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Ten Little Niggers: anche la Francia cede e Dix petits nègres diventa Ils étaient dix

Dopo il ritiro, nell’estate 2020, del film Via col vento dalla piattaforma streaming HBO Max in quanto contenente pregiudizi etnici e razziali, e la sua ricomparsa, sulla medesima piattaforma, con tanto di nota che contestualizza la storia, anche il pronipote di Agatha Christie, James Prichard, ha deciso di risolvere il “problema” dei Ten Little Niggers più celebri della storia della letteratura.

Ils étaient dixSiccome in Francia la traduzione più recente dell’opera, del 2011 a cura di Gérard de Chergé, continuava a mantenere il titolo originale e i riferimenti all’île du Nègre, si è ritenuto opportuno operare una revisione che portasse alla sostituzione del temine “nègre”, citato per settantaquattro volte, con il più politically correct “soldat”. Niente più “nègre”, quindi, nella versione francese, e anche la storia stessa è stata accuratamente epurata da ogni espressione o frase che potesse risultare offensiva nei confronti di chicchessia. Il titolo è diventato Ils étaient dix (Erano dieci), con soddisfazione del pronipote che ha dichiarato quanto segue:

Quando il libro è stato scritto il linguaggio era diverso e si utilizzavano parole oggi in disuso. La narrazione si basa su una celebre nursery rhyme non inventata da Agatha Christie… Sono quasi sicuro che il titolo originale non sia mai stato utilizzato negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, è stato modificato negli anni Ottanta e oggi lo cambiano ovunque… Secondo me lo scopo di Agatha Christie era innanzitutto divertire, e non avrebbe apprezzato l’idea che qualcuno si sentisse offeso da una delle sue costruzioni frasali… Per fortuna, oggi, possiamo rimediare senza tradirlo, rendendolo accettabile per tutti… La cosa per me ha il suo significato: non voglio un titolo che distolga l’attenzione dal lavoro dell’autrice… Se una sola persona si sentisse offesa, sarebbe già troppo. Non dobbiamo più utilizzare termini che rischiano di essere offensivi: è questo il comportamento da adottare nel 2020. (Citazione tratta dall’articolo di RTL “Dix petits nègres” : le best-seller d’Agatha Christie débaptisé, traduzione mia)

Dix petits nègresIn Francia la reazione degli utenti, e anche di chi ha letto la nuova versione, non è stata molto positiva. C’è chi si chiede quando elimineranno i pellerossa dai fumetti di Lucky Luke, sempre per non offendere nessuno, chi auspica una rivolta dei militari ora che le statuette sono diventate quelle di dieci soldati, chi rimpiange la traduzione fedele degli anni Quaranta, a cura di Louis Postif, e chi denuncia la piattezza del linguaggio della traduzione aggiornata, che anziché restituire l’opera nella sua autenticità si rivolge solo a generazioni di benpensanti a cui non interessa conoscere il vero stile dell’autrice.
Personalmente ritengo che le parole di un’opera letteraria più che sostituite o soppresse andrebbero spiegate, specificando a chi si confronta per la prima volta con quel romanzo il contesto in cui è nato e in cui è ambientato. Ho qualcosa da obiettare anche nei confronti dell’erede di Agatha Christie che parla di non voler distogliere l’attenzione dal lavoro della bisnonna quando per anni sono stati autorizzati molti adattamenti aberranti delle sue opere – televisivi, cinematografici e anche teatrali – che non avevano nulla a che fare con i romanzi originali e anzi li trasformavano in spazzatura.
Poco dopo la pubblicazione di Ils étaient dix in Francia, la piattaforma francese Salto ha lanciato la serie tv in sei puntate dal medesimo titolo (in Italia They Were Ten) dove i personaggi sembrano usciti da un horror di Wes Craven e dove è stata aggiunta anche la presenza di un commissario e di una poliziotta, sempre per “rispetto dell’originale”. Naturalmente l’erede di Agatha Christie approva e benedice l’operazione.

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Dieci piccoli indiani: confronto tra i dialoghi di due versioni teatrali italiane

Agatha Christie - teatroIl breve confronto qui di seguito realizzato prende come esempio alcune battute del primo atto della versione teatrale di Dieci piccoli indiani per proporre una piccola riflessione su un diverso approccio traduttivo. Le versioni italiane prese in esame sono quella della scrittrice e traduttrice Laura Grimaldi, pubblicata nel 1984 e poi riedita nel 2004 all’interno dei volumi Tutto il teatro di Agatha Christie, dove la traduzione delle pièces era ad opera di diversi traduttori, e quella di Edoardo Erba, drammaturgo e regista teatrale, pubblicata nel 2014 sempre all’interno dei volumi Tutto il teatro di Agatha Christie questa volta affidati interamente alla sua curatela.
Il punto che voglio evidenziare è la netta differenza tra la resa di un’esperta traduttrice letteraria che non operava in ambito teatrale e quella di un esperto teatrale che non fa il traduttore di mestiere. Partiamo dal fatto che la pièce è ambientata negli anni Quaranta nel contesto di un’isola deserta e che entrambe le traduzioni mantengono il riferimento temporale e l’ambientazione, quindi non si tratta in alcun modo di trasposizioni ambientate in epoche o paesi diversi né di adattamenti. Di conseguenza, la resa italiana non dovrebbe avvalersi di un linguaggio che stona rispetto al contesto né, tuttavia, trattandosi di testo teatrale destinato alla recitazione, ricorrere all’uso di espressioni tipiche della letteratura ma assolutamente fuori luogo nel parlato. Prima di ogni esempio fornisco una breve analisi.

Esempio 1:
In questo caso specifico il personaggio è la moglie del domestico chiamato sull’isola per accogliere gli ospiti. Il marito è sulla cinquantina, come si evince dalla didascalia iniziale dell’opera, e anche la moglie sembra avere più o meno quell’età. Nella versione inglese, la donna non storpia la lingua e non fa uso di espressioni colloquiali, tuttavia, Edoardo Erba sente l’esigenza di conferire al personaggio una parlata più familiare che però stride con il tono del testo originale. Sentire la Signora Rogers esclamare “Ommadonna” personalmente mi fa rabbrividire, e anche l’uso del vocabolo “trincare” al posto dello standard “bere” dà l’idea di trovarsi in un’osteria più che in una lussuosa villa. Al contrario, Laura Grimaldi non calca la mano ma si attiene al testo di partenza:
La signora Rogers, moglie del domestico, è preoccupata perché gli ospiti stanno già arrivando sull’isola e si lamenta:
Oh, dear, already? […] No maids till the morning, and all these guests arriving today. […] Making that steep climb an excuse for a drink, I suppose. Like some others I know.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Oh, santo cielo, già? […] Fino a domani mattina, niente domestica, e tutti quegli ospiti che arrivano in giornata! […] E dopo aver fatto quella salita, troveranno la scusa buona per bere. Come fa qualcuno di mia conoscenza.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
Ommadonna, di già? […] Neanche una donna che mi aiuta fino a domani mattina, e tutta ‘sta gente che arriva. […] La salita… sarà una bella scusa per cominciare a trincare, vedrai. Come fa qualcun altro, non faccio nomi…

Agatha Christie (teatro)Esempio 2:
Qui il problema è dato dall’espressione “old girl” che il marito rivolge alla moglie. Considerato che entrambi hanno superato la cinquantina, definire la signora Rogers “ragazzaccia” (espressione che peraltro Edoardo Erba riprende per tutto l’arco della pièce) ha evidentemente un significato ironico che però, come nel caso precedente, sembra fuori contesto (è verosimile che negli anni Quaranta un domestico chiami la moglie “ragazzaccia”?).
Rogers, alla moglie, dopo aver ricevuto l’elenco degli ospiti:
Thanks, old girl.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Grazie, vecchia mia.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
Grazie, ragazzaccia.

Esempio 3:
Vera Claythorne è un’istitutrice, sveglia e intelligente. Edoardo Erba rende il vocabolo “silly” con “cretinata” ma, considerato il grado d’istruzione della donna, ne smorza l’effetto aggiungendo subito dopo un educato “scusi”. Gli conveniva tradurre semplicemente con “stupidaggine” o “sciocchezza”.
La venticinquenne Vera Claythorne commenta la distribuzione degli ospiti sulle barche:
It seems silly to have brought only us in the first boat and all the rest in the second.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Che stupidaggine, portare solo noi due sulla prima barca e tutti gli altri sulla seconda.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
Però è una cretinata, scusi: la prima barca solo per noi e tutti gli altri sulla seconda?

Agatha Christie (teatro)Esempio 4:
Il personaggio di Antony Marston è una testa calda. Mentre Laura Grimaldi preserva l’atmosfera anni Quaranta facendogli esclamare “Gran bel posticino”, anche se poi la soluzione “prendere per il bavero” è troppo letteraria e poco adeguata al parlato, Edoardo Erba punta sull’effetto e lo fa parlare come un giovanotto dei giorni nostri. Una scelta un po’ troppo azzardata.
Arriva Anthony Marston, ventitré anni, e si guarda in giro ammirando la bellezza del posto per poi scoprire di essere stato trascinato là con l’inganno:
Wizard place you’ve got here. […] The dirty old double-crosser! He’s let me down.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Gran bel posticino. […] Vecchio imbroglione! E così, mi ha preso per il bavero.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
‘Sto posto è una bomba. […] Vecchio figlio di buona donna! Mi ha fregato.

Esempio 5:
Il personaggio è lo stesso ed Edoardo Erba decide, con una certa coerenza, di fargli mantenere il tono colloquiale dello sbruffone anni 2000 (ma siamo nel 1940) eliminando, però, la distinzione tra “beastly bad luck” e “beastly nuisance” e convertendo entrambi in “iella”. Ma l’originale parla giustamente di “nuisance” in quanto la sospensione della patente è una seccatura più che una iella. Corretta la scelta di “bambini” anziché “ragazzi” per cui aveva optato in precedenza la Grimaldi.
Anthony Marston reagisce male alle accuse sollevate nei suoi confronti e poi cerca di giustificare il delitto di cui lo si accusa:
Don’t know what the damned fool was getting at… […] I’ve just been thinking… John and Lucy Combes. Must have been a couple of kids I ran over near Cambridge. Beastly bad luck. […] I had my license suspended for a year. Beastly nuisance.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Non riesco a capire dove voleva arrivare, quel maledetto idiota… […] Stavo pensando… John e Lucy Combe. Dovevano essere due ragazzi che investii con la macchina vicino a Cambridge. Una sfortuna incredibile. […] Mi fu ritirata la patente per un anno. Una seccatura terribile.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
Non capisco dove vuole arrivare ‘sto idiota malefico… […] Stavo pensando: John e Lucy Combe. Devono essere i due bambini che ho investito con la macchina vicino a Cambridge. Iella nera. […] Mi hanno sospeso la patente per un anno. Iella bestiale.

Agatha Christie (teatro)Esempio 6:
Qui la Grimaldi opta per una resa corretta ma troppo lunga per una battuta teatrale. Forse una soluzione migliore sarebbe stata: “La legalità è in calo. Il crimine ha tutto il mio appoggio”. Edoardo Erba, sempre alle prese con il personaggio a cui ha attribuito una parlata moderna, resta fino in fondo coerente al suo principio anche se il risultato può essere discutibile.
Sempre Marston, dopo che ognuno ha cercato di giustificare i propri crimini:

The legal life’s narrowing. I’m all for crime.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Il rispetto per la legalità diminuisce ogni giorno di più. Io faccio il tifo per il crimine.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
La legalità si sta squagliando. Io sto col crimine.

Esempio 7:
Nella scena, il personaggio svuota un bicchiere in un sorso per poi morire. Laura Grimaldi opta per il più letterario “spirare” anziché “morire”, mentre Edoardo Erba sente l’esigenza di esplicitare che prima è avvenuto l’“ingozzamento” e poi il “soffocamento”. In pratica il ragazzo si è strozzato.
7) Commenti alla morte di Marston:
Dead? D’you mean the fellow just choked and… died?
You can call it choking if you like. He died of asphyxiation, right enough.
Versione italiana di Laura Grimaldi (2004):
Morto? Vuol dire che quel tizio si è… come strangolato ed è… spirato?
Può dire che si è strangolato, se le piace. In fin dei conti è morto per asfissia.
Versione italiana di Edoardo Erba (2014):
Morto? Vuol dire che il ragazzo si è ingozzato, è soffocato ed è… morto?
Sì, può anche chiamarlo soffocamento. In fin dei conti è morto asfissiato.

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Something’s Afoot: la parodia musicale di Dieci piccoli indiani

Something's Afoot (locandina)Il presente articolo è tratto dal volume Blood on the Stage, 1950-1975: Milestone Plays of Crime, Mystery, and Detection, Scarecrow Press, 2011, pp. 576-578. L’autore è Amnon Kabatchnik. La traduzione è mia.

Something’s Afoot, parodia musicale in stile giallo, trae ispirazione dai Dieci piccoli indiani di Agatha Christie per gli imbrogli della sua trama e le frecciatine farsesche.

Siamo nella tarda primavera del 1935. La storia si svolge nella tenuta di campagna di Lord Dudley Rancour, situata in un’isola al centro di un lago, in una zona imprecisata dell’Inghilterra. L’ingresso della dimora è peculiare, con molte porte che consentono entrate e uscite repentine. Sette ospiti sono stati invitati per trascorrere un weekend in allegria, e tutti insieme costituiscono un variegato gruppo di personaggi: Hope Langdon, l’ingenua; Geoffrey, il giovanotto; il Dottor Grayburn, medico di famiglia; Nigel Rancour, il nipote pecora nera; Lady Grace Manley-Prowe, la gran signora; il Colonnello Gilleweather, ex militare; Miss Tweed, un’anziana detective dilettante. La servitù è formata da Lettie, la cameriera impertinente; Flint, il burbero custode e Clive, lo scontroso maggiordomo. L’ospite, proprio come U.N. Owen in Dieci piccoli indiani, non si presenta.

Gli invitati, uno dopo l’altro, arrivano, cantilenando la speranza di trascorrere un “meraviglioso, corroborante, stupendo, stimolante… totalmente esasperante weekend!”. Il maggiordomo Clive annuncia che si sta avvicinando una brutta tempesta di fulmini e che l’innalzamento del livello delle acque del lago rende impossibile l’accesso al ponte per raggiungere la terraferma.

Il gradino della scala sul quale si trova Clive esplode, uccidendolo. Le signore, ovviamente, svengono. Dopo essersi riprese si uniscono agli uomini per cantare tutti insieme: “Sta per succedere qualcosa… Qualcosa di molto spaventoso… E il colpevole non è il maggiordomo!”.

Accompagnato dal frastuono della tempesta e dei fulmini, il gruppo di isolati, che si scoprono essere in un modo o nell’altro intimamente legati tra loro, si riduce progressivamente di numero grazie a meccanismi diabolicamente architettati: il Dottor Grayburn finisce asfissiato dal gas rilasciato dalla cornetta del telefono; Lady Manley-Prowe cade fulminata dopo aver toccato l’interruttore della luce; il nipote Nigel viene colpito alla testa e steso da un’applique collocata sul palo delle scale; il dardo avvelenato di una cerbottana colpisce il collo del Colonnello Gilleweather; Lettie, la cameriera, è risucchiata all’interno di un antico vaso Ming di un metro e mezzo e divorata da un serpente; Flint, il custode, salta in aria in cucina mentre accende la pipa.

Something's Afoot (una scena)

La Signorina Tweed sussurra a Geoffrey e a Hope di aver scoperto l’identità del killer. Come lei stessa dichiara, le sue doti deduttive sono dovute alla lettura dei libri gialli di Agatha Christie, Sir Arthur Conan Doyle, Mary Roberts Rinehart, Wilkie Collins ed Erle Stanley Gardner. E soprattutto al Mastino dei Baskerville, al Dottor Watson, a Roger Ackroyd, al Tredicesimo invitato, ai romanzi Seven Keys to Baldpate e Morte sul castello di poppa, al dramma teatrale The Bat, e al Riccardo II e III di William Shakespeare. Ma mentre la Signorina Tweed annuncia trionfalmente: “L’assassino è…”, un arpone serra rapidamente la sua sciarpa finché non resta strangolata.

Gli unici due sopravvissuti ora sospettano l’uno dell’altra. Tuttavia, una registrazione del grammofono rivela che l’ospite, Dudley Rancour, ha manipolato i dispositivi letali per svariate ragioni di vendetta e poi si è tolto la vita. Hope e Geoffrey brindano: “Il nuovo giorno che aspettavamo”. Mentre la luce del sole invade la stanza e si sentono gli uccellini cinguettare, i due giovani amanti soccombono a causa di un narcotico nel vino. E non ne rimase più nessuno.

Something’s Afoot iniziò il suo percorso verso Broadway all’Alliance Theatre di Atlanta, Georgia (1972); si fece le ossa alla Goodspeed Opera House, East Haddam, Connecticut (1973); si scaldò un po’ all’American Theatre, Washington D.C. (1973); prese forma grazie all’American Conservatory Theatre, San Francisco (1974) e fu presentata all’Huntington Hartford Theatre di Los Angeles (1975). Diretta e coreografata da Tony Tanner, con scenografie di Richard Seger, il pastiche fu allestito al Lyceum Theatre il 27 maggio del 1976. Una nota sul programma riportava questa richiesta: “Per il divertimento dei futuri spettatori, vi saremmo grati se evitaste di rivelare il finale della pièce”.

La critica rispettò la nota ma si divise in due nette fazioni nel giudizio sullo spettacolo. Clive Barnes dichiarò che la musica era pessima e le parole maldestre: “leziosaggini stiracchiate al punto da risultare tanto fastidiose quasi quanto ridicole”. Christopher Sharp, invece, affermò che lo spettacolo funzionava così bene grazie alla miscela di parole e musica di Robert Gerlach e David Vos. Douglas Watt definì Something’s Afoot “un musical campy giallo il cui scenario esplosivo mette in ombra libri, canzoni e attori”, ma Martin Gottfried trovò lo spettacolo “divertente e avvincente, corroborante nell’originalità dell’idea e la modestia della durata”. T. E. Kalen si complimentò con Tessie O’Shea per la sua interpretazione di Miss Tweed paragonandola a una Margaret Rutherford tornata meravigliosamente in vita. Tuttavia, il critico televisivo Leonard Probst schernì l’attrice britannica per il suo “agitarsi, scuotersi e farsi pure i complimenti”.

Something’s Afoot andò in scena a New York per sessantuno sere e poi fu allestita all’Ambassadors Theatre di Londra dove raggiunse le duecentotrentadue repliche.

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Dieci piccoli indiani e i problemi legati al titolo

Ten Little Indians (a teatro)Le nursery rhymes di Mamma Oca sono l’ultimo testo letterario al mondo in grado di creare problemi a qualcuno. Eppure, è proprio quello che sta succedendo ai noti impresari teatrali Lee e J. J. Shubert. Al punto che nemmeno il personaggio dei fumetti Caspar Milquetoast che dà un morso a una tigre potrebbe fare più notizia in questo periodo.

Il problema deriva dal fatto che il succitato libro è alla base del titolo della pièce di Agatha Christie Dieci piccoli indiani, il melodramma mystery dell’autrice che sarà portato sul palcoscenico del National Theatre il 05 giugno. Il titolo, che si rifà al verso della filastrocca Ten little Indians standing in a line, calza alla perfezione al testo della Christie. Infatti, nel corso della pièce, otto dei suoi personaggi vengono fatti fuori, come si usa dire al giorno d’oggi, proprio come i piccoli indiani che, nella filastrocca di Mamma Oca, spariscono uno dopo l’altro.

La preoccupazione dei fratelli Shubert deriva dal rischio che il pubblico possa erroneamente pensare che, dall’oggi al domani, i due abbiano iniziato a dedicarsi al teatro per ragazzi. William Faulkner alle prese con un seguito di Amore tzigano o di Peter pan di J. M. Barrie non potrebbe risultare più inverosimile. Tuttavia, il pubblico ha le sue bizzarrie, e nessuno lo sa meglio dei due impresari teatrali.

Il titolo della pièce di Agatha Christie resterà dunque provvisorio finché non si avrà l’assoluta certezza che non ci sia una sola anima nel paese a scambiarla per una commedia per bambini. Cosa che decisamente non è.

(Il succitato articolo è tratto dal quotidiano The Evening Star, Washington D.C., 17 maggio 1944. L’autore è Jay Carmody. La traduzione è mia)

Per approfondimenti, vedesi anche l’articolo La prima teatrale italiana di Dieci poveri negretti di Agatha Christie.

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Dieci piccoli indiani (Ten Little Niggers)

Sintesi: Dieci persone che non si conoscono vengono invitate a Nigger Island. Una volta giunte sul posto, una voce, emessa da un grammofono, le accusa di assassinio. Al ritmo dei versi di una filastrocca per bambini, Ten Little Niggers appunto, i personaggi vengono eliminati uno alla volta fino alla rivelazione finale. Dal romanzo è stata tratta l’omonima pièce teatrale.
Curiosità: L’edizione americana, del 1940, ebbe alcuni problemi a causa della parola “niggers” (negretti) nel titolo; di conseguenza, il libro fu reintitolato …And Then There Were None. In seguito, si trovò l’ulteriore soluzione di chiamarlo Ten Little Indians.
La nursery rhyme utilizzata da Agatha Christie per eliminare, progressivamente, i personaggi della narrazione deriva da un adattamento della canzone del 1868, di Septimus Winner, Ten Little Injuns, molto nota all’epoca per l’uso che ne veniva fatto negli spettacoli di varietà in cui attori bianchi si travestivano da neri per parodiare i canti della tradizione afroamericana.
Il testo si distingue anche per il modo in cui l’autrice alterna la narrazione onnisciente in terza persona a vere e proprie incursioni nella mente dei personaggi evidenziandone paure, ossessioni e il lento precipitare nella follia:
“È Armstrong… L’ho visto che mi guardava di traverso proprio adesso… ha gli occhi folli… davvero folli… forse non è affatto un medico… Ma certo, è così!… È un pazzo scappato da qualche casa di cura, che finge di essere un dottore… È vero… Devo dirlo agli altri? Devo gridarlo?… No, non bisogna metterlo in guardia… E poi, sembra così… Che ora è?… Solo le tre e un quarto!… Oh, Dio divento pazza anch’io… Sì, è Armstrong… Mi sta fissando…” (Dieci piccoli indiani, pag. 127, traduzione di Beata Della Frattina per Mondadori, 1946)

Avevo scritto Dieci piccoli indiani perché ero rimasta affascinata dai problemi che mi poneva. Dieci persone dovevano morire senza che la cosa diventasse ridicola o l’assassino fosse troppo facilmente identificabile. Il libro, nato da una lunga fase di elaborazione, mi riempì di soddisfazione. Era chiaro, lineare e al tempo stesso sconcertante, tanto che, nonostante fosse retto da una logica ferrea, dovetti aggiungere un epilogo per spiegare come si erano svolti i fatti. Ebbe un’ottima accoglienza, sia dal pubblico sia dalla critica, ma la più felice di tutti ero io, perché sapevo la fatica che mi era costato.
(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978, pagg. 552-553)

And then there were none - René ClairRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento alla Sacra Bibbia, Salmo 9:15-17 (The heathen are sunk down in the pit that they made: in the net which they hid is their own foot taken. The Lord is known by the judgment which he executeth. The wicked shall be turned into hell, and all the nations that forget God):
Nella sua camera, Emily Brent, vestita di seta nera per la cena, leggeva la Bibbia. Le sue labbra si muovevano leggermente mentre seguiva con gli occhi le parole: Gli infedeli cadono nella trappola che hanno preparato, nella rete che loro stessi nascosero è preso il loro piede. Si riconosce il Signore dalla sua condanna. I malvagi saranno gettati nell’inferno.
(pag. 35, traduzione di Beata Della Frattina per Mondadori, 1946)

2) Riferimento alla raccolta Schwanengesang (Il canto del cigno) di Franz Schubert (1797-1828) che qui viene utilizzata anche nel significato metaforico di “ultimo segno di vitalità”:
Rogers disse: “È la verità, signore. Lo giuro davanti a Dio. Non sapevo di che cosa si trattasse, non l’ho mai saputo. C’era un titolo sul disco… credevo che fosse un pezzo di musica”.
Wargrave guardò Lombard. “C’è davvero un titolo?”. Lombard annuì. A un tratto sorrise, mostrando i bianchi denti affilati. “Proprio così, signore. Il canto del cigno…”.
(pag. 41, traduzione di Beata Della Frattina per Mondadori, 1946)

Ten Little Injuns3) Riferimento alla Sacra Bibbia, Libro dei Numeri 32:23 (But if you will not do so, behold, you have sinned against the Lord, and be sure your sin will find you out):
La signorina Brent mormorò: “Rammento un motto che stava esposto nella mia camera, quando ero bambina: “La tua stessa colpa ti farà scoprire”. Ed è verissimo. La tua stessa colpa ti farà scoprire”.
(pag. 71, traduzione di Beata Della Frattina per Mondadori, 1946)

4) Riferimento alla Sacra Bibbia, Salmo 91:5 (You will not be afraid of the terror by night, Or of the arrow that flies by day):
Non conoscerai il terrore di notte, né la freccia che scocca di giorno…”. Era giorno, adesso: non c’era terrore. “Nessuno di noi lascerà quest’isola”. Chi l’aveva detto? Ma certo, il generale Macarthur, che aveva un cugino sposato con Elsie MacPherson. Sembrava che il suo destino non lo interessasse. Anzi, era parso contento all’idea di morire. Malvagio! Un sentimento simile era sacrilego. Certa gente dà così poco valore alla vita che finisce per togliersela.
(pag. 117, traduzione di Beata Della Frattina per Mondadori, 1946)

Mi ritornò in mente una poesia della mia infanzia: la filastrocca dei dieci poveri negretti. Fin da bambino, mi aveva affascinato, con quella sua inesorabile sottrazione, quel senso di inevitabile.

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Il teatro di Agatha Christie: incoerenze editoriali

Il teatro di Agatha ChristieCome gli appassionati di Agatha Christie ben sanno, e come i neofiti avranno modo di scoprire, l’autrice inglese non è nota solo per i suoi romanzi gialli ma anche per la sua produzione teatrale. Il numero delle pièces da lei composte non è alto[1], se paragonato agli oltre cento romanzi e racconti, ma sufficiente a farsi un’idea precisa dello stile che le contraddistingue.

I gialli di Agatha Christie sono stati tradotti in Italia fin dagli anni Trenta, con risultati più o meno discutibili a seconda delle regole vigenti in ambito traduttivo[2] e anche i testi teatrali più noti hanno seguito lo stesso destino venendo rappresentati a breve distanza dagli originali e diventando gli apripista delle cosiddette commedie con delitto.

Alla fine del 2014, la casa editrice Mondadori, che detiene i diritti per l’Italia, ha deciso di ripubblicare le pièces dell’autrice inglese raccogliendole in due soli volumi (rispetto ai quattro editi in precedenza) e optando per il formato cofanetto. Le traduzioni sono state affidate al drammaturgo, regista e traduttore Edoardo Erba.

Analizzando con attenzione l’opera di recente pubblicazione si possono rilevare alcune incoerenze non da poco che meritano di essere approfondite. Innanzitutto i titoli di alcune pièces.

Nell’edizione in quattro volumi, pubblicata dal 2004 al 2007 dalla stessa Mondadori, priva di introduzione e affidata a diversi traduttori, la corrispondenza tra titoli originali e titoli italiani era la seguente: Ten Little Niggers/Dieci piccoli indiani, Appointment with Death/Appuntamento con la morte, Go Back for Murder/Delitto retrospettivo, Witness for the Prosecution/Testimone d’accusa, The Hollow/Il rifugio, Akhnaton/Nel regno di Amenhotep, The Unexpected Guest/L’ospite inatteso, Spider’s Web/La tela del ragno, Murder on the Nile/Delitto sul Nilo, Fiddler’s Three/I tre maghi della truffa, Verdict/Verdetto, Black Coffee/Caffè nero, The Rats/I Topi, The Patient/La paziente, Afternoon at the Seaside/Un pomeriggio al mare. Nella versione del 2014, con traduttore unico, la corrispondenza è la seguente (escludendo i testi presenti in questa edizione ed assenti nella precedente): Ten Little Niggers/…E non rimase nessuno, Appointment with Death/Appuntamento con la morte, Go Back for Murder/Un passo indietro nel delitto, Witness for the Prosecution/Testimone d’accusa, The Hollow/Delitto al rifugio, Akhnaton/Akhenaton, The Unexpected Guest/L’ospite inatteso, Spider’s Web/La tela del ragno, Murder on the Nile/Assassinio sul Nilo, Fiddler’s Three/I maghi della truffa, Verdict/Il verdetto, Black Coffee/Un caffè nero per Poirot, The Rats/I Topi, The Patient/La paziente, Afternoon at the Seaside/Un pomeriggio al mare.

Come si può notare, alcuni titoli che, in precedenza, erano stati tradotti fedelmente hanno subito modifiche o sono stati integrati con specificazioni inutili.

Purtroppo, per ragioni legate probabilmente alla vendita, la coerenza nella traduzione dei titoli delle opere di Agatha Christie non è mai stata una caratteristica della nota casa editrice italiana. Di conseguenza, tra i romanzi dell’autrice, si trovano sia titoli tradotti letteralmente, come Assassinio sul Nilo (Murder on the Nile) o Un delitto avrà luogo (A Murder is Announced), sia titoli reinventati da zero perché gli originali si riferiscono a nursery rhymes ritenute intraducibili, come Poirot si annoia (Hickory Dickory Dock), Il ritratto di Elsa Greer (Five Little Pigs), Polvere negli occhi (A Pocket Full of Rye), Poirot non sbaglia (One, Two, Buckle My Shoe), sia, infine, titoli che si è deciso comunque di modificare malgrado la possibilità di mantenerli invariati: Due mesi dopo (Dumb Witness, l’episodio televisivo si intitola, appunto, Testimone silenzioso), Istantanea di un delitto (4.50 from Paddington), Nella mia fine è il mio principio (Endless Night, da una poesia di William Blake: Every Night and every Morn/Some to Misery are Born./Every Morn and every Night/Some are Born to sweet delight./Some are Born to sweet delight,/Some are Born to Endless Night), Fermate il boia (Mrs. McGinty’s Dead).

The Hollow - Agatha ChristieA questo proposito, la scelta dell’editore (parlo di “scelta dell’editore” perché, visto che nell’introduzione le note sono dell’editore, presuppongo che non sia stato il traduttore a decidere i titoli italiani; in caso contrario, ovviamente, la responsabilità va attribuita a lui), relativamente ai testi teatrali, non si rivela affatto migliore. In alcuni casi si cerca di riportare il titolo a una fedeltà ormai inutile; vedesi l’arcinota Dieci piccoli indiani che improvvisamente diventa …E non rimase nessuno, calco perfetto di And Then There Were None, titolo inglese attribuito al romanzo per motivi legati al significato spregiativo assunto da nigger anni dopo la realizzazione dell’opera. In questo modo si genera un imprevisto non da poco: il romanzo si chiama così perché, in effetti, alla fine, non sopravvive nessuno, il testo teatrale, invece, per volontà di Agatha Christie, si conclude diversamente. Continua a leggere su FucineMute.it

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Agatha Christie e le filastrocche infantili (Agatha Christie and Nursery Rhymes)

Poirot non sbagliaSi riporta, qui di seguito, un elenco dettagliato dei romanzi di Agatha Christie in cui l’autrice ricorre all’utilizzo di almeno una nursery rhyme:

1) Dieci piccoli indiani (1939): And Then There Were None anche nota come Ten Little Niggers. È la filastrocca che determina la lunga serie di omicidi perpetrati dall’assassino: Ten little Indian Boys went out to dine;/One choked his little self and then there were nine./Nine little Indian Boys sat up very late;/One overslept himself and then there were eight./Eight little Indian Boys travelling in Devon;/One said he’d stay there and then there were seven./Seven little Indian Boys chopping up sticks;/One chopped himself in halves and then there were six./Six little Indian Boys playing with a hive;/A bumblebee stung one and then there were five./Five little Indian Boys going in for law;/One got in Chancery and then there were four./Four little Indian Boys going out to sea;/A red herring swallowed one and then there were three./Three little Indian Boys walking in the zoo;/A big bear hugged one and then there were two./Two little Indian Boys sitting in the sun;/One got frizzled up and then there was one./One little Indian Boy left all alone; He went out and hanged himself and then there were none.

2) Poirot non sbaglia (1940): One, Two, Buckle My Shoe. È la filastrocca da cui è tratto il titolo originale del romanzo e le cui strofe scandiscono i vari capitoli, viene abitualmente utilizzata per insegnare ai bambini a contare: One, two, buckle my shoe/Three, four, close the door/Five, six, pick up sticks/Seven, eight, lay them straight/Nine, ten, a good fat hen/Eleven, twelve, men must delve/Thirteen, fourteen, maids a-courting/Fifteen, sixteen, maids in the kitchen/Seventeen, eighteen, maids are waiting/Nineteen, twenty, my plate empty. Nella traduzione di Alberto Tedeschi è resa nel modo seguente: Uno, Due, mettimi una fibbia sulla scarpa/Tre, Quattro, chiudi la porta/Cinque, Sei, raccogliere stecchetti/Sette, Otto, disporli nell’ordine giusto/Nove, Dieci, una bella pollastra/Undici, Dodici, gli uomini devono scavare/Tredici, Quattordici, le fanciulle sono innamorate/Quindici, Sedici, le ragazze in cucina/Diciassette, Diciotto, zitelle in attesa/Diciannove, Venti, ho il piatto vuoto.

3) Il ritratto di Elsa Greer (1942): This Little Piggy. Hercule Poirot fa un collegamento mentale tra il caso che sta affrontando e questa filastrocca infantile che viene utilizzata come conta sulle dita: This little piggy went to market,/This little piggy stayed home,/This little piggy had roast beef,/This little piggy had none,/And this little piggy went wee wee wee all the way home. Nella traduzione di Beata della Frattina, viene resa nel modo seguente: Questo porcellino andava al mercato/Questo porcellino se ne stava a casa/Questo porcellino mangiava l’arrosto/Questo porcellino non aveva niente/Questo porcellino gridava ahi… ahi… ahi.

Little Boy Blue4) Alla deriva (1948): Little Boy Blue. Nel romanzo, Mrs. Cloade afferma che questa celebre nursery rhyme le è stata comunicata dagli spiriti come messaggio: Little Boy Blue,/Come blow your horn,/The sheep’s in the meadow,/The cow’s in the corn;/Where is that boy/Who looks after the sheep?/Under the haystack/Fast asleep./Will you wake him?/Oh no, not I,/For if I do/He will surely cry. Si pensa, ma non è assodato, che questa filastrocca sia nata come propaganda contro il cardinale Thomas Wolsey (1475-1530).

5) È un problema (1949): There Was a Crooked Man. Datata 1842 e riferita ai rapporti burrascosi tra inglesi e scozzesi. Da essa deriva il titolo originale del romanzo, Crooked House: There was a crooked man and he walked a crooked mile,/He found a crooked sixpence upon a crooked stile/He bought a crooked cat , which caught a crooked mouse/And they all lived together in a little crooked house.

6) Tre topolini ciechi e altre storie (1950): Three Blind Mice. Nel racconto dal medesimo titolo compare la filastrocca omonima, datata 1805 e riferita a Mary la sanguinaria che fece bruciare sul rogo tre suoi oppositori: Three blind mice, Three blind mice/See how they run, see how they run/They all ran after the farmer’s wife/Who cut off their tails with a carving knife/Did you ever see such a sight in your life/As three blind mice?

7) Polvere negli occhi (1953): Sing a Song of Sixpence. Il titolo originale del romanzo è tratto da uno dei versi della filastrocca, pubblicata per la prima volta nel 1744: Sing a song of sixpence, A pocket full of rye, Four and twenty blackbirds Baked in a pie./When the pie was opened The birds began to sing— Wasn’t that a dainty dish To set before the king?/The king was in the counting-house Counting out his money, The queen was in the parlor Eating bread and honey,/The maid was in the garden Hanging out the clothes. Along came a blackbird And snipped off her nose. Nella traduzione di Grazia Maria Griffini è stata resa come segue: Canta una canzone da sei soldi, una tasca piena di segale. Ventiquattro merli chiusi dentro una focaccia./Quando la focaccia è stata tagliata i merli si sono messi a cantare. Non era degno di un re un piatto così pregiato?/Il re stava nella stanza del tesoro a contare le sue monete, La regina era in salotto a mangiare pane e miele./La servetta era in giardino a stendere il bucato, quando è arrivato un uccellino a beccarle via il nasino.
Curiosità: La medesima filastrocca compare anche nel racconto Canta una canzone da sei soldi pubblicato nella raccolta Il mistero di Listerdale (o di Lord Listerdale) e altre storie (1934) e anche nel racconto La torta di more pubblicato nella raccolta Il caso del dolce di Natale e altre storie (1960).

Agatha Christie

8) Poirot si annoia (1955): Hickory Dickory Dock. È la filastrocca da cui è tratto il titolo originale del romanzo, è datata 1744 e viene abitualmente insegnata ai bambini in età prescolare affinché imparino lo scorrere del tempo: Hickory Dickory Dock/The mouse ran up the clock/The clock struck one/The mouse ran down/Hickory Dickory Dock. Nel testo originale la filastrocca è riportata in esergo, nella traduzione italiana viene omessa.

9) Sfida a Poirot (1963): For Want of a Nail. Hercule Poirot cita questa filastrocca, datata 1390 e poi ripresa anche da Benjamin Franklin nel suo saggio The Way to Wealth (1758), in riferimento al fatto che solo una persona poteva avere giustificati motivi per commettere un certo omicidio: For want of a nail the shoe was lost/For want of a shoe the horse was lost/ For want of a horse the rider was lost/For want of a rider the battle was lost/For want of a battle the Kingdom was lost/ And all for the want of a horseshoe nail. Nella traduzione di Moma Carones viene resa come segue: Al ferro di cavallo mancava un chiodo,/e per la mancanza di quel ferro si perdette il cavallo,/mancando il cavallo la battaglia fu perduta,/e per quella sconfitta si perdette anche il Regno./E tutto perché mancava un chiodo al ferro di cavallo.

Five little pigs10) Sono un’assassina? (1966): Rub-a-dub-dub. Nursery rhyme, risalente al 1798, che balena nella mente di Poirot mentre cerca di capire il comportamento della ragazza protagonista del libro: Rub-a-dub-dub, Three men in a tub, And who do you think they were? The butcher, the baker, The candlestick-maker, They all sailed out to sea, ‘Twas enough to make a man stare. Nella traduzione di Grazia Maria Griffini è riportata nel modo seguente: Rub a dub dub, tre uomini in una tinozza/e chi credete che siano?/Un macellaio, un fornaio e un candelaio…

11) Sono un’assassina? (1966): Pat-a-cake, pat-a-cake, baker’s man. Filastrocca del 1698 di cui Poirot realizza una parodia, unendola alla precedente Rub-a-dub-dub, in riferimento all’indagine di cui si sta occupando (Pat a cake, pat, three girls in a flat / And who do you think they be? / A Personal Aide and a girl from the Slade And the Third is a…): Pat-a-cake, Pat-a-cake, baker’s man/Bake me a cake as fast as you can/Pat it and prick it and mark it with “B”/ And put it in the oven for Baby and Me. Nella traduzione di Grazia Maria Griffini la parodia è riportata nel modo seguente: Impasta la torta, impasta, tre ragazze nella stessa casa/e chi credete che siano?/una segretaria privata e una ragazza che viene da Slade/e la terza è una…

12) I primi casi di Poirot (1974): Nel racconto Come va il vostro giardino?, già pubblicato in precedenza nel volume In tre contro il delitto (1939), compare la filastrocca Mary, Mary, Quite Contrary. Il titolo del racconto, infatti, è tratto da uno dei versi di questa nursery rhyme: Mary, Mary quite contrary/How does your garden grow?/With silver bells and cockle shells/And pretty maids all in a row. La filastrocca si riferiva, verosimilmente, a Mary la sanguinaria e al suo modo di perseguire gli oppositori religiosi.

13) I primi casi di Poirot (1974): Nel racconto Il mistero di Market Basing compare la filastrocca The rabbit has a charming face: The rabbit has a charming face: Its private life is a disgrace/I really dare not name to you/The awful things that rabbits do;/Things that your paper never prints/You only mention them in hints/They have such lost, degraded souls/No wonder they inhabit holes;/When such depravity is found/It only can live underground.

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La prima teatrale italiana di Dieci Poveri Negretti di Agatha Christie

Oggi, anziché riportare, come d’abitudine, i riferimenti teatrali e letterari contenuti in uno dei romanzi di Agatha Christie, mi permetto di segnalarvi un articolo, apparso sul quotidiano Stampa Sera (Editrice La Stampa S.p.A.) datato martedì-mercoledì 11-12 ottobre 1949, a firma di L. C.

Il diabolico piano di un magistrato pazzo: Dieci poveri negretti di Agatha Christie

And then there were none - René ClairMilano, martedì sera.

Ieri sera al teatro Excelsior si è ammazzato in grande: di undici personaggi in scena, ne muoiono otto. Otto cadaveri per una commedia in tre atti con un titolo come questo: Dieci poveri negretti, anche se di Agatha Christie, una specie di classica nel genere giallo, ci sembra un bel primato.

Ma il pregio della commedia, rappresentata per la prima volta in Italia anche se il suo soggetto non era ignoto per il romanzo dal quale l’autrice la ha ricavata, molto diffuso anche fra noi, e per un film che René Clair (il René Clair hollywoodiano) ne ha fatto, non consiste nell’atmosfera da incubo e nel brivido che devono costituire l’indispensabile ricetta di questo tipo di teatro. Il pregio della commedia è appunto quello di non riuscire terrificante, anche se trasforma il palcoscenico in un obitorio. E allora questi «dieci poveri negretti» si sorreggono nei tre atti che compongono la pièce offerta dalla compagnia Calindri-Solari-Sabbatini-Volonghi-Volpi per l’eleganza del dialogo e la dignità scenica che alla sua opera l’autrice ha voluto attribuire. Artisticamente dunque – e fatte le debite proporzioni – la commedia merita considerazione.

In una certa villa dell’isola di Indiana, al largo della costa di Devon, arriva un giorno un gruppo di persone invitate per un piacevole soggiorno da un misterioso signor Owen (che poi si rivelerà inesistente). In realtà l’invito non è che la pedina iniziale di un diabolico piano ordito da un magistrato pazzo, certo Sir Lorenzo Wargrave. Costui, durante la sua carriera di giudice, ha pronunciato molte condanne a morte, senza però riuscire a placare la sua sete di sangue, dando lui stesso con le proprie mani la morte ai rei. Dice infatti: “Ho sempre sentito la frenesia di sopprimere qualcuno. Mi sono dovuto accontentare di placare questo mio desiderio alla meglio, condannando i rei a morte. Ho sempre goduto di ciò, ma non era abbastanza. Volevo di più… Volevo dare la morte io stesso con le mie mani”.

E un giorno, infatti, decide di sopprimere con le sue mani nove accusati di omicidio – tutti, secondo lui, colpevoli – ma che, mancando le prove dei loro delitti e applicando la legge, egli, come magistrato, non ha potuto condannare. Come uomo però vuole non solo condannare, ma essere l’esecutore del suo giudizio (poi, per far cifra tonda, pago della sua “giustizia”, giustizierà forse anche se stesso).

Ten little niggers - Agatha ChristieLa commedia ce lo mostra nella villa con tutti i convenuti all’invito dell’inesistente signor Owen. Ad uno ad uno, ne farà cadere sotto i suoi colpi, senza scoprirsi mai, ben sette. Gli altri due sfuggiranno alla sua follia sanguinaria ed uno di essi, un certo capitano Lombard, farà invece la festa a lui.

Domanderete a questo punto che c’entrano i dieci poveri negretti. Si tratta di dieci statuine di negri che si trovano nel salotto della villa. Ogni volta che uno di essi casca, un ospite perirà. Perché tutta questa gente deve obbedire a un fato; al fato di una leggenda contenuto in una filastrocca: chi avvelenato, chi annegato, chi con un pugnale piantato nella schiena, chi con nella schiena una scure e via dicendo. Ma sia la filastrocca sia i negretti sono elementi del perfido e atroce piano del folle magistrato, cioè sono colore e mistero che fanno parte degli ingredienti della commedia e aiutano l’autrice ad accrescere l’atmosfera di intrigo e di terrore del suo allucinante episodio.

Detto tutto questo, non rimane che da segnalare il successo della serata, che è stato vivo ad ogni atto; quattro chiamate al primo, cinque al secondo, sei al terzo e tutti i bravi attori sono stati particolarmente festeggiati: dal Calindri alla Solari al Volpi. Ma specialmente il Sabbatini, che fu un magistrato diabolico di grande efficacia.

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