”.
“La vita è tutta uno scherzo, Imhotep… e chi ride per ultimo è la morte. Non lo senti ripetere a ogni festa? Mangia, bevi e divertiti perché domani morirai. Bene, il detto si applica perfettamente a tutti noi qui in casa… c’è il dubbio solo di chiedersi chi sarà a morire domani”. (C’era una volta, traduzione di A.M. Francavilla per Mondadori, Milano 1949, pp. 162-163).
5) Nel 2018 la BBC ha annunciato che entro il 2019 dovrebbe andare in onda un adattamento in tre puntate del romanzo di Agatha Christie Death Comes as the End per la sceneggiatura di Gwyneth Hughes. Il cast però è ancora sconosciuto e non si sa se la serie andrà in onda, come è consuetudine, nel periodo natalizio.

Reazioni della critica:
C'era una volta (Death Comes as the End)1)
Il critico del quotidiano The Tatler and Bystander, del 02 maggio 1945, giudicò il romanzo come segue: “Agatha Christie, in Death Comes as the End, esercita un diritto che le concediamo volentieri, quello di tentare un esperimento. In effetti, buona parte della sua reputazione è costruita sul continuo rifiutarsi di fare la stessa cosa due volte. Nel suo ultimo romanzo giallo porta il lettore sulle sponde del Nilo, 4000 anni fa, all’interno della famiglia di un sacerdote proprietario terriero. L’autrice offre un ritratto piacevole, benché tormentato, della vita familiare nell’Antico Egitto vista attraverso gli occhi di Renisenb, giovane vedova da poco tornata nella casa della sua infanzia assieme al suo bambino. Il fatto che il lettore si trovi un po’ spaesato di fronte a una simile ambientazione mette in ulteriore risalto le eccellenti doti psicologiche di Agatha Christie; Renisenb, per esempio, emotivamente prostrata dalla morte del giovane marito, rientra e si trattiene, quasi con disperazione, nell’immutata e rassicurante dimora sul lungofiume del padre Imhotep solo per scoprire che quella pace è solo un’illusione a causa di contrasti sottaciuti che non possono più essere ignorati. L’arrivo della nuova concubina del padre, l’arpia Nofret, sarà la goccia che farà traboccare un vaso già ricolmo, e se gli omicidi andranno certamente a buon fine, l’assenza della polizia non renderà meno spiacevoli le loro conseguenze.

2) Robert Barnard in An Appreciation of Agatha Christie, William Collins Sons & Co Ltd., Glasgow 1980, p. 191, definisce l’opera come una versione del Natale di Poirot trasferita in Egitto nel 2000 a.C. e afferma che il colpevole viene smascherato più per eliminazione che attraverso un’effettiva indagine.

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