Agatha Christie sotto pseudonimo: Il deserto del cuore (Absent in the Spring)

Pubblicato nel 1944, e appartenente alla serie di sei volumi composti da Agatha Christie sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott, Il deserto del cuore (Absent in the Spring) è un libro fuori dall’ordinario.

Non si tratta di un romanzo giallo e nemmeno di un romanzo d’amore, anche se alcuni insistono nel definirlo tale, ma piuttosto andrebbe classificato come un tentativo dell’autrice di scrivere una storia d’introspezione.

Realizzato in soli tre giorni, perché Agatha Christie sentiva l’urgenza di mettere su carta il suo impulso creativo (vedesi La mia vita, Mondadori Editore, Milano 1978, pp.585-586), il volume ha per protagonista Joan Scudamore, donna di mezza età che, con suo massimo orgoglio, dimostra a malapena trent’anni. Non è arrogante né vanitosa, ma ha un’opinione talmente alta di sé da comportarsi come se avesse un velo perennemente calato davanti agli occhi. È convinta di essersi costruita un’esistenza felice e di aver assicurato la medesima felicità al marito e ai tre figli. Si sente in dovere di giudicare gli altri e non perde occasione di compatire amiche o conoscenti quando ritiene che conducano una vita triste e squallida. Sennonché, all’improvviso, le sue convinzioni iniziano a vacillare quando si ritrova sola e isolata, per una settimana, in una rest house nel deserto durante un viaggio di ritorno da Baghdad a Londra dopo essere andata a trovare la figlia minore. Man mano che la protagonista compone il suo puzzle fatto di ricordi e di situazioni apparentemente insignificanti, agli occhi del lettore si palesa l’amara verità: il quadretto idilliaco è in realtà fasullo e ogni membro della famiglia, per citare, Tolstoj, è infelice a modo suo.

Questo ritratto di donna, scritto certamente in uno stile meno impegnato rispetto alle opere più note di Agatha Christie, porta in superficie quel disagio che ognuno di noi prova quando, per diverse ragioni, viene spinto a mettere in discussione la frenesia della quotidianità e d’improvviso si chiede qual è l’opinione che gli altri hanno di lui e se certi suoi comportamenti non hanno forse causato l’infelicità di altri.

È forse il romanzo della scrittrice in cui si respira maggiormente un’aria shakespeariana, anche per i riferimenti ai sonetti e alle opere dell’autore.

Il deserto del cuore (Absent in the Spring)Curiosità:
1)
Il titolo originale si riferisce al verso iniziale del Sonetto 98 di William Shakespeare: (From you have I been absent in the spring,/When proud-pied April, dressed in all his trim,/Hath put a spirit of youth in everything,/That heavy Saturn laughed and leaped with him): In primavera fui da te lontano/quando il leggiadro Aprile, tutto vestito a festa,/suscitava in ogni cosa un tale brio di gioventù/che rideva anche Saturno e con lui danzava.

2) Il romanzo contiene un riferimento al Cimbelino di William Shakespeare poi ripreso, identico, dalla romanziera P.D. James nel suo romanzo Morte sul fiume (1994).

Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento al romanzo di John Buchan (1875-1940) La centrale elettrica (The Power-House, 1916):
Passò in rassegna i libri che aveva con sé: Lady Catherine, naturalmente. E un romanzo giallo che William le aveva dato all’ultimo momento. Gentile da parte sua, ma lei non era una lettrice di romanzi polizieschi. E poi, La centrale elettrica di Buchan, un libro molto vecchio, che lei aveva già letto anni prima.
(pag. 41, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

2) Riferimento al soliloquio di Porzia nell’atto IV, scena prima, del Mercante di Venezia di William Shakespeare (The quality of mercy is not strained; It droppeth as the gentle rain from heaven):
Un tempo conosceva una quantità di poesie a memoria: La clemenza ha questa qualità, non è forzata; scende come pioggerella dal cielo…
(pag. 65, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

3) Riferimento al Cimbelino di William Shakesepare, atto IV, scena seconda, battuta di Guiderio (Fear no more the heat o’ the sun,/Nor the furious winter’s rages;/Thou thy worldly task hast done,/Home art gone, and ta’en thy wages:/Golden lads and girls all must,/As chimney-sweepers, come to dust):
Non ti spaventerà più la canicola… Quei versi cominciavano in modo confortante, se non altro! Già, ma il resto com’era?… la furia scatenata dell’inverno, la tua missione terrena è finita, il tuo compenso è nella casa eterna. Tutti i ragazzi d’oro e le fanciulle tenere come spazzacamini, devon finire in cenere.
(pag. 65, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

Il deserto del cuore (Absent in the Spring)4) Riferimento al Sonetto 116 di William Shakespeare (Let me not to the marriage of true minds/Admit impediments. Love is not love/Which alters when it alteration finds,/Or bends with the remover to remove./O no! it is an ever-fixed mark/That looks on tempests and is never shaken;/It is the star to every wand’ring bark,/Whose worth’s unknown, although his height be taken./Love’s not Time’s fool, though rosy lips and cheeks/Within his bending sickle’s compass come;/Love alters not with his brief hours and weeks,/But bears it out even to the edge of doom./If this be error and upon me prov’d,/I never writ, nor no man ever lov’d):
E, dopo un attimo di pausa, aveva recitato: Non sia mai ch’io metta impedimenti al matrimonio/di due anime fedeli; amore non è amore/se muta quando nell’altro scorge mutamenti,/o se tende a recedere quando l’altro si allontana./Oh, no! Esso è termine fisso/che domina le tempeste e non vacilla mai;/esso è la stella di ogni sperduta barca,/il cui potere è ignoto, pur se ne misuriamo l’elevatezza./Amore non soggiace al Tempo, anche se labbra/e rosee guance cadranno sotto la sua arcuata falce./Amore non muta in brevi ore e settimane,/ma impavido resiste sino al giorno del Giudizio./Se questo è errore, e sarà contro me provato,/allora io non ho mai scritto, e mai nessuno ha amato.
(pag. 66, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

5) Riferimento a un verso del Sonetto 18 di William Shakespeare (Rough winds do shake the darling buds of May, And summer’s lease hath all too short a date…):
Allora lui aveva sorriso, come tornando in sé. “Ah, sì?”, poi si era alzato ed era uscito dalla stanza mormorando: Impetuosi venti scuotono le tenere gemme di maggio, e il corso dell’estate è fin troppo breve.
(pag. 66, traduzione di Hilia Brinis per Mondadori, Milano 2010)

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