I romanzi di Hercule Poirot a confronto con la struttura delle fiabe (II)

Riporto qui di seguito la seconda parte dello studio pubblicato il 19 luglio 2021 sulla rivista accademica Literator – Journal of Literary Criticism, Comparative Linguistics and Literary Studies e intitolato Agatha Christie’s Poirot novels as fairy tales: Two case studies.
Per praticità riprendo la parte relativa alle funzioni dei personaggi delle fiabe individuate da Vladimir Propp e la pongo a confronto con quanto rilevato dalla studiosa Lucyna Harmon in merito a L’assassinio di Roger Ackroyd. Riporto anche le conclusioni della studiosa.

Funzioni dei personaggi all’interno della fiaba secondo Vladimir Propp:
Morfologia della fiaba (Propp)Primo gruppo: 1) Allontanamento: uno dei membri della famiglia si allontana dalla casa o muore; 2) Proibizione: l’eroe riceve un avvertimento o gli viene dato un consiglio; 3) Violazione: la proibizione viene violata (in questa fase, entra in scena un nuovo personaggio che può essere definito il cattivo; 4) Investigazione: il cattivo tenta di eseguire un’investigazione e capire dove si trova la vittima; 5) Delazione: al cattivo vengono date notizie sulla vittima; 6) Perfidia: il cattivo assume un nuovo aspetto e inganna l’eroe o la vittima; 7) Complicità: la vittima cade nel tranello e aiuta involontariamente il cattivo. Attraverso queste prime sette funzioni, la situazione viene delineata e alcuni personaggi vengono introdotti.
Secondo gruppo: 8) Danneggiamento e mancanza: il cattivo arreca un danno o lesione a uno dei membri della famiglia, oppure 8a) a uno dei membri della famiglia manca qualcosa o qualcuno, oppure desidera qualcosa o qualcuno; 9) Mediazione: l’eroe è invitato a intervenire, oppure gli viene ordinato, quando la mancanza viene resa nota. Egli può agire come cercatore e, in questo caso: 10) Reazione incipiente: acconsente di reagire, oppure 11) Partenza: parte per reagire. A questo punto la storia vera e propria si innesca e l’eroe inizia a lavorare alla risoluzione del problema.
Terzo gruppo: si sviluppano quando l’eroe incontra un donatore, o procacciatore, che lo metterà alla prova prima di garantirgli il suo aiuto. Il gruppo è costituito da: 12) Prima funzione del donatore: mettere alla prova, interrogare, chiedere un servizio ecc…; 13) Reazione dell’eroe: l’eroe reagisce alle azioni del donatore; 14) Fornitura, ottenimento del mezzo magico: l’eroe riesce a entrare in possesso del mezzo magico; 15) Indicazione dell’itinerario: l’eroe si dirige, raggiunge o viene portato sul luogo in cui si trova l’oggetto della sua ricerca; 16) Lotta: l’eroe e il cattivo si battono in uno scontro diretto; 17) Marchiatura: l’eroe viene ferito o gli imprimono un marchio; 18) Vittoria: il cattivo è vinto e 19) Risoluzione: viene posto riparo alla sciagura iniziale o viene eliminata la mancanza iniziale.
Il quarto gruppo, riferito alle funzioni facoltative, contiene invece un’unica funzione di interesse per la presente ricerca, ovvero la numero 31) Matrimonio: l’eroe si sposa e viene proclamato re.

Funzioni dei personaggi della fiaba applicate al romanzo L’assassinio di Roger Ackroyd:
L'assassinio di Roger Ackroyd1) Allontanamento: Ralph Paton, figliastro di Roger Ackroyd e suo probabile erede, sembra essere partito per Londra ma viene visto in paese prima di scomparire, con grande preoccupazione della sua famiglia. La funzione è modificata.
2) Proibizione: Roger Ackroyd riceve una lettera spedita dalla signora Ferrars prima della morte di lei. In essa, la signora parla del ricatto che subiva per aver avvelenato il marito. Il destinatario non sa chi la ricattava, ma in quanto all’assassinio del marito ne era già stato informato dalla diretta interessata. La funzione non presenta modifiche.
3) Violazione: Quando riceve la lettera in presenza del Dottor Sheppard (il cattivo), Roger Ackroyd non la legge per intero e quindi non coglie il nome del ricattatore. La funzione non presenta modifiche.
4) Investigazione: Le vittime dirette delle azioni criminali del Dottor Sheppard sono due: Roger Ackroyd, da lui ucciso, e Ralph Paton, che incastra per omicidio. Il cattivo non ha bisogno di cercare informazioni su dove si trova Ralph perché gli vengono fornite involontariamente da sua sorella, sempre aggiornata sulle ultime notizie locali e sul gossip, e il Dottor Sheppard lo incontra nella sua stanza d’albergo. Prima, sempre per puro caso, si imbatte in Roger Ackroyd che lo invita a cena e gli offre così un’ottima occasione per ottenere informazioni sulle novità riguardanti gli affari di famiglia. La funzione è modificata: da una parte, il cattivo non deve fare alcuno sforzo, dall’altra, l’informazione cercata non si limita a dove si trova la vittima.
5) Delazione: Ralph informa il cattivo (il Dottor Sheppard) della sua difficile situazione finanziaria. Come sarà riportato in seguito, lo informa anche di essersi sposato di nascosto.
Dopo aver accettato l’invito a cena di Roger Ackroyd, il cattivo si reca da lui e ottiene l’informazione determinante, ovvero che il suo ospite sa dell’esistenza del ricattatore e si aspetta di scoprirne il nome dalla lettera che ha appena ricevuto. La funzione è modificata: l’informazione non riguarda dove si trova qualcuno ma solo la condizione della vittima. L'assassinio di Roger Ackroyd
6) Perfidia: il cattivo (il Dottor Sheppard) agisce continuamente come un devoto amico di famiglia. La funzione è modificata: non è implicato alcun travestimento.
7) Complicità: Roger Ackroyd, che considera il Dottor Sheppard un amico fidato, condivide con lui le notizie sul crimine commesso dalla signora Ferrars e il conseguente ricatto. La funzione è modificata: la vittima fornisce al cattivo l’informazione che gli serve per realizzare il suo piano ma tale informazione non ha nulla a che fare con il luogo in cui si trova qualcuno.
8) Danneggiamento e mancanza: Roger Ackroyd viene ucciso e Ralph Paton viene incastrato per il suo omicidio. La funzione è modificata: il crimine è stato commesso ma le prove lasciano a desiderare.
8a) A uno dei membri della famiglia manca qualcosa o qualcuno, oppure desidera qualcosa o qualcuno: Flora e Ralph desiderano essere liberi ed economicamente indipendenti; la moglie di Ralph, Ursula, vuole che il loro matrimonio venga reso pubblico; il maggiore Blunt, amico di famiglia, sogna Flora, nonostante sia impegnata con Ralph. La funzione è modificata: la mancanza individuata corrisponde solo in parte a “qualcosa o qualcuno”. Si riduce, in larga parte, a circostanze desiderate.
9) Mediazione: Flora chiede a Poirot di investigare. La funzione è modificata: l’indagine sull’omicidio porterà alla luce anche le mancanze.
10) Reazione incipiente: Poirot accetta di investigare. La funzione non presenta modifiche.
11) Partenza: Poirot va a ispezionare la casa di Roger Ackroyd, che costituisce la scena del delitto. La funzione è modificata.
12) Prima funzione del donatore: È l’investigatore stesso a interrogare le persone e a chiederne i servizi. Inoltre, controlla di nascosto il loro contesto di vita. La funzione è modificata.
13) Reazione dell’eroe (alla funzione 12): l’eroe (Poirot) elabora le informazioni ottenute e solleva ipotesi sul possibile corso degli eventi. Spinge con successo i familiari e i domestici a confessare i loro segreti. La funzione è modificata.
14) Fornitura, ottenimento del mezzo magico: Poirot trova una fede da donna con un indizio rivelatore e un brandello di fazzoletto. La funzione è modificata: i ritrovamenti non sono davvero magici.
15) Indicazione dell’itinerario: grazie alle informazioni a sua disposizione, Poirot riesce a individuare Ralph Paton. La funzione non presenta modifiche.
16) Lotta: non c’è nessuna lotta fisica. Poirot ha un confronto faccia a faccia con il Dottor Sheppard e ricostruisce il corso degli eventi. Il colpevole si arrende e decide di suicidarsi. La funzione è modificata.L'assassinio di Roger Ackroyd
17) Marchiatura: la funzione non trova alcuna corrispondenza.
18) Vittoria: Poirot dimostra la colpevolezza del Dottor Sheppard. Il colpevole confessa e gli viene data l’occasione di evitare la pubblica accusa togliendosi la vita. Il Dottor Sheppard accetta questa soluzione. La funzione non presenta modifiche.
19) Risoluzione: il matrimonio tra Ralph e Ursula diventa di dominio pubblico. Ralph e Flora riceveranno la loro parte di eredità di Roger Ackroyd. Il maggiore Blunt è felice di sapere che Flora è libera di decidere chi amare. La funzione non presenta modifiche.
31) Matrimonio: non viene celebrato né annunciato alcun matrimonio, ma Flora è contenta di venire a conoscenza dei sentimenti del maggiore Blunt, quindi il loro futuro matrimonio è probabile. La funzione è modificata.

La conclusione che se ne trae è la seguente: entrambi i romanzi gialli esaminati in questa ricerca – e presumibilmente molti altri rappresentanti di questo genere – possono essere percepiti come adattamenti strutturali di fiabe tradizionali. Tuttavia, è necessario uno studio specifico che copra un maggior numero di opere di più autori per stabilire che nella crime fiction viene applicata una complessa gamma di funzioni. Se le somiglianze tra i due generi saranno confermate, sarà giustificato supporre che il pubblico adulto si avvicini alle storie gialle per le stesse ragioni per cui legge le fiabe ai propri figli, poiché le ricorda con nostalgia dalla propria infanzia. In entrambi i generi, il mondo è presentato in modo onesto, cioè come un campo di battaglia in cui “bene” e “male si scontrano, e dove il male non può essere evitato ma può essere riconosciuto, marchiato e sconfitto come tale.

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I romanzi di Hercule Poirot a confronto con la struttura delle fiabe

In uno studio pubblicato il 19 luglio 2021 sulla rivista accademica Literator – Journal of Literary Criticism, Comparative Linguistics and Literary Studies e intitolato Agatha Christie’s Poirot novels as fairy tales: Two case studies, la studiosa Lucyna Harmon tenta un confronto tra la struttura delle fiabe individuata da Vladimir Propp nella sua opera Morfologia della fiaba e due romanzi di Agatha Christie con protagonista Hercule Poirot: Poirot a Styles Court e L’assassinio di Roger Ackroyd. Essendo questo il contesto di un blog, riporto qui di seguito, per sommi capi, il primo confronto riferito a Poirot a Styles Court e mi riservo, in futuro, di riportare anche il secondo. Credo che lo studio abbia risvolti interessanti se non altro perché mi risulta che nessuno abbia mai provato a confrontare le fiabe con i romanzi di Agatha Christie.

Funzioni dei personaggi all’interno della fiaba secondo Vladimir Propp:
Morfologia della fiaba (Propp)Primo gruppo: 1) Allontanamento: uno dei membri della famiglia si allontana dalla casa o muore; 2) Proibizione: l’eroe riceve un avvertimento o gli viene dato un consiglio; 3) Violazione: la proibizione viene violata (in questa fase, entra in scena un nuovo personaggio che può essere definito il cattivo); 4) Investigazione: il cattivo tenta di eseguire un’investigazione e capire dove si trova la vittima; 5) Delazione: al cattivo vengono date notizie sulla vittima; 6) Perfidia: il cattivo assume un nuovo aspetto e inganna l’eroe o la vittima; 7) Complicità: la vittima cade nel tranello e aiuta involontariamente il cattivo. Attraverso queste prime sette funzioni, la situazione viene delineata e alcuni personaggi vengono introdotti.
Secondo gruppo: 8) Danneggiamento e mancanza: il cattivo arreca un danno o lesione a uno dei membri della famiglia, oppure 8a) a uno dei membri della famiglia manca qualcosa o qualcuno, oppure desidera qualcosa o qualcuno; 9) Mediazione: l’eroe è invitato a intervenire, oppure gli viene ordinato, quando la mancanza viene resa nota. Egli può agire come cercatore, e in questo caso: 10) Reazione incipiente: acconsente di reagire, oppure 11) Partenza: parte per reagire. A questo punto la storia vera e propria si innesca e l’eroe inizia a lavorare alla risoluzione del problema.
Terzo gruppo: si sviluppano quando l’eroe incontra un donatore, o procacciatore, che lo metterà alla prova prima di garantirgli il suo aiuto. Il gruppo è costituito da: 12) Prima funzione del donatore: mettere alla prova, interrogare, chiedere un servizio ecc…; 13) Reazione dell’eroe: l’eroe reagisce alle azioni del donatore; 14) Fornitura, ottenimento del mezzo magico: l’eroe riesce a entrare in possesso del mezzo magico; 15) Indicazione dell’itinerario: l’eroe si dirige, raggiunge o viene portato sul luogo in cui si trova l’oggetto della sua ricerca; 16) Lotta: l’eroe e il cattivo si battono in uno scontro diretto; 17) Marchiatura: l’eroe viene ferito o gli imprimono un marchio; 18) Vittoria: il cattivo è vinto e 19) Risoluzione: viene posto riparo alla sciagura iniziale o viene eliminata la mancanza iniziale.
Il quarto gruppo, riferito alle funzioni facoltative, contiene invece un’unica funzione di interesse per la presente ricerca, ovvero la numero 31) Matrimonio: l’eroe si sposa e viene proclamato re.

Funzioni dei personaggi della fiaba applicate al romanzo Poirot a Styles Court:
Poirot a Styles Court1) Allontanamento: il padre dei fratelli John e Lawrence Cavendish è morto lasciando la maggior parte dell’eredità alla loro matrigna, Emily Inglethorp, e originando tensioni. La funzione è modificata in quanto la morte è avvenuta prima dell’inizio della storia.
2) Proibizione: Emily Inglethorp viene avvertita dalla governante Evelyn Howard. Quest’ultima accusa il nuovo marito di Emily, Alfred, di avere intenzioni malvagie nei confronti di Emily e di volerla uccidere. La funzione è modificata: come si scoprirà in seguito, questi consigli non sono onesti e la stessa Evelyn si rivelerà essere uno dei cattivi. Tuttavia, in questa fase della narrazione, vengono interpretati per quello che sembrano essere.
3) Violazione: Emily Inglethorp reagisce con indignazione. Adora il marito che, da parte sua, la tratta con massima cura e reverenza. Emily non crede alle sue intenzioni criminose. La funzione è modificata.
4) Investigazione: il cattivo (Evelyn) non cerca informazioni ma ne fornisce di false; “prevede” un omicidio che è già programmato (lei stessa ha maneggiato la medicina della vittima in modo da causarne la fine fatale), accusa Alfred di adulterio e suggerisce (a Hastings) un possibile attentato alla vita di Emily. La funzione è modificata e rovesciata: il cattivo non cerca ma dà informazioni che non riguardano dove si trova la vittima ma piuttosto la sua situazione.
5) Delazione: il cattivo (Evelyn) ha successo nel diffondere le false informazioni. Rafforza la convinzione degli altri sulla colpevolezza di Alfred, situazione che, in questa fase, fa parte del piano d’insieme e ne è anche lo scopo. La funzione è rovesciata: lei è quella che fornisce le informazioni desiderate e gli altri le ricevono secondo le sue intenzioni.
6) Perfidia: il cattivo (Evelyn) – non ancora riconosciuto in quanto tale – si comporta da amico devoto e preoccupato della vittima. In conseguenza di ciò, può facilmente seguire il suo piano e abbandonare la casa fingendo reale preoccupazione, rientrando in seguito di nascosto. Lo stesso cattivo simula di provare infinito disgusto per Alfred. Inoltre, come scoprirà Poirot, è proprio Evelyn a travestirsi da Alfred quando acquista la stricnina in farmacia. La funzione è modificata: il travestimento è parzialmente metaforico.
7) Complicità: Come raccontato da John, è stata Evelyn a presentare Alfred Inglethorp, suo parente, alla sua padrona e rendere così possibile l’intero complotto. Grazie al suo matrimonio con Alfred, Emily determina il suo destino e aiuta i criminali a concretizzare il loro piano. Inoltre, la sua indignazione facilita la realizzazione del piano di Evelyn di abbandonare la casa con la possibilità di tornare in qualsiasi momento. La vittima facilita le azioni del cattivo per caso, per i suoi stessi sentimenti, ma non attraverso la rivelazione di informazioni. Poirot a Styles Court
8) Danneggiamento e mancanza: Emily muore avvelenata.
8a) A uno dei membri della famiglia manca qualcosa o qualcuno, oppure desidera qualcosa o qualcuno: tutti i membri della famiglia sono preoccupati per il loro futuro. Con la morte della sua benefattrice, Cynthia Murdoch non ha più certezze nella sua vita ed è consapevole che potrebbe esserle negato di restare ancora nella casa. La funzione è modificata: i personaggi non desiderano oggetti o persone ma piuttosto che determinate circostanze o condizioni si verifichino.
9) Mediazione: Hastings si offre di ingaggiare qualcuno che già conosce, Hercule Poirot, affinché le indagini avvengano con discrezione. Gli viene concessa un’autorizzazione in questo senso. La funzione è modificata: la missione di Hastings è direttamente collegata al danneggiamento (l’omicidio) piuttosto che alle mancanze esistenti, e deriva dal naturale bisogno di catturare l’assassino.
10) Reazione incipiente: Hasting fa visita a Poirot e gli espone la situazione, compresi tutti i dettagli che riesce a ricordare. Poirot accetta l’incarico. La funzione non presenta modifiche.
11) Partenza: Hastings e Poirot si recano a Styles Court per esaminare il caso. La funzione non presenta modifiche.
12) Prima funzione del donatore: Poirot non viene messo alla prova o interrogato e non gli vengono neanche chiesti servizi, ma è lui a mettere alla prova, interrogare e chiedere servizi agli altri. Interroga le cameriere e il giardiniere e strappa informazioni alle persone nel corso di conversazioni apparentemente casuali. Inoltre, esamina la scena del delitto alla ricerca di indizi che lo aiutino a risolvere l’enigma. La funzione è rovesciata: l’eroe non è l’obiettivo ma l’esecutore delle azioni in questione.
13) Reazione dell’eroe: le persone forniscono all’investigatore, direttamente o indirettamente, informazioni (per lo più) veritiere e utili (esempio: i resoconti delle domestiche sulle conversazioni ascoltate, la conferma da parte del giardiniere di aver partecipato alla stesura dell’ultimo testamento della signora Inglethorp), ma in parte false e fuorvianti. Mary, ad esempio, sostiene di aver sentito un rumore, mentre Lawrence testimonia sul fatto che la porta di Cynthia era chiusa. L’investigatore usa il suo talento unico per elaborare queste informazioni e selezionare le parti utili. La funzione è modificata e rovesciata.
14) Fornitura, ottenimento del mezzo magico: grazie alla sua straordinaria e “magica” capacità di ascoltare attentamente, analizzare, collegare i fatti e trarre conclusioni, l’investigatore riesce a riconoscere gli indizi. La stessa straordinaria capacità gli permette di raccogliere prove materiali, come la barba finta usata da Evelyn per impersonare Alfred, o ottenere informazioni decisive, come l’alibi di Alfred per l’ora dell’acquisto della stricnina, che vengono utilizzate nella loro funzione “magica” e innovativa di chiavi per risolvere il mistero. La funzione è modificata: i mezzi non sono realmente magici.Poirot a Styles Court
15) Indicazione dell’itinerario: grazie all’ulteriore applicazione delle sue capacità, l’investigatore ricostruisce il probabile corso degli eventi che hanno preceduto l’omicidio. Nello scambio con Hastings dà conto di parte del suo ragionamento. I dettagli rimanenti sono forniti nel suo discorso finale alla fine del romanzo. L’individuazione dell’oggetto mancante equivale all’identificazione dell’assassino. La funzione è modificata: l’itinerario viene ricostruito e raccontato di nuovo più volte.
16) Lotta: la lotta è di natura psicologica e intellettuale. Con il suo comportamento impertinente durante l’inchiesta, il cattivo (Alfred) cerca di rafforzare l’impressione della giuria sulla propria colpevolezza, in modo da essere arrestato e presto assolto per mancanza di prove convincenti. Non riesce a dimostrarsi più furbo di Poirot, che capisce le sue intenzioni. La funzione è modificata: la lotta è psicologica.
17) Marchiatura: questa funzione non ha una corrispondenza con le azioni dei personaggi, a causa della natura del punto 16.
18) Vittoria: i colpevoli sono identificati e arrestati. La funzione non presenta modifiche.
19) Risoluzione: i fratelli Cavendish ereditano la fortuna della signora Inglethorp e il loro futuro è assicurato. La funzione non presenta modifiche.
31) Matrimonio: Non viene celebrato né annunciato alcun matrimonio. Tuttavia, l’amore di Lawrence per Cynthia viene finalmente rivelato: ora sono una coppia dichiarata ed è probabile che in futuro si sposeranno. La funzione è modificata: si verificano solo le circostanze legate al matrimonio o all’unione.

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Miss Marple e le sue interpreti

In un recente post pubblicato il 01 settembre sul sito ufficiale Agathachristie.com, il professore associato Mark Aldridge descrive brevemente le varie attrici britanniche e americane che, nel corso degli anni, hanno prestato il volto a Miss Marple. Ne riporto qui di seguito una sintesi arricchita da ulteriori informazioni reperite sull’Internet Movie Database e sul sito della BBC.

In a glass darklyAgatha Christie

Nel 1934 la BBC chiese ad Agatha Christie di scrivere un radiodramma destinato a essere letto dall’autrice stessa. Lei propose il racconto soprannaturale In uno specchio scuro, ma la BBC desiderava qualcosa di più tradizionale e quindi la Christie optò per Miss Marple racconta una storia, narrato in prima persona. Sembra che l’autrice abbia effettivamente registrato la lettura del testo ma di quella registrazione non è rimasta traccia. In Italia, i racconti In uno specchio scuro e Miss Marple racconta una storia sono entrambi contenuti nella raccolta Il caso della domestica perfetta.

Barbara Mullen

Nella pièce La morte nel villaggio, tratta dall’omonimo romanzo e adattata da Moie Charles e Barbara Toy nel 1949, il ruolo della protagonista fu ricoperto da Barbara Mullen che all’epoca aveva solo trentacinque anni ma che fu comunque apprezzata dalla critica per la sua interpretazione.

Gracie Fields

Nel 1956, l’americana Goodyear Television Playhouse, dopo che in America era già stato realizzato un teledramma della pièce Assassinio sul Nilo e un adattamento del romanzo Il mondo è in pericolo, decise di puntare sul personaggio di Miss Marple. Il testo scelto fu Un delitto avrà luogo per il fatto che le riprese potevano svolgersi quasi esclusivamente in interni. Il cast era composto da attori americani e britannici, tra cui Roger Moore e Jessica Tandy. Il ruolo principale fu affidato a Gracie Fields, volto noto americano, che però non riuscì a spiccare nella parte.

Margaret Rutherford

Ricoprì il ruolo di Miss Marple in quattro film adattati più o meno liberamente: Assassinio sul treno (1961), Assassinio al galoppatoio (1963), Assassinio sul palcoscenico (1964), Assassinio a bordo (1964). A differenza dei romanzi, l’attrice aveva una parte molto più attiva nelle vicende e spesso infondeva comicità al personaggio. La critica apprezzò, Agatha Christie un po’ meno perché, pur considerandola una grande attrice, non rappresentava la sua idea di Miss Marple. Il romanzo Assassinio allo specchio contiene una dedica proprio a Margaret Rutherford.

Angela Lansbury

Nel 1980 l’attrice diede il volto a Miss Marple, in Assassinio allo specchio accanto a Elizabeth Taylor, cercando di restare il più fedele possibile al personaggio ritratto dalla Christie. La Lansbury fu selezionata per la parte molto prima che il ruolo della diva fosse assegnato alla Taylor. L’idea iniziale era quella di realizzare una serie di film ma il progetto non ha avuto un seguito.

Helen HayesHelen Hayes

Attrice di teatro, la Hayes appare in due film per la tv aventi come protagonista Miss Marple: Miss Marple nei caraibi (1983) e Agatha Christie: Assassinio allo specchio (1985) il cui titolo italiano è fuorviante poiché è tratto dal romanzo Giochi di prestigio. Nel film per la tv È troppo facile, sempre tratto da un romanzo di Agatha Christie, ricoprirà invece il ruolo della vittima.

Joan Hickson

Negli anni Quaranta Agatha Christie le scrive e suggerisce che sarebbe adatta al ruolo. Nel 1984 diventa la protagonista della serie della BBC che porta in tv tutti e dodici i romanzi incentrati su Miss Marple e alcuni racconti. La figlia dell’autrice apprezzò l’interpretazione e anche lo stile della serie.

June Whitfield

Interpretò Miss Marple alla radio nella serie radiofonica che fu trasmessa dal canale BBC Radio 4 dal 1993 al 2001. Alcuni degli episodi si possono ascoltare, in lingua originale, all’indirizzo qui sotto riportato. Per chi non sa l’inglese, i file audio permettono comunque di sentire il tono di voce che l’attrice ha scelto di dare al personaggio: https://www.bbc.co.uk/sounds/brand/b03p87br

Geraldine McEwan

Tra il 2004 e il 2007 il personaggio di Miss Marple torna in tv interpretato per dodici episodi da Geraldine McEwan, che nel 1990 aveva vinto il British Academy Film Award come miglior attrice in un serial televisivo. La nuova serie vuole portare sullo schermo una Miss Marple diversa dalle precedenti, dai toni più leggeri e apparentemente ingenui. Gli episodi sono tratti anche da romanzi che nulla hanno a che vedere con Miss Marple, come per esempio Sento i pollici che prudono che aveva per protagonisti Tommy e Tuppence. L’adattamento, inoltre, è molto libero; ad esempio l’episodio Miss Marple: Nemesi stravolge completamente il testo originale.

Julia McKenzie

Dal 2008 al 2013, dopo la decisione della McEwan di rinunciare al ruolo di Miss Marple, Julia McKenzie fu chiamata a sostituirla infondendo al personaggio un carattere più riflessivo, più portato a osservare la natura umana. Gli undici nuovi episodi sono tratti dai romanzi più disparati, compreso Perché non l’hanno chiesto a Evans? e Un cavallo per la strega.

Julia McKenzie

Julia McKenzie fotografata da Steffan Hill

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Perché non l’hanno chiesto a Evans? (miniserie)

Dopo il secondo film diretto da Kenneth Branagh incentrato sulla figura di Hercule Poirot, anche le serie televisive sono tornate a focalizzare l’attenzione su qualche personaggio nato dalla penna di Agatha Christie.

Tralasciando il già citato Poirot, la nota Miss Marple e anche la coppia Tommy e Tuppence, Hugh Laurie, indimenticato Dr. House, ha pensato di puntare su due personaggi decisamente minori ma in grado di risvegliare una qualche curiosità nello spettatore. Convertitosi per l’occasione in sceneggiatore, regista e produttore esecutivo, oltre che attore nella piccola parte del Dottor Nicholson, Laurie si è fatto coinvolgere dalla trama di Perché non l’hanno chiesto a Evans?, romanzo del 1934 in cui spicca il personaggio femminile di Lady Frances “Frankie” Derwent, e ha realizzato per Britbox una serie in quattro puntate di quarantacinque minuti con protagonisti Will Poulter e Lucy Boynton (già vista nell’Assassinio sull’Orient-Express di Branagh), con la partecipazione di Emma Thompson, trasmessa da fine giugno su Sky e disponibile su Now TV.

In un’intervista a Deadline.com, Hugh Laurie ha dichiarato di aver apprezzato il cambio di rotta della Christie, che dopo diversi romanzi su Poirot ne scrisse uno più leggero che esulava da quel contesto. Per le location, ha scelto di girare sia in Inghilterra che in Galles, in modo da preservare il movimento della storia e seguire accuratamente le tappe percorse dai personaggi stessi; questo ha comportato l’obbligo, da parte della troupe, di spostarsi in continuazione trasformando l’esperienza in un circo itinerante, ma il disagio sembra essere valso la pena evitando che la narrazione si convertisse in qualcosa di statico e privo di coinvolgimento.

L’attrice protagonista, Lucy Boynton, valuta positivamente l’operato di Hugh Laurie in quanto, dal suo punto di vista, lavorare con un regista che è anche attore permette una maggiore comprensione del personaggio poiché non ci si confronta solo con la prospettiva esterna di chi non è direttamente coinvolto ma anche con una comprensione intima della situazione, e questo favorisce la resa emotiva.

La critica, in generale, sembra abbastanza soddisfatta, il che accade di rado con un adattamento da Agatha Christie. Non resta che gustarsi la serie e sperare, se si è letto il libro, in un numero ridotto di stravolgimenti, visto che la tendenza a farsi prendere la mano e trasformare un evento innocuo in una perversione è tipica di chi “maneggia” le trame dell’autrice:

1) Al contrario degli adattamenti tristemente cupi realizzati dalla BBC negli ultimi anni, Perché non l’hanno chiesto a Evans? è molto gioioso. Nelle interpretazioni, purtroppo, non si ritrova la stessa vivacità della storia.
(Nick Hilton, Independent)

2) Chiunque si cimenti con Agatha Christie corre un grosso rischio, ma lo sforzo di Hugh Laurie è eccellente e di gran fascino, anche se un po’ lungo con le sue tre ore di durata.
(Carol Midgley, Times)

3) Hugh Laurie bilancia abilmente il tono dell’opera, preservando la leggerezza nelle scene tra i due protagonisti ma aggiungendo note di minacciosa anormalità quando necessario.
(Anita Singh, Daily Telegraph)

4) Perché non l’hanno chiesto a Evans? è quello che la TV dovrebbe essere ma raramente è al giorno d’oggi: onesto intrattenimento che non cerca né di incalzarvi con una politica indignata né di trascinarvi in una centrifuga di emozioni che vi lascia sconvolti e turbati.
(James Delingpole, The Spectator)

5) Hugh Laurie scrive dialoghi buoni e arguti e dirige con occhio attento alle immagini mozzafiato che incorniciano l’azione in modo avvincente. È una buona serie che si rivela piuttosto coinvolgente.
(Peter Martin, ScreenAnarchy)

Qui è visibile il trailer italiano:

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La servitù nei romanzi di Agatha Christie

Murder at the VicarageL’antipatia del lettore moderno per alcuni dei comportamenti sociali nei romanzi di Agatha Christie mi sembra avere maggior fondamento nel trattamento della servitù. Ogni calorosa comunità di sentimenti tra padrone e domestico, il vecchio ideale aristocratico di servizio e dovere reciprocamente accettato, è completamente assente nel mondo fittizio dell’autrice. Nella vita vera può aver provato affezione per i suoi domestici e in cambio essere stata da loro amata (prova di questo lo si trova nel volume La mia vita e anche nelle dichiarazioni di chi la conosceva), ma l’atteggiamento che adotta nei libri è molto diverso. I domestici nei suoi romanzi degli anni Venti e Trenta sono di solito derisi e visti con sospetto. Anche un anziano e stimato servitore di famiglia viene liquidato come persona “in possesso delle caratteristiche della sua classe” – una frase che nei romanzi ricorre con monotona regolarità, sempre con forti toni dispregiativi.

A subire il trattamento peggiore sono quelle al gradino più basso della scala sociale, le domestiche, che sono invariabilmente adenoidee, subnormali e inclini a ridere come sciocche. E ripetono con monotonia di essersi sempre comportate in modo rispettabile, e che non sanno cosa diranno mamma e papà perché anche loro si sono sempre comportati in modo rispettabile. Nel solo La morte nel villaggio troviamo tre esempi di domestica: la prima è Mary, la serva inetta della canonica, che il vicario-voce narrante cerca invano di convincere a chiamarlo “signore”; la seconda è la donna delle pulizie di Lawrence Redding, che lui descrive come “un po’ toccata”, benché il vicario gli spieghi con gentilezza che “questa è la difesa del povero… I poveri si rifugiano sempre dietro una maschera di stupidità”; la terza è Gladys, ragazza di cucina dell’Old Hall, descritta nel modo seguente:

…a suo parere somigliava più a un coniglio tremante che a un essere umano. Gli ci erano voluti dieci minuti per calmarla, durante i quali Gladys aveva spiegato, sempre tutta tremante, che non avrebbe potuto… che non avrebbe dovuto… che non avrebbe mai creduto Rose capace di tradirla, che non aveva inteso far nulla di male, proprio no davvero…

Esempi di situazioni di questo tipo si potrebbero ripetere fino alla nausea, e il maggiordomo strambo e dignitoso o il cuoco allegro difficilmente possono avere la meglio sull’impressione sgradevole che trasmettono. La domestica apparteneva alle classi più basse dell’epoca, eppure Agatha Christie non dimostra alcuna simpatia nei suoi confronti. La figura non viene trattata con divertito affetto ma proprio con disprezzo. In ogni caso, nessuno sosterrebbe che il rapporto padrone-servo in Agatha Christie sia profondo, trattato con intimità.

A Talent to DeceiveLe linee di difesa possibili sono svariate: la maggior parte delle osservazioni sarcastiche sulla servitù sono fatte da personaggi, e l’autrice potrebbe sostenere che si limitano a esprimere l’abituale comportamento della loro classe. Lo stesso Poirot, che si sente così superiore al gentiluomo borghese inglese semplicione, si dimostra, non con sorpresa, ancora più condiscendente nei confronti del servo maleducato. Ancora una volta, rendendo i suoi domestici così ottusi da risultare inconcepibili nel ruolo di assassini, Agatha Christie riesce a stringere di più la rete attorno ai personaggi di primo piano. Ma la difesa più efficace è forse che l’atteggiamento nei confronti della classe domestica è solo una conseguenza dello sguardo distaccato che lei, in quanto autrice, getta sulla totalità del suo mondo. Questo non ha nulla a che vedere con la sua personalità, che può benissimo essere stata calorosa e cortese, ma solo con la posizione che ha ritenuto opportuno adottare per il genere di libri che scriveva. “Dove c’è profondo affetto, non ci sarà nessun omicida”, o in ogni caso la progressione euclidea del problema, l’indagine e la risoluzione saranno intralciati. In un altro tipo di romanzi Agatha Christie potrebbe aver manifestato affetto palese, simpatia, sdegno per il destino dei domestici affaticati dal lavoro. In questo contesto, una simile emozione sarebbe stata fuori luogo. Appartenevano a una classe talmente bassa che ad andare a servizio erano solo elementi ben poco promettenti. Nella sua esperienza, le ragazze di cucina erano maleducate e incapaci di esprimersi, e quindi le rappresenta in questo modo. Così come i signorotti di campagna sono cauti, di strette vedute e tenaci e sono resi tali. Un romanzo giallo non è un romanzo rosa. Le emozioni vanno trattenute.
(Il presente frammento è tratto da Robert Barnard, A Talent to Deceive. An Appreciation of Agatha Christie, William Collins Sons & Co Ltd, London 1980, pp. 32-34. Traduzione mia)

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Ten Little Niggers: anche la Francia cede e Dix petits nègres diventa Ils étaient dix

Dopo il ritiro, nell’estate 2020, del film Via col vento dalla piattaforma streaming HBO Max in quanto contenente pregiudizi etnici e razziali, e la sua ricomparsa, sulla medesima piattaforma, con tanto di nota che contestualizza la storia, anche il pronipote di Agatha Christie, James Prichard, ha deciso di risolvere il “problema” dei Ten Little Niggers più celebri della storia della letteratura.

Ils étaient dixSiccome in Francia la traduzione più recente dell’opera, del 2011 a cura di Gérard de Chergé, continuava a mantenere il titolo originale e i riferimenti all’île du Nègre, si è ritenuto opportuno operare una revisione che portasse alla sostituzione del temine “nègre”, citato per settantaquattro volte, con il più politically correct “soldat”. Niente più “nègre”, quindi, nella versione francese, e anche la storia stessa è stata accuratamente epurata da ogni espressione o frase che potesse risultare offensiva nei confronti di chicchessia. Il titolo è diventato Ils étaient dix (Erano dieci), con soddisfazione del pronipote che ha dichiarato quanto segue:

Quando il libro è stato scritto il linguaggio era diverso e si utilizzavano parole oggi in disuso. La narrazione si basa su una celebre nursery rhyme non inventata da Agatha Christie… Sono quasi sicuro che il titolo originale non sia mai stato utilizzato negli Stati Uniti. Nel Regno Unito, è stato modificato negli anni Ottanta e oggi lo cambiano ovunque… Secondo me lo scopo di Agatha Christie era innanzitutto divertire, e non avrebbe apprezzato l’idea che qualcuno si sentisse offeso da una delle sue costruzioni frasali… Per fortuna, oggi, possiamo rimediare senza tradirlo, rendendolo accettabile per tutti… La cosa per me ha il suo significato: non voglio un titolo che distolga l’attenzione dal lavoro dell’autrice… Se una sola persona si sentisse offesa, sarebbe già troppo. Non dobbiamo più utilizzare termini che rischiano di essere offensivi: è questo il comportamento da adottare nel 2020. (Citazione tratta dall’articolo di RTL “Dix petits nègres” : le best-seller d’Agatha Christie débaptisé, traduzione mia)

Dix petits nègresIn Francia la reazione degli utenti, e anche di chi ha letto la nuova versione, non è stata molto positiva. C’è chi si chiede quando elimineranno i pellerossa dai fumetti di Lucky Luke, sempre per non offendere nessuno, chi auspica una rivolta dei militari ora che le statuette sono diventate quelle di dieci soldati, chi rimpiange la traduzione fedele degli anni Quaranta, a cura di Louis Postif, e chi denuncia la piattezza del linguaggio della traduzione aggiornata, che anziché restituire l’opera nella sua autenticità si rivolge solo a generazioni di benpensanti a cui non interessa conoscere il vero stile dell’autrice.
Personalmente ritengo che le parole di un’opera letteraria più che sostituite o soppresse andrebbero spiegate, specificando a chi si confronta per la prima volta con quel romanzo il contesto in cui è nato e in cui è ambientato. Ho qualcosa da obiettare anche nei confronti dell’erede di Agatha Christie che parla di non voler distogliere l’attenzione dal lavoro della bisnonna quando per anni sono stati autorizzati molti adattamenti aberranti delle sue opere – televisivi, cinematografici e anche teatrali – che non avevano nulla a che fare con i romanzi originali e anzi li trasformavano in spazzatura.
Poco dopo la pubblicazione di Ils étaient dix in Francia, la piattaforma francese Salto ha lanciato la serie tv in sei puntate dal medesimo titolo (in Italia They Were Ten) dove i personaggi sembrano usciti da un horror di Wes Craven e dove è stata aggiunta anche la presenza di un commissario e di una poliziotta, sempre per “rispetto dell’originale”. Naturalmente l’erede di Agatha Christie approva e benedice l’operazione.

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Assassinio sul Nilo (2022): rassegna stampa

Riporto qui di seguito una serie di stralci degli articoli usciti in questi giorni sul nuovo film Assassinio sul Nilo diretto da Kenneth Branagh. Gli articoli sono tratti dalla stampa statunitense e italiana.

Assassinio sul NiloLa parte più difficile di un giallo non è risolvere il crimine, è mantenere vivo l’intrigo e il divertimento fino al momento della risoluzione. Assassinio sul Nilo, il secondo adattamento di Kenneth Branagh delle storie di Agatha Christie con protagonista Hercule Poirot, dimentica i semplici piaceri dell’eccesso d’insieme e del puro svago. […]
Il più delle volte il Poirot di Kenneth Branagh manca di personalità, e l’epilogo a tutti gli effetti bruciante trasuda più atmosfera di tutto il resto.
(Nicolas Rapold, The New York Times, 10 febbraio 2022. Traduzione mia)

Un’immagine interamente in computer grafica di architettura egizia sembra essere stata usata due volte: prima come inquadratura iniziale e poi di nuovo come inquadratura d’azione (alcuni attori sono stati messi davanti all’inquadratura tramite uno schermo verde da qualche parte). Il film precedente aveva lo stesso problema, ed è difficile da perdonare. Sì, lo so che il film è stato probabilmente girato in quarantena, e sì, lo so che è più costoso andare effettivamente sul posto, ma HAI I SOLDI. Spendili.
Se hai intenzione di fare un film che si vanta di offrire bellissimi panorami e poi non giri effettivamente in questi luoghi, che senso ha? Fai il viaggio, oppure dai il budget a una produzione che non fa le cose alla carlona.
(DanScully, Scully Vision, 10 febbraio 2022. Traduzione mia)

L’ultima noiosa pellicola-per-fare-soldi di Kenneth Branagh beneficia della presenza di un cast impressionante, anche se lui non sa bene cosa fare di tutti quanti, mentre si dipana il mistero di un omicidio privo proprio della parte misteriosa. Leggermente migliore rispetto ad Assassinio sull’Orient-Express, ma anche in questo caso una pellicola che si può dimenticare e per lo più destinata solo ai puristi di Agatha Christie.
(Matt Oakes, Silver Screen Riot, 10 febbraio 2022. Traduzione mia)

Branagh, un regista che spesso e volentieri perde il senso della misura, prova ad alzare l’asticella rispetto al sorprendente successo di pubblico ottenuto nel 2017. Tratta quella del Nilo come una storia di torbido amore (cosa che di fatto è), giocando sulle smorfie degli attori, i colori, il sudore della fronte e la calda luce arancione delle sabbie d’Egitto. Il film dovrebbe essere questo: rosso d’amore e rosso sangue, vendetta privata e melodrammatica, un whodunnit godibile e misterioso in cui il pubblico gareggia con il protagonista a scoprire per primo la verità.
Invece emerge da subito (l’incipit nelle trincee della Prima guerra mondiale) che il tenore è un altro, che i modelli sono altri e anche lo scopo ultimo del film sembra distaccarsi dalla sua matrice più popolare (e per questo motivo nobile). […] Non c’è nulla di imprevisto, nulla di sincero o emotivamente appassionante. Tutto è freddo e calcolato nel film, proprio come è freddo e calcolato il Poirot di Branagh e, con il senno del poi, il successo dell’operazione.
(Simone Soranna, Cineforum, 10 febbraio 2022)

Branagh usa la nave da crociera come un palcoscenico teatrale in cui la scrittura di Michael Green detta il tempo dei dialoghi mentre Branagh/Poirot appare e scompare scegliendo di volta in volta quale personaggio mettere a fuoco come aveva fatto nel corale Molto rumore per nulla. Tranne in una scena di inseguimento action, un pezzo di roccia che cade o la tempesta di sabbia, la lettura monotona di questa nuova versione di Assassinio sul Nilo non si discosta molto da quella firmata da John Guillermin del 1978 dove Poirot era interpretato da Peter Ustinov. Forse è un cinema vagamente vintage che può somigliare a una puntata di Colombo. C’è molta Agatha Christie ma non c’è più la curiosità dell’adattamento precedente. Assassinio sul Nilo è solo una nuova escursione nelle tante identità di un cineasta che alterna film molto riusciti ad altri impeccabili su commissione fino a quelli visibilmente svogliati. Qui ci troviamo tra la seconda e la terza fascia.
(Simone Emiliani, Sentieri selvaggi, 10 febbraio 2022)

Assassinio sul Nilo

Che Branagh, nella sua personale visione della “mitologia” fondata da Agatha Christie, volesse infondere qualcosa di diverso, più moderno e adatto ai gusti dell’attuale pubblico mainstream, era chiaro già dall’avventura sull’Orient Express.
Ma lo è ancora di più durante l’incipit di Assassinio sul Nilo, quasi un corto a sé stante realizzato sui binari di un war movie col tentativo di dare forma sul grande schermo alle “origini” di Poirot. Poi si torna al presente, alla storia del nuovo caso dell’elegante detective che prende vita nelle successive due ore di visione. […]
Il risultato è, a parer nostro, riuscito ed efficace, pur non rivoluzionando né i confini del genere di riferimento né i suoi canoni narrativi. Branagh conferma la sua visione di un grande classico della letteratura, più spettacolarizzata e tendente all’azione, solida e a tratti persino ricercata nella regia pur senza perdere di vista i personaggi, che rimangono fino alla fine il motore di tutta l’opera.
(Gabriele Laurino, Everyeye.it. 10 febbraio 2022)

Kenneth Branagh ha ucciso ancora. Ha preso un altro perfetto giallo e lo ha massacrato rendendolo irriconoscibile convertendolo in una specie di thriller mummificato.
(Johnny Oleksinski, The New York Post, 10 febbraio 2022. Traduzione mia)

Assassinio sul Nilo ha i suoi pregi e i suoi difetti a parte il fattore Armie Hammer, ma è quasi come cercare di valutare se l’antipasto era leggermente poco cotto mentre un elefante in fuga si lancia sopra il tavolo da pranzo.
(David Fear, Rolling Stone, 11 febbraio 2022. Traduzione mia)

Qui è possibile vedere il trailer italiano:

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Sintesi dei racconti di Agatha Christie (VI)

Il mistero di Lord Listerdale e altre storie (The Listerdale Mystery, 1934):

Serie di racconti leggeri in cui però si respira tutta l’arguzia e lo spirito di Agatha Christie. I protagonisti sono per lo più personaggi che finiscono implicati in situazioni misteriose al limite del surreale, ma riescono sempre a cavarsela grazie a un ottimo spirito di iniziativa e alla loro capacità di non prendere mai la vita troppo sul serio. Puro divertimento per gente raffinata.
Nota: La raccolta originale comprende anche i racconti Il villino degli usignoli e La disgrazia. Nell’edizione italiana questi due racconti sono stati pubblicati in Testimone d’accusa e altre storie.

La reazione della critica:
Dopo un pasto pesante interamente costituito da racconti polizieschi, queste golosità si sciolgono dolcemente – forse un po’ troppo dolcemente – sulla lingua: ma sono, senza eccezione, il lavoro di una cuoca esperta e abile, il cui interesse è quello di compiacere. E proprio come si accetta e si inghiotte, senza timore, una rosa verde, sapendo che è zucchero, così si possono accettare le improbabilità e la fantasia di cui le storie della signora Christie sono abbondantemente cosparse. Il piccolo fondo di mistero in ogni racconto basta a intrigare il lettore senza disorientarlo. Qui non c’è lo spirito di Hercule: infatti Poirot troverebbe queste situazioni, dove si sa fin dall’inizio che alla fine tutto andrà deliziosamente bene, poco degne del suo grande talento di detective.
(The Times Literary Supplement, 05 luglio 1934. Traduzione mia)

The Listerdale MysteryContiene:
Il mistero di Lord Listerdale (The Listerdale Mystery): Protagonisti: La signora St Vincent, Rupert St Vincent, Barbara St Vincent, Jim Masterson, Lord Listerdale, Quentin. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: La signora St Vincent, appartenente a una famiglia di nobili decaduti ormai in serie difficoltà economiche, un giorno nota sul Morning Post un annuncio in cui si parla di un’elegante casa ammobiliata in affitto a un prezzo puramente nominale che le permetterebbe uno stile di vita più dignitoso. Inizialmente diffidente, vi si trasferisce con i due figli e scopre che era appartenuta a tale Lord Listerdale, misteriosamente scomparso. Il figlio inizia a sospettare un omicidio, ma le cose sono destinate a prendere una piega ancora più sorprendente. Frase memorabile: “Rivestimento di legno! Ecco il punto! Possiamo star sicuri che c’è un nascondiglio segreto in qualche posto. Il cadavere è stato cacciato lì dentro, e ci è rimasto fino a oggi. Forse, prima, lo hanno imbalsamato”.

La ragazza del treno (The Girl in the Train): Protagonisti: George Rowland, William Rowland, Rogers, Elizabeth. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: George Rowland viene licenziato dallo zio per la vita dissoluta che conduce e decide di intraprendere un viaggio in treno verso Rowland’s Castle convincendosi che, trattandosi di una località che porta il suo cognome, sarà accolto da tutti a braccia aperte, magari venendo anche eletto sindaco. Durante il viaggio, però, si imbatte in una ragazza in fuga, Elizabeth, che finirà per coinvolgerlo in una vera e propria avventura di spionaggio. Frase memorabile: “Spiacente, signore, ma il gatto non è disponibile al momento”. “Come mai?”. “Una nidiata di otto micini. Arrivati stamattina”. “Cosa mi dite! Credevo che si chiamasse Peter?”. “Già, signore. È stata una grande sorpresa per tutti”. Curiosità: Nel 1982 ne è stato ricavato un episodio televisivo per la serie The Agatha Christie Hour. L’episodio, in lingua inglese, è visibile a questo link: https://www.dailymotion.com/video/x80irx7

The Listerdale MysteryCanta una canzone da sei soldi (Sing a Song of Sixpence): Protagonisti: Sir Edward Palliser, Magdalen Vaughan, Matthew Vaughan, Lily Crabtree. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: L’anziano Sir Edward Palliser riceve la visita della giovane Magdalen Vaughan, da lui conosciuta anni prima durante un viaggio di ritorno dall’America e a cui aveva promesso, in caso di bisogno, il suo aiuto. La ragazza è tra i sospettati, assieme ad altre quattro persone, dell’omicidio di una prozia da cui tutti dipendevano economicamente. Sir Edward accetta di indagare sulla faccenda. Frase memorabile: La strada senza uscita! Inconsapevolmente le parole della ragazza, pronunciate a caso, lo toccarono sul vivo. Un vicolo senza sbocco. Sì, ma c’era sempre una via d’uscita… quella dalla quale uno era venuto… quella per rientrare nel mondo. Riferimenti: Il titolo si riferisce a una nursery rhyme poi ripresa anche nel romanzo Polvere negli occhi e nel racconto La torta di more appartenente alla raccolta Il caso del dolce di Natale e altre storie: Canta una canzone da sei soldi, una tasca piena di segale. Ventiquattro merli chiusi dentro una focaccia./Quando la focaccia è stata tagliata i merli si sono messi a cantare. Non era degno di un re un piatto così pregiato?/Il re stava nella stanza del tesoro a contare le sue monete, La regina era in salotto a mangiare pane e miele./La servetta era in giardino a stendere il bucato, quando è arrivato un uccellino a beccarle via il nasino.

L’ardimento di Edward Robinson (The Manhood of Edward Robinson): Protagonisti: Edward Robinson, Maud, Gerald Champneys, Edward Champneys. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: Edward Robinson è innamorato di Maud ma vive con lei una storia d’amore priva di emozioni; per compensare, legge romanzi d’amore con eroi intrepidi ed eroine sospiranti. In seguito a una vincita inaspettata, decide di comprarsi una macchina, pur sapendo che Maud non approverebbe. Durante un viaggio solitario, scopre di aver scambiato inavvertitamente la sua auto con quella di un altro e vi trova all’interno una collana di diamanti che gli creerà non pochi problemi. Frase memorabile: Bill incarnava al cento per cento l’eroe preferito dalle romanziere. Edward gli invidiava la muscolatura, la rozza bellezza, le passioni indomite. Curiosità: Nel 1982 ne è stato ricavato un episodio televisivo per la serie The Agatha Christie Hour. L’episodio, in lingua inglese, è visibile a questo link: https://www.dailymotion.com/video/x80pa02

The Listerdale MysteryIn cerca di un lavoro (Jane in Search of a Job): Protagonisti: Jane Cleveland, Conte Streptitch, Colonnello Kranin, Ispettore Farrell. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: La giovane Jane Cleveland è in ristrettezze economiche e deve trovarsi urgentemente un impiego. Non avendo, però, sufficiente esperienza per soddisfare i requisiti richiesti da chi offre lavoro, decide di rispondere a un annuncio basato solamente su una certa apparenza fisica. Finisce così selezionata per fare da “controfigura” a una giovane granduchessa in costante pericolo di vita. Pur cacciandosi nei guai, troverà il modo di risolvere i suoi problemi. Frase memorabile: “A proposito, non sareste la Duchessa-come-si-chiama per caso?”. Riferimenti: Leggendo l’annuncio Jane esclama, con la volontà di non lasciarsi trarre in inganno: “Gwendolen la candida ovvero perché le ragazze finiscono male”, in originale Guileless Gwendolen, or why girls go wrong. Verosimilmente si tratta di un riferimento al personaggio di Gwendolen Harleth del romanzo Daniel Deronda di George Eliot. Curiosità: Nel 1982 ne è stato ricavato un episodio televisivo per la serie The Agatha Christie Hour. L’episodio, in lingua inglese, è visibile a questo link: https://www.dailymotion.com/video/x80oovd

Una domenica fruttuosa (A Fruitful Sunday): Protagonisti: Dorothy Pratt, Edward Palgrove. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: Durante una gita domenicale in macchina, una domestica e il suo corteggiatore acquistano un cesto di frutta da un venditore ambulante. In fondo al cesto rinvengono una collana di rubini, del valore di cinquantamila sterline, corrispondente alla descrizione di un gioiello rubato di cui hanno letto sul giornale. I due saranno colti dai dubbi sul da farsi ma il destino gli riserverà una sorpresa inaspettata. Frase memorabile: “La polizia non è così rimbecillita come sembra, in fondo”. Curiosità: Agatha Christie sfrutta abilmente il vocabolo fruitful come riferimento sia alla frutta consumata dai protagonisti che al guadagno che quella giornata spesa insieme gli porta.

The Listerdale MysteryL’avventura del Signor Eastwood (Mr. Eastwood’s Adventure): Protagonisti: Anthony Eastwood, Carmen Ferrarez, Mamma Gibson, Rogers, Ispettore Verrall. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: Anthony Eastwood, aspirante scrittore impegnato a redigere un racconto dal titolo Il mistero del secondo cetriolo, riceve una telefonata da una donna che gli dice di essere in pericolo di vita. Malgrado l’iniziale incredulità si farà coinvolgere dalla vicenda e finirà per ritrovare l’alquanto mediocre ispirazione. Frase memorabile: La parola così indicata dal Destino era “pecora”. Immediatamente, con stupefacente lucidità, un intero racconto nacque nel cervello del signor Eastwood. Una stupenda ragazza, un innamorato morto in guerra, lei rimasta con il cervello non più del tutto a posto, fa il pastore nelle montagne della Scozia… mistico incontro con l’innamorato morto, effetto finale di pecore e raggi lunari. Riferimenti: Citazione di un verso, che Anthony Eastwood storpia, tratto dal Rubáiyát of Omar Khayyám tradotto nel 1859 dal poeta Edward FitzGerald: Domani io sarò me stesso con i dieci millenni di ieri.

La palla dorata (The Golden Ball): Protagonisti: George Dundas, Ephraim Leadbetter, Mary Montresor, Rube Wallace. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: Georges Dundas si prende un giorno di vacanza dal lavoro nel bel mezzo della settimana e viene licenziato dallo zio. Tuttavia, un attimo dopo si imbatte nella ricca Mary Montresor che, alla guida di una bella macchina sportiva e in tono provocatorio, gli chiede se gli piacerebbe sposarla. Il giovane si ritrova così a vivere un’avventura fuori dall’ordinario in un’ipotetica casa in collina in cui la ragazza sognerebbe di vivere con lui. Frase memorabile: “La palla d’oro dell’opportunità ti era stata lanciata, ragazzo mio, e non sei riuscito ad afferrarla”.

The Listerdale MysteryLo smeraldo del rajah (The Rajah’s Emerald): Protagonisti: James Bond, Grace, Claud Sopworth, Il Rajah di Maraputna. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: James Bond (che non ha nulla a che vedere con quello di Ian Fleming) si trova in una località balneare con Grace, la donna che ama. Mentre lei fa la donna di mondo anche grazie a una certa notorietà raggiunta, lui si sente fuori luogo. Intrufolatosi in una cabina privata per cambiarsi i vestiti per fare il bagno, scopre poi, dopo essersi rivestito, di averli scambiati con un altro e nella tasca trova un grosso smeraldo che è appena stato trafugato. Risolverà la questione e si prenderà una rivincita su Grace. Frase memorabile: “C’è qualcosa su questo maledetto menu che non sia finito?”. Riferimenti: In un passaggio il personaggio di James Bond cita la battuta “ringraziare il cielo e digiunare, per l’amore di un brav’uomo”. È tratta dall’Atto terzo, Scena quinta, del Come vi piace di Shakespeare e nell’opera viene pronunciata da Rosalinda.

Il canto del cigno (Swan Song): Protagonisti: Paula Nazorkoff, Signor Cowan, Vera Read, Elise, Signor Roscari. Narratore: Onnisciente in terza persona. Trama: La soprano Paula Nazorkoff viene invitata da Lady Rustonbory a cantare nella sua residenza di campagna. La Lady vorrebbe sentirle cantare Madama Butterfly ma la soprano impone la condizione di cantare obbligatoriamente Tosca. La trama della celebre opera finirà per sconvolgere la vita di tutti e sul palco, anziché la finzione, andrà in scena la tragica realtà. Frase memorabile: “Che bella voce ho! Perfino a Londra ho una bella voce!”. Riferimenti: Vengono citate battute della Tosca e anche dei Pagliacci. Curiosità: 1) Lo stesso contesto operistico lo si ritrova nel racconto Il volto di Elena contenuto in Il misterioso Signor Quin. 2) Nel 2002 la BBC Radio 4 ne ha tratto un radiodramma.

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Agatha Christie: intervista del 1967

La presente intervista è tratta dal quotidiano spagnolo ABC, 29 ottobre 1967. L’autore è José María Moreiro. La traduzione è mia. Il copyright appartiene a ABC.

Intervistatore (In)

Agatha Christie (AC)

Agatha Christie libriIn: “Qual è stato il motivo del suo viaggio?”

AC: “Riposare quattro giorni a Madrid. Sono venuta qui per riposare, non per scrivere”.

In: “Quindi, non è vero che è venuta a scrivere un romanzo ambientato in Spagna?”.

AC: “No, non è vero. È quello che succede ogni volta: se vado in Francia, dicono che sto scrivendo un racconto ambientato in quel paese; se vado a Roma dicono che il mio prossimo romanzo si svolgerà in quella città. Non sto scrivendo alcun romanzo che abbia a che fare con la Spagna, e ne ho già scritti più di sessanta. La mia è una visita privata senza scopi professionali”.

In: “Era già stata qui in passato?”.

AC: “Sì, conosco Granada, Malaga e altre città che ho visitato durante i miei viaggi precedenti”.

In: “Le piacerebbe vivere qui?”.

AC: “Sì. In questi quattro giorni ho visitato Toledo. È una splendida città in cui mi piacerebbe vivere, e probabilmente è una delle visite che mi hanno lasciato il ricordo più bello. È una città magnifica, che possiede anche il patrimonio pittorico di El Greco, un artista che ammiro molto”. […]

In: “Ha guadagnato molti soldi con i suoi romanzi gialli. È già miliardaria?”.

AC: “Hanno tradotto le mie opere in tutte le lingue, ma il Governo Britannico ci ha guadagnato più di me”.

In: “Si definirebbe una persona malinconica?”.

AC: “No, sono una persona normale che scrive romanzi gialli da quando aveva diciotto anni, e che prova lo stesso timore e lo stesso entusiasmo dei suoi lettori di fronte alle trame che concepisce”. […]

In: “Pensa che in futuro il suo nome entrerà in qualche antologia letteraria universale?”.

AC: “No. Il romanzo giallo è un genere passeggero, è letteratura d’intrattenimento, non è adatto per passare alla storia”.

In: “È un genere che rimarrà immutato o è destinato a evolversi?”.

AC: “Come tutte le cose del nostro tempo, è soggetto a grandi mutamenti, e quindi sono sicura che in futuro si evolverà”. […]

In: “Se non avesse avuto successo come romanziera, che mestiere avrebbe fatto?”.

AC: “Di sicuro la musicista o la cantante”.

In: “Qual è il suo musicista preferito?”.

AC: “Sono due. Beethoven e Bach. Mi piace la musica classica”.

In: “Cosa ne pensa dei Beatles?”.

AC: “È un complesso musicale con molta personalità. Molto intelligente. Ma per la mia età fanno troppo baccano”.

In: “Cosa ama di più?”.

AC: “I bambini. Ho una figlia che mi ha dato un nipote che adesso è già sposato. Presto diventerò bisnonna.”.

In: “A che ora preferisce scrivere?”.

AC: “Tutte le mattine, appena alzata”.

In: “Scrive a mano o a macchina?”.

AC: “Sempre a macchina”.

Endless NightIn: “Lo sa che alcune persone hanno dichiarato che è suo marito a scrivere i romanzi?”.

AC: “Sono stata io a scrivere tutte le mie opere. Se lo dicono perché mi considerano fisicamente troppo vecchia, si sbagliano. Il mio cervello funziona perfettamente. Le dirò di più: non permetto mai a mio marito di leggere quello che sto scrivendo finché non è finito. I personaggi di ogni intreccio sono di mia invenzione. Non leggo mai la cronaca nera e non esamino neanche gli archivi della polizia alla ricerca di informazioni”.

In: “Pensa di continuare a scrivere ancora per molto tempo?”.

AC: “Fino alla fine dei miei giorni. Comunque, il meglio che potevo scrivere l’ho già scritto”.

In: “Il suo ultimo romanzo di cosa parla?”.

AC: “Uscirà questa settimana nelle librerie londinesi, sempre che non sia già uscito durante questa mia vacanza in Spagna. Parla soprattutto delle peripezie di un giovane danaroso che si converte in playboy (si riferisce a Nella mia fine è il mio principio, N.d.T.)”.

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Agatha Christie Akhenaton

Il presente articolo è tratto dal quotidiano La Stampa, 13 febbraio 1980. L’autrice è Gaia Servadio.

AkhenatonNotte buia di pioggia fredda a Londra; davanti al Teatro Fountain Abbey, misteriosamente, non c’è una segnalazione che possa illuminare il passante perduto. Si entra in un oscuro corridoio, su per scale misteriose: ed eccoci finalmente nella cornice perfetta per la prima mondiale di una pièce che Agatha Christie scrisse nel 1937 e pubblicò solo nel 1973.

Una novità in tutti i sensi perché, anche se un paio di avvelenamenti giustificano l’interesse della famosa scrittrice di gialli a un soggetto a lei tanto alieno, in questo testo non ci sono misteri da svelare. Anzi. La storia del faraone monoteista del XIII secolo a.C. è portata avanti il più fedelmente possibile per quanto si sapeva dello stravagante e geniale faraone Akhenaton nel 1937, ed allora se ne sapeva ancora meno di oggi.

Recentemente l’interesse per il periodo Amarniano è cresciuto anche per recenti “rivelazioni” archeologiche. Il testo di Agatha Christie è disseminato da educate allusioni all’omosessualità di Akhenaton, allora supposta ed oggi più o meno storicamente stabilita. E sul palcoscenico prende carne questo straordinario faraone che anticipò il monoteismo con il suo messaggio di pace e amore, con la sua “fissazione” di essere il figlio di Aton, dio unico, dio del sole, dio del bene.

Agatha Christie si invaghì del meraviglioso Akhenaton in uno dei suoi molti viaggi in Egitto, viaggi che faceva con il secondo marito, l’archeologo ed egittologo Max Mallowan. Erano andati ad Amarna, la capitale fondata dal faraone che si era allontanato da Tebe. Come è noto era Akhenaton l’autore del bellissimo cantico dei cantici della Bibbia, e Sir Max fu uno degli egittologi che trascrisse i brani rimasti nelle famose grotte sopra ad Amarna.

Agatha Christie non voleva che questo suo testo fosse messo in scena: era lunghissimo ed ha pretese letterarie e filosofiche: in questo allestimento è stato ridotto a due ore e le centinaia di attori sono diventati sette.

In scena Akhenaton (Anthony Homyer) non è la bella creatura allampanata dalle labbra carnose che conosciamo ma un Cristo dai capelli lunghi e neri che porta vestiti pochissimo regali. Anche sua moglie Nefertiti (Jane Holstead) è un po’ donna di casa, benché si muova come un geroglifico egizio. Gli è fedele, poveretta, nonostante l’amore che il regal consorte prova per il capitano Horemheb (Andrew King). La cattiva – traditrice – avvelenatrice è la sorella di Nefertiti, Nezecemut (Nicola Walker); il perfido sacerdote di Aton (Robin Forster) è l’attore più credibile, con un cranio alla Yul Brinner e un trucco da terracotta del medio impero.

AkhenatonNaturalmente sulla scena abbiamo anche il giovane Tutankhamon (Ricardo Pinto), genero di Akhenaton (ma dove sono le figlie?) ben contento di tradire il suocero per prendere il suo posto. Ma il sacerdote di Aton ci fa capire che, dopo aver servito al suo scopo, Tutankhamon verrà avvelenato. Horemheb sarà un migliore faraone per difendere l’Egitto e sopprimere le rivolte.

Un racconto tanto affascinante come quello del faraone che diede vita a una scuola di pittura e di scultura che oggi potremmo definire manierista non può annoiare. La regia di James Gillhouley è eccessivamente scarna e i costumi che avrebbero dovuto rievocare una particolare atmosfera e sottolineare la scuola di Amarna, un po’ troppo “fatti in casa”.

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