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Agatha Christie sotto pseudonimo: Una figlia per sempre (A Daughter’s A Daughter)

A Daughter's A DaughterLa quarantenne Ann Prantice, donna bonaria e vedova, è stata educata in base al principio “le figlie esistono per dare una mano ai genitori, non il contrario” e ha quindi avuto con la madre un rapporto molto distaccato. Di conseguenza, educa la figlia in modo diametralmente opposto, assecondandone i capricci e deresponsabilizzandola, nella convinzione di creare così con lei un legame più affettuoso e profondo. La diciannovenne Sarah, in effetti, adora sua madre, ma è convinta che esista solo per soddisfare lei e non come essere umano con proprie aspirazioni e desideri.
Durante una vacanza in Svizzera di Sarah, Ann conosce Richard Cauldfield e se ne innamora al punto di decidere di sposarlo a breve. Quando Sarah viene a conoscenza delle sue intenzioni, la situazione precipita. La ragazza fa di tutto per screditare l’uomo agli occhi della madre e alla fine lo allontana ripristinando la “quiete” familiare ma distruggendo l’equilibrio mentale della donna. Ann, da tranquilla che era, inizia a frequentare feste e a diventare sempre più superficiale, scivolando progressivamente nella depressione per non riuscire ad ammettere di aver rinunciato all’amore per il suo essere succube della figlia; Sarah, in compenso, si sposa con un uomo pluridivorziato, abituato a trattare le donne come trofei, e diventa cocainomane nella convinzione che la madre desideri la sua infelicità ma inconsapevole dell’origine di un simile odio. Nel momento in cui le due donne si chiariranno si accenderà un barlume di speranza per entrambe.

Agatha Christie, sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, traccia il ritratto di una madre e una figlia opposte per carattere che rischiano di distruggersi per la loro incapacità di vedersi come esseri umani indipendenti autorizzati a prendere decisioni autonome. La figlia è di una possessività estrema ma è anche vero che la madre non ha mai messo in discussione questo suo tratto caratteriale facendole capire quanto fosse sbagliato. L’autrice descrive con efficacia questo rapporto malato e grazie all’introduzione del personaggio di Dame Laura Whitstable offre al lettore la visione distaccata di chi, non essendo della famiglia, capisce le dinamiche della faccenda e cerca di fungere da voce della coscienza di madre e figlia.

Curiosità:

1) Il titolo originale, A Daughter’s A Daughter, è tratto dal detto A son is a son until he takes a wife. A daughter is a daughter all of her life (Un figlio è un figlio finché si sposerà, ma una figlia è una figlia per l’eternità).

2) Dal romanzo, risalente al 1952, fu tratta l’omonima pièce rappresentata nel 1956 a Bath. Di recente il testo teatrale è stato riallestito nel West End grazie al fatto che la morte della figlia di Agatha Christie, Rosalind, che ne deteneva i diritti, ha permesso al nipote di concedere l’autorizzazione. Rosalind, riconoscendosi nel personaggio di Sarah, aveva sempre rifiutato di riportare sul palco quel conflitto madre/figlia che in parte rispecchiava la realtà.

Il testo presenta diversi passaggi che, per come sono formulati, meriterebbero di entrare nel novero delle citazioni letterarie:

Bisogna ammettere che a questo mondo c’è una sola persona che ci accompagna dalla culla alla tomba, e siamo noi stessi. E allora bisogna restare in buoni rapporti con questa persona, imparare a vivere con se stessi.

Dai venti ai quarant’anni le donne sono assorbite da mille cose. È biologico, ed è giusto che sia così. Si danno da fare e si prendono cura dei figli, dei mariti, degli amanti, delle loro relazioni personali. […] Ma la seconda fioritura è quella della mente e dello spirito, e si compie con la mezza età. Invecchiando, le donne si dedicano di più ad altri aspetti, meno personali. Lo spettro degli interessi degli uomini si restringe sempre più, quello delle donne invece si fa sempre più ampio. Un sessantenne di solito non fa che ripetere sempre le stesse cose come un grammofono. Una donna, invece, se ha almeno un briciolo di personalità, è una persona interessante.

Questo è l’inconveniente di essere amati. Prima o poi ognuno se ne rende conto. Meno gente ti vuole bene, meno ragioni hai per soffrire. Io sono fortunata perché la maggior parte della gente mi detesta cordialmente, e gli altri mi ignorano in allegria.

Dio salvi l’uomo che sposa la madre di una figlia unica.

I problemi della vita nascono per una buona metà dalla presunzione di essere più belli e più buoni di quanto si sia in realtà.

A Daughter's A DaughterRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento al serial killer George Joseph Smith che assassinava le mogli nella vasca da bagno per intascarne il denaro:
“Lawrence si è sposato un sacco di volte”. Si intromise malignamente Sarah.
“Solo tre volte”.
“Santo cielo!”, sbottò Dame Laura. “Spero che lei non sia l’uomo che annegava le proprie mogli nella vasca”.
(Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2012, traduzione di Lorenzo Flabbi)

2) Riferimento alla canzone Sometimes I Feel Like a Motherless Child, uno spiritual divenuto celebre nella versione di Paul Robeson:
Il disco era ormai arrivato alla fine. La voce profonda e malinconica stava ripetendo per l’ultima volta il ritornello: “A volte mi sento come un bimbo senza la mamma… così lontano da casa…”.
(Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2012, traduzione di Lorenzo Flabbi)

3) Riferimento all’opera The Immortal Hour di Rutland Boughton:
“Per caso hai visto l’opera The Immortal Hour o l’hai letta? Ricordi queste parole: C’è un’ora in cui un uomo proverebbe la felicità di una vita intera, se riuscisse a coglierla? Una volta ci sei andata vicina non è vero?”.
(Arnoldo Mondadori Editore, Milano 2012, traduzione di Lorenzo Flabbi)

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Agatha Christie sotto pseudonimo: Nell e Jane o Il pane del gigante

Basta romanzi polizieschi, volevo cambiare genere. Così, con qualche senso di colpa e una buona dose di compiacimento, mi accinsi a scrivere un romanzo che intitolai Giant’s Bread. La musica era il tema del libro, e questo faceva affiorare a tratti la mia scarsa conoscenza specialistica nel campo. Comunque fu accolto favorevolmente dalla critica e, per essere un’opera prima, perché tale risultava, ebbe un certo successo di vendita. Lo firmai col nome di Mary Westmacott e per quindici anni riuscii a tenere nascosta la mia identità.
(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone per Mondadori, Milano 1978, p. 551)

Sintesi: Sebastian Levinne, proprietario del Teatro nazionale dell’opera di Londra, di origini ebraiche, allestisce per la serata inaugurale Il gigante, del compositore Boris Groen. Dopo la rappresentazione, l’anziano ed esperto critico Carl Bowerman scambia alcune parole con lui e gli confessa di aver riconosciuto in Groen lo stile compositivo degli inglesi. Questo spinge Levinne a ricordare, ma non a rivelare, la storia del musicista Vernon Deyre, dall’infanzia all’età adulta, del suo odio per la musica destinato a trasformarsi in amore viscerale e delle donne che hanno segnato la sua vita, in particolare Josephine, Nell e Jane.

Nell e Jane (Giant's Bread)Curiosità:
1)
Il titolo originale è tratto dalla prima quartina della nota fiaba inglese Jack and the Beanstalk (Jack e la pianta di fagioli o anche Jack e il fagiolo magico): Fee-fi-fo-fum,/I smell the blood of an Englishman,/Be he alive, or be he dead/I’ll grind his bones to make my bread. In italiano, nella versione di Bruno Oddera, è stata resa nel modo seguente: Imi, ami, emi, ane/dell’uomo mortale il sangue io fiuto,/sia egli vivo, oppure deceduto/ne macinerò le ossa per farmi il pane. La versione italiana più nota è invece quella che recita: Ucci, ucci, sento odor di cristianucci./Che sia grande oppur piccino, io mi faccio un bel panino.
2) Il volume è dedicato alla madre di Agatha Christie: To the memory of my best and truest friend, my mother.
3) In questo romanzo Agatha Christie rende molto più esplicito l’atteggiamento antisemita degli inglesi nei confronti degli ebrei. Vedesi ad esempio il passaggio seguente: Da qualsiasi parte ci si voltasse, si finiva con l’imbattersi nell’opulenza e nella generosità dei Levinne. La gente cominciò a dire: “Sì, certo, sono impossibili, però la signora Levinne è straordinariamente gentile”. […] “Oh, naturalmente sono ebrei! Ma è forse assurdo avere dei pregiudizi. Vi sono state alcune ottime persone tra gli ebrei”. Correva voce che il Vicario avesse detto, in risposta: “Come Gesù Cristo”. Ma nessuno ci credeva sul serio.
(pag. 96, traduzione di Bruno Oddera per Mondadori, Milano 2012)

Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento ai noti compositori britannici Gustav Holst (1874-1934), Ralph Vaughan-Williams (1872-1958) e Arnold Bax (1883-1953):
Vi sono stati pionieri prima di lui, persone che hanno tentato, sperimentalmente, le cose compiute da lui. Abbiamo avuto una nostra scuola inglese, Holst, Vaughan-Williams, Arnold Bax. In tutto il mondo i musicisti si sono avvicinati al nuovo ideale. L’assoluto nella musica. Quest’uomo è il diretto successore del ragazzo che perdette la vita in guerra, come si chiamava? Deyre…
(pag. 12, traduzione di Bruno Oddera per Mondadori, Milano 2012)

2) Riferimento all’opera del romanziere George Meredith (1828-1909) The Tale of Chloe, An Episode in the History of Beau Beamish, in cui compare il personaggio di Susan, lattaia diventata duchessa di Dewlap dopo aver sposato un anziano duca:
Nella camera dei bambini dilagarono il silenzio e la tranquillità. Susan emise un sospiro di sollievo. Tolse da un cassetto un libro in brochure intitolato Il duca e la lattaia.
(pag. 37, traduzione di Bruno Oddera per Mondadori, Milano 2012)

3) Riferimento al personaggio di Robinson Crusoe di Daniel Defoe (1660-1731):
Accanto a lui, visibilissimo nella sua immaginazione, v’era Barboncino, vestito come Robinson Crusoe nel libro illustrato.
(pag. 39, traduzione di Bruno Oddera per Mondadori, Milano 2012)

4) Riferimento alla canzone Occhi d’agoni intonata dal Cavaliere bianco in Alice attraverso lo specchio di Lewis Carroll (1832-1898). Uno dei versi, Come, tell me how you live!, diventerà il titolo della breve autobiografia di Agatha Christie incentrata sui viaggi da lei compiuti. In italiano, Viaggiare è il mio peccato:
“Ho sistemato tutto, Jane”, fece. “Radmaager verrà qui da te, domani. A quanto pare preferisce regolarsi così”.
“Suvvia, ditemi come vivete, esclamò lui” citò Jane. “Beh, vivo molto onestamente e rispettabilmente, del tutto sola! Ti va di mangiare un boccone, Sebastian?”.
(pag. 193, traduzione di Bruno Oddera per Mondadori, Milano 2012)

Nell e Jane (Giant's Bread)5) Riferimento a due passaggi del capitolo Il grande inquisitore del romanzo I fratelli Karamazov di Fëdor Michajlovič Dostoevskij (1821-1881): Primo passaggio: The flock will collect again and submit once more, and then it will be forever, forever. We will give them a quiet modest happiness.
Secondo passaggio: And we alone, we who guard the mystery, we alone shall be unhappy. There will be thousands of millions of happy children and only a hundred thousand martyrs who have taken on themselves the curse of good and evil.
La vita sta diventando troppo difficile, troppo pericolosa per l’individuo. Che cosa dice Dostoevskij, in uno dei suoi libri?
“Il gregge si formerà di nuovo e si sottometterà una volta di più, e poi continuerà a sottomettersi per sempre e per sempre. Gli daremo una tranquilla, modesta felicità”. […]
Ho trovato l’altro brano di Dostoevskij. Credo sia quello al quale ti riferisci tu.
“E noi soli, noi che custodiamo il mistero, noi soli saremo infelici. Esisteranno migliaia di milioni di fanciulli felici e soltanto centomila martiri che si saranno assunti la maledizione del bene e del male”.
(pag. 374, traduzione di Bruno Oddera per Mondadori, Milano 2012)

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Agatha Christie sotto pseudonimo: Il deserto del cuore (Absent in the Spring)

Pubblicato nel 1944, e appartenente alla serie di sei volumi composti da Agatha Christie sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, Il deserto del cuore (Absent in the Spring) è un libro fuori dall’ordinario.

Non si tratta di un romanzo giallo e nemmeno di un romanzo d’amore, anche se alcuni insistono nel definirlo tale, ma piuttosto andrebbe classificato come un tentativo dell’autrice di scrivere una storia d’introspezione.

Realizzato in soli tre giorni, perché Agatha Christie sentiva l’urgenza di mettere su carta il suo impulso creativo (vedesi La mia vita, Mondadori Editore, Milano 1978, pp.585-586), il volume ha per protagonista Joan Scudamore, donna di mezza età che, con suo massimo orgoglio, dimostra a malapena trent’anni. Non è arrogante né vanitosa, ma ha un’opinione talmente alta di sé da comportarsi come se avesse un velo perennemente calato davanti agli occhi. È convinta di essersi costruita un’esistenza felice e di aver assicurato la medesima felicità al marito e ai tre figli. Si sente in dovere di giudicare gli altri e non perde occasione di compatire amiche o conoscenti quando ritiene che conducano una vita triste e squallida. Sennonché, all’improvviso, le sue convinzioni iniziano a vacillare quando si ritrova sola e isolata, per una settimana, in una rest house nel deserto durante un viaggio di ritorno da Baghdad a Londra dopo essere andata a trovare la figlia minore. Man mano che la protagonista compone il suo puzzle fatto di ricordi e di situazioni apparentemente insignificanti, agli occhi del lettore si palesa l’amara verità: il quadretto idilliaco è in realtà fasullo e ogni membro della famiglia, per citare, Tolstoj, è infelice a modo suo.

Questo ritratto di donna, scritto certamente in uno stile meno impegnato rispetto alle opere più note di Agatha Christie, porta in superficie quel disagio che ognuno di noi prova quando, per diverse ragioni, viene spinto a mettere in discussione la frenesia della quotidianità e d’improvviso si chiede qual è l’opinione che gli altri hanno di lui e se certi suoi comportamenti non hanno forse causato l’infelicità di altri.

È forse il romanzo della scrittrice in cui si respira maggiormente un’aria shakespeariana, anche per i riferimenti ai sonetti e alle opere dell’autore.

Il deserto del cuore (Absent in the Spring)Curiosità:
1)
Il titolo originale si riferisce al verso iniziale del Sonetto 98 di William Shakespeare: (From you have I been absent in the spring,/When proud-pied April, dressed in all his trim,/Hath put a spirit of youth in everything,/That heavy Saturn laughed and leaped with him): In primavera fui da te lontano/quando il leggiadro Aprile, tutto vestito a festa,/suscitava in ogni cosa un tale brio di gioventù/che rideva anche Saturno e con lui danzava.

2) Il romanzo contiene un riferimento al Cimbelino di William Shakespeare poi ripreso, identico, dalla romanziera P.D. James nel suo romanzo Morte sul fiume (1994).

Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento al romanzo di John Buchan (1875-1940) La centrale elettrica (The Power-House, 1916):
Passò in rassegna i libri che aveva con sé: Lady Catherine, naturalmente. E un romanzo giallo che William le aveva dato all’ultimo momento. Gentile da parte sua, ma lei non era una lettrice di romanzi polizieschi. E poi, La centrale elettrica di Buchan, un libro molto vecchio, che lei aveva già letto anni prima.
(pag. 41, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

2) Riferimento al soliloquio di Porzia nell’atto IV, scena prima, del Mercante di Venezia di William Shakespeare (The quality of mercy is not strained; It droppeth as the gentle rain from heaven):
Un tempo conosceva una quantità di poesie a memoria: La clemenza ha questa qualità, non è forzata; scende come pioggerella dal cielo…
(pag. 65, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

3) Riferimento al Cimbelino di William Shakesepare, atto IV, scena seconda, battuta di Guiderio (Fear no more the heat o’ the sun,/Nor the furious winter’s rages;/Thou thy worldly task hast done,/Home art gone, and ta’en thy wages:/Golden lads and girls all must,/As chimney-sweepers, come to dust):
Non ti spaventerà più la canicola… Quei versi cominciavano in modo confortante, se non altro! Già, ma il resto com’era?… la furia scatenata dell’inverno, la tua missione terrena è finita, il tuo compenso è nella casa eterna. Tutti i ragazzi d’oro e le fanciulle tenere come spazzacamini, devon finire in cenere.
(pag. 65, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

Il deserto del cuore (Absent in the Spring)4) Riferimento al Sonetto 116 di William Shakespeare (Let me not to the marriage of true minds/Admit impediments. Love is not love/Which alters when it alteration finds,/Or bends with the remover to remove./O no! it is an ever-fixed mark/That looks on tempests and is never shaken;/It is the star to every wand’ring bark,/Whose worth’s unknown, although his height be taken./Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks/Within his bending sickle’s compass come;/Love alters not with his brief hours and weeks,/But bears it out even to the edge of doom./If this be error and upon me prov’d,/I never writ, nor no man ever lov’d):
E, dopo un attimo di pausa, aveva recitato: Non sia mai ch’io metta impedimenti al matrimonio/di due anime fedeli; amore non è amore/se muta quando nell’altro scorge mutamenti,/o se tende a recedere quando l’altro si allontana./Oh, no! Esso è termine fisso/che domina le tempeste e non vacilla mai;/esso è la stella di ogni sperduta barca,/il cui potere è ignoto, pur se ne misuriamo l’elevatezza./Amore non soggiace al Tempo, anche se labbra/e rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce./Amore non muta in brevi ore e settimane,/ma impavido resiste sino al giorno del Giudizio./Se questo è errore, e sarà contro me provato,/allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.
(pag. 66, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

5) Riferimento a un verso del Sonetto 18 di William Shakespeare (Rough winds do shake the darling buds of May, And summer’s lease hath all too short a date…):
Allora lui aveva sorriso, come tornando in sé. “Ah, sì?”, poi si era alzato ed era uscito dalla stanza mormorando: Impetuosi venti scuotono le tenere gemme di maggio, e il corso dell’estate è fin troppo breve.
(pag. 66, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

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