Le due verità (Ordeal by Innocence)

Sintesi: Il Dottor Arthur Calgary si reca a casa della famiglia Argyle per comunicare una notizia sconvolgente: Jack Argyle, da tutti considerato da sempre uno squilibrato e condannato all’ergastolo tempo prima per un omicidio di cui si dichiarava innocente, non era affatto colpevole. Il giovane, infatti, aveva sempre dichiarato di aver ricevuto un passaggio, da uno sconosciuto di mezza età, proprio nell’ora in cui si compieva il crimine. La polizia, però, non era mai stata in grado di rintracciare tale persona e, di conseguenza, Jack Argyle era morto di polmonite in carcere poco dopo la condanna. Quella persona è proprio Arthur Calgary che, con l’aiuto del sovrintendente Huish, si mette a indagare per scoprire una volta per tutte il vero colpevole.
È un ottimo esempio di come la giustizia umana, quando sbaglia, possa distruggere la vita delle persone.
Curiosità: Nel 1984 ne è stata tratta una pellicola, in italiano nota con il titolo Prova d’innocenza, con Donald Sutherland nel ruolo di Arthur Calgary e Faye Dunaway e Christopher Plummer nei ruoli della sorella e del fratello di Jack Argyle.

Non è la giustizia ad avere importanza, ma quel che capita a chi è innocente. Il risultato delle mie rivelazioni è stato quello di avervi fatto soffrire tutti. Ma chi è innocente non deve soffrire, ed è per porre fine a questa sofferenza che sono qui, ora.

Le due verità (Ordeal by Innocence)Riferimenti intertestuali:
1) Riferimento al libro di Giobbe, 9, 20.28 (Even if I were innocent, my mouth would condemn me… I still dread all my sufferings, for I know you will not hold me innocent):

Se avessi ragione, la mia bocca mi condannerebbe. Mi spavento per tutti i miei dolori, so bene che non mi dichiarerai innocente.
(esergo del volume, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

2) Riferimento metaforico all’attraversamento del Rubicone inteso come il fatto di prendere una decisione importante:
Un forestiero dopo la chiusura della stagione turistica… che per di più traghettava a un’ora insolita. Troppo tardi per prendere il tè nel bar locale… Senza bagaglio, quindi uno che non contava di fermarsi. (Perché, poi, pensò Calgary, aveva fatto così tardi? Aveva cercato forse inconsciamente di rimandare quel momento? Di ritardare al massimo il momento cruciale?) Attraversare il Rubicone… il fiume… il fiume… La sua mente riandò all’altro fiume, il Tamigi.
(p. 10, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

3) Riferimento al teatro greco e nello specifico alla maschera della tragedia greca (it seemed as though Tragedy herself stood there barring his way. It was a young face; indeed it was in the poignancy of its youth that tragedy had its very essence. The Tragic Mask, he thought, should always be a mask of youth Helpless, foreordained, with doom approaching… from the future):
[…] sembrò che la figura apparsa sulla soglia fosse la personificazione della Tragedia venuta a sbarrargli il passo. Aveva un viso giovane; infatti la Tragedia aveva la sua vera essenza nello strazio della gioventù. La maschera tragica, pensò, dovrebbe sempre essere una maschera giovane… indifesa, predestinata, con la catastrofe che le muove inesorabilmente incontro… dal futuro.
(p. 13, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

4) Riferimento a un proverbio attribuito a Rudyard Kipling (1865-1936) la cui origine, in realtà, è ignota (Nothing is ever settled until it is settled right):
“Di chi è il detto: Nulla può mai dirsi sistemato finché…?”.
Finché non lo è in modo giusto”, finì per lui la signorina Vaughan. “Di Kipling”.
(p. 19, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

5) Riferimento a William Shakespeare e ai suoi personaggi negativi:
“Hester mi ha telefonato quella sera, dopo che questo Calgary era stato là. Finito l’ambulatorio, avevamo in programma di andare a Drymouth a sentire una conferenza sui tipi di criminali che si trovano in Shakespeare”.
“Un tema particolarmente indicato direi”.
(p. 108, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

6) Riferimento all’opera Aspettando Godot (1953) di Samuel Beckett (1906-1989):
“…Aiutò la signorina Lindstrom a lavare le stoviglie del tè, mi pare”.
“Precisamente”, fece Kirsten, “E poi andasti in camera. Dovevi uscire più tardi, se ricordi, per andare a Drymouth, a vedere una rappresentazione di Aspettando Godot allestita da una compagnia di dilettanti”.
(p. 148, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

Le due verità (Ordeal by Innocence)7) Riferimento al poema, in seguito musicato, di Jean Ingelow (1820-1897) Sailing Beyond Seas noto anche con il titolo The Dove on the Mast: (But a dove that perched upon the mast, Did mourn, and mourn, and mourn… My love he stood at my right hand… Ah, maid most dear, I am not here, have no place, no part, No dwelling more by sea or shore, But only in thy heart!):
“Un momento. È qualcosa che conosco. La colomba sul pennone mentre veloci prendevamo il largo, gemeva il suo rimpianto. È questo?”.
“Può darsi”, disse Calgary.
“È una canzone”, spiegò Hester. “Una specie di ninnananna che ci cantava Kirsten. La ricordo solo qua e là. Il mio amore mi stava accanto, e poi… qualcosa d’altro… e infine: O fanciulla adorata, non sono qui né altrove, non vivo in mare o in terra, ma solo nel tuo cuore”.
(p. 254, traduzione di Paola Franceschini per Mondadori, 1958)

Categorie: Agatha Christie, riferimenti letterari | Tag: , , , | 2 commenti

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