Riporto qui di seguito un racconto breve di Stuart M. Kaminsky, tradotto da Gilberto Sacerdoti, ispirato al periodo in cui Agatha Christie scomparve e pubblicato sul quotidiano La Repubblica il 27 giugno 1990.
Le sette di sera di lunedì 13 dicembre 1926 nella Palm Court Room dell’Hydropathic Hotel di Harrogate, North Yorkshire, Inghilterra. Stava facendo un cruciverba, quando il giornale le cadde sul tavolo, davanti agli occhi. Spinse via il giornale e chiese: “Conoscete una parola di sette lettere per perdita di memoria?”.
“Amnesia”, rispose lui, e lei sorrise con gratitudine all’uomo, che aveva riconosciuto come uno dei musicisti della Harry Codd Hydro Dance Band. Aveva pensato subito che fosse lui, quello che suonava la tromba, quello coi capelli scuri e la scriminatura nel mezzo, il cui colletto sembrava sempre un attimo troppo stretto. Aveva circa cinquant’anni, forse un po’ più giovane, e anche quando suonava canzoni allegre come Yes We Have No Bananas e Don’t Bring Lulu, nei suoi occhi azzurri c’era una melanconia che suggeriva ricordi al di là della musica.
“Grazie”, disse, scrivendo qualcosa sul cruciverba con la matita ben temperata.
“Posso sedermi un momento? Stiamo facendo una pausa”.
La donna non lo guardò. Con la mano indicò la sedia di fronte, ed egli si mise a sedere, mentre lei sorseggiava la tazza di tè che le stava davanti.
“Non state scrivendo amnesia”, disse lui. A un tavolo vicino una madre e una figlia sgranocchiavano fette di pane tostato e bevevano succo di pompelmo. La figlia aveva almeno sessant’anni. La madre un’età da lungo tempo obliata.
“Non è di queste parole incrociate”, disse la donna posando la matita e guardando fisso i tristi occhi azzurri dell’uomo che le stava di fronte.
“Mi chiamo Clark, Burt Clark”, disse lui. “Lavoro all’ufficio postale durante il giorno. La sera suono la tromba”.
“Vi rimane poco tempo per la famiglia”, disse lei.
“Mia moglie è morta. Mia figlia è sposata. Vive nel Surrey. Due bambini. Una è piccola”.
“Anch’io ho una bambina piccola”, disse la donna con dolcezza.
“Lo so”, disse Burt Clark. “Elizabeth, la cameriera del turno di giorno, dice che ha visto la fotografia di una bambina sul vostro tavolino. Elizabeth è la figlia di mio fratello Herb. Voi siete….”.
“La signora Neele, Teresa”, disse la donna abbassando gli occhi sul giornale che Burt aveva lasciato cadere sul tavolo.
“È da quando siete arrivata qualche giorno fa che vi osservo, signora Neele”, disse. “Ve ne state qua seduta a far le parole incrociate e ad ascoltarci”.
“E pensate che ho l’aspetto triste e che ho bisogno che mi si tiri un po’ su? Ieri sera ho ballato, come ricorderete, dal momento che mi osservate”.
“Avete ballato nel modo in cui io suono”, disse lui, dando un’occhiata a una coppia che entrava nella stanza in quel momento, il marito un po’ alticcio. “Senza metterci il cuore. Per questo sono un postino e non un musicista con la sua banda, magari a Londra”.
“Suppongo vi sia qualcosa che mi volete far vedere, in questo giornale”, chiese lei. Burt Clark prese il giornale, estrasse di tasca un paio di occhiali da lettura, cercò di aggiustarsi col pollice il colletto troppo stretto e lesse: “È scomparsa da casa sua, The Styles, Sunningdale, Berkshire, la signora Agatha Mary Clarissa Christie, età 35 anni; altezza 5 piedi e sette pollici; capelli rossi tagliati corti con sfumature grigie; carnagione chiara, corporatura esile; vestita di grigio….”. Si fermò, la guardò di sopra gli occhiali e continuò: “Qui c’è la foto. Vi assomiglia”.
“È un’osservazione che hanno fatto in diversi, in questi ultimi giorni, signor Clark”, disse lei, sorridendo gentilmente.
“Certi pensano che sia morta, questa scrittrice che vi assomiglia. Altri dicono che è stata assassinata. E altri che se ne va in giro con una parola di sette lettere che significa perdita di memoria”. Si chinò in avanti, si tolse gli occhiali, se li rimise in tasca e disse a voce bassa: “Quella sua figlia e suo marito devono essere preoccupati. Mi immagino come mi sarei sentito io e come si sarebbe sentita mia figlia, se mia moglie, Costance si chiamava, fosse sparita”.
“Eravate un marito fedele, signor Clark? Scusate. È una domanda sciocca, una domanda indiscreta e conosco la risposta. Lo eravate”.
“Lo ero”, ammise lui. “E dal momento che sono stato indiscreto e voi siete stata così gentile da starmi ad ascoltare, potete essere indiscreta anche voi”.
“C’è una ricompensa di cento sterline da parte di questo stesso giornale per chi trova la signora Christie”, disse la donna.
“Penso che se non vuole che la si trovi, ne ha il diritto”, disse lui. “Quel denaro io non lo toccherei. Però mi preoccuperei per il marito e la figlia”. I membri della banda stavano tornando lentamente alla loro piccola pedana dietro le palme in vaso. Burt si girò a guardarli.
“Signor Clark, io ho una mia teoria sulla signora Christie. Vi piacerebbe ascoltarla?”.
“Molto”, disse lui. “Ho sentito dire che il marito ha una… una donna giovane, una donna che si chiama Nancy Neele. Una vostra parente, signora Neele?”.
“Una coincidenza, signor Clark. La signora Christie non vuole perdere suo marito, non vuole che sua figlia perda suo padre. La mia teoria è che la signora Christie sia scomparsa per richiamare l’attenzione su questa situazione, sull’esistenza e la minaccia della signorina Neele, nella speranza che quando verrà trovata la stampa abbia scoperto questa liaison, e che di fronte allo scandalo pubblico la signorina Neele si ritiri di scena e il signor Christie, di fronte all’angoscia della moglie, ritorni da lei e il matrimonio continui”.
“Burt”, sussurrò una voce dalla pedana della banda, “cinque minuti”. “Capito”, sussurrò di rimando Burt.
“Una buona teoria”, disse, tornando a rivolgersi alla donna. “Ma non credo che le gioverà. Ho visto una fotografia del colonnello Christie, e ho sentito un po’ di cose su di lui. Se lo vuol sapere non mi sembra un uomo da passare il resto della vita come marito della famosa Miss Agatha. Se la vostra teoria è giusta, credo che alla fine non funzionerà”. Burt si alzò.
“Allo stesso tempo”, disse la donna, “credo anche che la signora Christie possa avere un’amnesia”.
“Bisogna stare attenti con queste cose”, disse lui, raccogliendo il giornale. “Avevo un amico, Tony Williams, che lavorava all’ufficio postale. Faceva finta di essere un po’ pazzo, così, tanto per fare. Tanto per ridere, intendiamoci. Io gli dissi, sta’ attento Tony. Ma lui diceva che era solo un gioco, una fantasia, e rideva. Be’, la fantasia è continuata e ha vinto. Capite, non sapeva più dove finiva il gioco e dove cominciava la realtà”.
“E che ne è stato di Tony?”, chiese la donna.
“Una sera uscì in strada e cominciò a dirigere il traffico completamente nudo. L’ha preso la polizia. La fantasia aveva vinto, capite. Devo tornare per gli ultimi pezzi. È il momento dei valzer”.
“Grazie, signor Clark”.
“Il piacere è mio, signora Neele”.
“Signor Clark”, aggiunse la donna, mentre lui faceva per andarsene. “Arriva un momento in cui anche le fantasie sono reali. Sono convinta che la signora Christie verrà trovata molto presto, che vuole essere trovata, vuole essere salvata dalla sua…”
“Amnesia”, suggerì lui con un sorriso triste.
“Amnesia”, convenne lei.
Mentre la Harry Codd Hydro Dance Band suonava Il Danubio azzurro e la vecchia madre con la figlia parlavano sottovoce fuori dalla stanza, la donna nota come signorina Teresa Neele cercò di finire il suo cruciverba. Per la prima volta nella vita scoprì di esserne incapace, lo lasciò perdere, e si mise a guardar fisso gli occhi azzurri di Burt Clark, il trombettista postino.