Articoli con tag: riferimenti letterari

Le fatiche di Hercule (The Labours of Hercules)

Sintesi: Durante un incontro con il dottor Burton, Hercule Poirot dichiara di voler andare in pensione per poi dedicarsi alla coltivazione delle zucche. Il dottor Burton, però, non gli crede e gli cita le fatiche di Ercole suscitando in lui la curiosità per la mitologia greca e inducendolo ad accettare dodici casi in giro per il mondo, dal significato simbolico, prima del ritiro definitivo.

Curiosità: Nel prologo si cita il “fratello” di Poirot, Achille, già visto nel romanzo Poirot e i quattro (1927).
L’episodio, dal medesimo titolo, della serie tv dedicata all’investigatore belga presenta una trama completamente diversa da quella del romanzo a causa delle numerose difficoltà di adattamento del testo incontrate dagli sceneggiatori.

Cerbero

La corrispondenza tra le fatiche di Ercole e i casi accettati da Hercule Poirot è la seguente:

1) Il leone nemeo: Il caso del cane pechinese;
2) L’idra di Lerna: Il caso del pettegolezzo malevolo;
3) La cerva dalle corna d’oro: Il caso della ragazza scomparsa:
4) Il cinghiale d’Erimanto: Il caso del pericoloso assassino;
5) Le stalle di Augia: Il caso dell’uomo politico dal comportamento truffaldino;
6) Gli uccelli stinfali: Il caso delle ricattatrici;
7) Il toro cretese: Il caso dell’uomo che si crede affetto da pazzia;
8) Le cavalle di Diomede: Il caso delle ragazze coinvolte in un brutto giro;
9) La cintura di Ippolita: Il caso del quadro di Rubens;
10) Il gregge di Gerione: Il caso della setta che elimina donne ricche e sole;
11) I pomi delle Esperidi: Il caso del calice rubato;
12) La cattura di Cerbero: Il caso del giro di droga nel night-club, con tanto di cane di nome Cerbero.

Riferimenti intertestuali:

1) Riferimento al personaggio di Sherlock Holmes creato da Sir Arthur Conan Doyle:
“Stavo pensando a una conversazione immaginaria. Vostra madre e la defunta signora Holmes, sedute a cucire piccoli indumenti da neonato oppure a lavorare a maglia: “Achille, Hercule, Sherlock, Mycroft…”.
Poirot non riuscì a condividere il divertimento dell’amico.
(pag. 10, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

2) Riferimento a Omero, Iliade, canto XXIII (Mèti d’àute kybernètes enì òinopi ponton nea thoèn ithynei erechthomènen anémoisi):
Recitò con voce sonora e poi tradusse: E di nuovo con la sua bravura, il pilota raddrizza sul mare dal colore del vino la nave veloce squassata dai venti.
(pag. 13, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

Robin Hood3) Riferimento alla figura dell’eroe popolare britannico Robin Hood:
“Be’ capite, signor Poirot, tutto questo… tutto questo mi ha sconvolto e ho avuto l’impressione che portar via un po’ di soldi a questa gente che, in realtà, non ne sente affatto la mancanza e non è neanche stata troppo scrupolosa nel guadagnarli… be’, ecco, non mi sembrava quasi neppure un’ingiustizia”.
Poirot mormorò: “Una moderna Robin Hood!”.
(pag. 43, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

4) Riferimento al poema sinfonico Il cigno di Tuonela del 1895 di Jean Sibelius (1865-1957):
“… Ha avuto una relazione con Katrina. Katrina Samoushenka. Devi averla vista. Oh, mio caro… troppo deliziosa! Una tecnica incantevole. Il cigno di Tuonela. Possibile che tu non l’abbia visto? Con il mio décor!”.
(pag. 91, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

5) Riferimento alla nursery rhyme Twinkle, Twinkle Little Star di Jane Taylor nella versione parodiata dal Cappellaio matto in Alice nel paese delle meraviglie:
Come un ebete, lasciò che gli frullassero nel cervello i versi di una canzoncina da bambini: “Lassù sopra il mondo, in alto, in alto/ Come un vassoio nel ciel di cobalto”.
(pagg. 109-110, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

6) Riferimento alla fiaba del Brutto anatroccolo di Hans Christian Andersen (1805-1875):
Tirò fuori di tasca una bottiglietta, una spugna e qualche straccetto e disse: “Prima, però, vi devo raccontare una piccola storia, mademoiselle. Assomiglia a quella del brutto anatroccolo che si è trasformato in cigno”.
(pagg. 252-253, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

7) Riferimento alla mitologica figura delle Amazzoni:
Fu circondato, aggredito, sopraffatto da una folla di ragazze, grasse, magre, brune e bionde. “Mon Dieu!”, mormorò, “Ma questo è proprio un assalto delle Amazzoni!”.
(pag. 256, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

Le fatiche di Hercule8) Riferimento al proverbio Toma lo que quieras y paga por ello (Take what you want and pay for it). In Spagna è abbastanza noto ma, ancora oggi, non è dato sapere se la sua origine sia effettivamente spagnola oppure no:
Emery Power disse: “Quando voglio un oggetto, sono disposto a pagarlo, signor Poirot”.
Hercule Poirot disse sottovoce: “Conoscerete senz’altro il proverbio spagnolo che dice Prendi quello che vuoi, e pagalo, dice il Signore”. Per un attimo il finanziere si accigliò, un lampo di collera gli illuminò gli occhi.
(pag. 284, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1981)

Categorie: Agatha Christie, Hercule Poirot | Tag: , , , , , | 3 commenti

Poirot e la strage degli innocenti (Halloween Party)

Sintesi: Ariadne Oliver, visibilmente sconvolta, si reca da Poirot per raccontargli quanto accaduto durante la festa di Halloween: una ragazzina di dodici anni, Joyce, è stata trovata morta affogata, in biblioteca, con la testa all’interno di un secchio di zinco, pieno d’acqua, contenente le mele utilizzate per l’omonimo gioco. Durante i preparativi della festa, la giovane aveva dichiarato di aver assistito a un omicidio avvenuto qualche tempo prima. Poirot cerca di ottenere preziose informazioni facendosi aiutare dal Sovrintendente Spence, ormai non più in attività. Nel corso delle indagini, tuttavia, anche il fratello di Joyce, Leopold, viene trovato morto dopo essere stato spinto in un torrente. Poiché la serie di omicidi sembra inarrestabile, Poirot si rende conto di dover trovare la soluzione quanto prima. Curiosità: È il romanzo con il maggior numero di vittime minorenni e questo ne aumenta la drammaticità.
Il volume è dedicato allo scrittore comico P.G. Wodehouse: “I cui libri e le cui storie hanno illuminato la mia vita per tanti anni”.

Poirot e la strage degli innocentiRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento a un’altra avventura di Hercule Poirot narrata in Fermate il boia (in originale Mrs McGinty’s Dead):
“La signora Oliver? Francamente non la ricordo”.
“Scrive dei romanzi. Romanzi polizieschi. Pensateci bene. L’avete incontrata parecchio tempo fa, proprio quando mi avete convinto a indagare sull’assassinio della signora McGinty. Non avrete dimenticato la signora McGinty, vero?”
“Mio Dio, no. Ma è successo tanti anni fa… mi avete fatto un grande favore, quella volta, proprio un grande favore, Poirot. Sono venuto a chiedervi aiuto e voi non mi avete deluso”.
(pag. 36, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

2) Riferimento alla favola di Esopo (620 a.C. – 564 a.C.) Lo scherzo del pastore:
“Potresti sbagliarti”, le disse suo fratello.
“Certo”, replicò lei. “Chiunque può sbagliarsi. È come in quella vecchia storia del ragazzo che gridava “Al lupo”. Nessuno gli credeva più e così, quando il lupo venne davvero, se lo prese”.
(pag. 65, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

3) Riferimento alle storie narrate nella raccolta di racconti Le fatiche di Hercule (The Labours of Hercules):
Il suo pensiero riandò ad alcune avventure che aveva vissuto molti anni prima e chiamato “Le fatiche di Hercule”. In un certo senso, si disse, quello dove si trovava non era un giardino inglese. Aveva un’atmosfera speciale, e lui si sforzò di catturarla, di definirla. Era un’atmosfera fatta di magia, d’incanto, di bellezza, una bellezza insieme schiva e selvaggia.
(pagg. 98-99, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

4) Riferimento al personaggio di Miranda, della Tempesta di Shakespeare, e, in particolare, all’atto quinto, scena prima, in cui il personaggio esclama: Oh, wonder! How many goodly creatures are there here! How beauteous mankind is! O brave new world, That has such people in ’t!:
“Come ti chiami?”.
“Miranda”.
“Un nome che ti si addice”, osservò Poirot.
“State pensando a Shakespeare?”.
“Sì. Lo studi a scuola?”.
“La signorina Emlyn ce ne ha letto qualcosa. Io ho chiesto alla mamma di darmi qualche altra sua opera. Mi piace molto. Ha un ritmo meraviglioso. “Un mirabile mondo nuovo…”. Ma non esiste nulla di simile, vero?”.
(pag. 105, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

Poirot e la strage degli innocenti5) Riferimento al mito di Teseo e Arianna con conseguente abbandono di lei sull’isola di Nasso:
“Mi era piaciuto molto il tuo nome, Ariadne. Mi sembrava tanto intonato al luogo”.
“Sì, credo che sia un nome greco”, disse la signora Oliver. “È proprio mio, sai, non uno pseudonimo letterario. Ma non mi è mai successo niente in linea con questo nome. Nessun amante mi ha abbandonata su un’isola greca come era accaduto alla mitica Ariadne”.
(pag. 110, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

6) Riferimento alla storia di Giuditta e Oloferne, contenuta nel Libro di Giuditta:
“Non si può essere sempre all’altezza del proprio nome”, disse la signora Butler.
“No, hai ragione. Non riesco a immaginarti mentre tagli la testa al tuo amante, Judith. Come ha fatto la tua omonima della Bibbia con Oloferne, se non sbaglio”.
(pag. 110, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

7) Riferimento alla storia di Giaele e Sisara, contenuta nel Libro dei giudici:
“Chi è stato quello che ha conficcato dei chiodi nella testa di qualcun altro? Jael o Sisera. Non ricordo mai chi dei due è l’uomo e chi la donna. Jael è la donna, credo. Ma come si fa a chiamare Jael una bambina?”.
(pag. 111, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

8) Riferimento a una nota nursery rhyme inglese, probabilmente composta alla fine dell’Ottocento: My mother said that I never should / Play with the gypsies in the wood; / If I did, she would say, / Naughty girl to disobey:
“La mamma non vuole che giochi nel bosco con dei bambini che non conosco”.
(pag. 115, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

9) Riferimento alla nursery rhyme Ding, Dong, Bell il cui titolo appare anche, come ritornello, nella Tempesta (atto primo, scena seconda: Sea nymphs hourly ring his knell: Hark! Now I hear them – Ding, dong, bell) e nel Mercante di Venezia (atto terzo, scena seconda: Let us all ring fancy’s knell; I’ll begin it – Ding, dong, bell) di Shakespare: Ding, Dong, Bell, Pussy’s in the well. Who put her in? Little Johnny Green:
“Mi siete stata utilissima, invece”, replicò Poirot. “Che ne è stato di quella ragazza straniera che, a quanto dicono, sarebbe fuggita?”.
“Non è arrivata molto lontano, secondo me. Conoscete quella canzoncina che dice Din don da, nel pozzo il micio sta?. Io la penso così, almeno”.
(pag. 160, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

10) Riferimento al Macbeth di Shakespeare:
“Aveva tutte le qualità necessarie”, dichiarò Poirot. “Mi sono chiesto spesso che tipo di donna fosse Lady Macbeth. Be’ credo di averla incontrata”.
(pag. 219, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

Poirot e la strage degli innocenti11) Riferimento al mito di Narciso e a una canzone francese a lui dedicata:
“Quanto all’amore… lui amava solo se stesso. Era Narciso. C’è una vecchia canzone francese che ho sentito tanti anni fa…”.
Poirot canterellò sottovoce:
Regarde, Narcisse
Regarde dans l’eau…
Regarde, Narciesse, que tu es beau
Il n’y a au monde
Que la Beauté
Et la Jeunesse,
Hélas !
Et la Jeunesse…
Regarde, Narcisse…
Regarde dans l’eau…
(pag. 221, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

12) Riferimento al mito di Ifigenia e alla decisione di suo padre, Agamennone, di sacrificarla:
Indicò una parola scritta in alto, nell’angolo a sinistra.
Judith Butler lesse lentamente: “Ifigenia”.
“Sì, Ifigenia. Agamennone sacrificò sua figlia per avere in cambio un vento che portasse le navi a Troia. Michael avrebbe sacrificato Miranda per avere un nuovo giardino dell’Eden”.
(pag. 226, traduzione di Tina Honsel per Mondadori, 1940)

Categorie: Agatha Christie, Hercule Poirot | Tag: , , , , | 3 commenti

Le porte di Damasco di Agatha Christie e il problema delle traduzioni

Postern of fateCapita spesso, nella vita di tutti i giorni, di porsi un obiettivo e poi, per un motivo o per l’altro, di ritrovarsi a perseguirne uno totalmente diverso. È quanto è capitato a me, in questo periodo, durante la lettura del romanzo di Agatha Christie Le porte di Damasco. L’idea di partenza era quella, oltre che di godersi la lettura, di evidenziare i diversi riferimenti intertestuali contenuti nell’opera. Invece, mi sono ritrovata, per l’ennesima volta a dover “litigare” con la traduzione italiana.

Le porte di Damasco può essere definito uno dei romanzi minori della Christie, in quanto non ha per protagonisti Hercule Poirot o Jane Marple, molto più noti al pubblico italiano, ma la coppia di investigatori, nonché marito e moglie, Tommy e Tuppence Beresford. Quest’opera è la quinta, e ultima, della serie che li riguarda e una delle più divertenti e spensierate. Il problema, tuttavia, non è per l’appunto costituito da Tommy e Tuppence o dalla storia, ma dal modo discutibile in cui è stata realizzata la traduzione.

Vivo da tempo con la consapevolezza che la cosiddetta letteratura disimpegnata non merita, per certi editori, lo stesso rispetto riservato alla letteratura alta. Però, chissà perché, mi illudevo che un giorno, magari di questo 2015, le numerose riedizioni dei volumi di Agatha Christie avrebbero raggiunto la tanta agognata perfezione. E con perfezione non intendo una fedeltà di traduzione millimetrica, ma il rispetto del testo dell’autrice e, soprattutto, il rispetto dell’autrice stessa. Invece no. Mi sono trovata di fronte a un’altra di quelle scelte editoriali in conseguenza delle quali i riferimenti intertestuali vengono o eliminati, o modificati o nemmeno colti nel loro significato.

È cosa nota che gli editori odiano, per principio, gli elenchi e le citazioni. E questo perché pensano: “Se il lettore si trova davanti un elenco, inizia ad annoiarsi e la lettura perde di scorrevolezza”. Certo. Però io reclamo il diritto supremo del lettore di decidere se leggersi l’elenco o saltarlo a piè pari. Perché a nessuno è mai passato per la testa di omettere gli elenchi presenti nel Nome della rosa di Umberto Eco, in particolare la lunghissima descrizione del portone della chiesa davanti al quale Adso va quasi in estasi ma la maggior parte dei lettori proprio no? Perché fanno parte dello stile del romanzo e ometterli significherebbe rovinarlo. Ecco. Invece, appena Agatha Christie inizia un elenco, nella traduzione automaticamente salta. Questo perché si suppone che tale lista non abbia uno scopo preciso se non quello di tediare il lettore. E qui casca l’asino; perché gli elenchi stilati dalla Christie, e non sono molti nella vastità della sua opera, hanno quasi sempre un legame con la sua vita:

I libri di fiabe avevano una parte molto importante nella mia vita. Zia-nonnina me li regalava abitualmente per il mio compleanno e a Natale. The Yellow Fairy Book, The Blue Fairy Book, ecc. Io li amavo molto e li leggevo senza mai stancarmi. C’era anche una raccolta di storie di animali, sempre di Andrew Lang, tra cui quella di Androclo e il Leone, che mi piacevano molto.
Suppergiù in quel periodo iniziò il mio lungo rapporto con la signora Molesworth, l’importante scrittrice di libri per bambini. Questi libri mi hanno accompagnato per molti anni e, quando li ho riletti in età adulta, mi sono sembrati molto buoni. Probabilmente i bambini d’oggi li troverebbero antiquati, ma le storie che raccontano sono ben costruite e colorite. C’erano Carrots, Just a Little Boy e Her Baby per i piccolissimi, e altre fiabe di vario genere. Ancor oggi posso rileggere The Cuckoo Clock e The Tapestry Room. Quello che preferivo, Four Winds Farm, adesso lo trovo molto noioso e mi chiedo come potesse piacermi tanto.
(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Arnoldo Mondadori Editore, 1978, pp. 59-60)

Postern of fateNel caso del succitato Le porte di Damasco, i libri elencati sono proprio i testi da lei menzionati nella sua autobiografia e a cui era molto affezionata:

“Well, as I said, when I thought of reading ‘Androcles and the Lion’ again – it came in a book of stories about animals, I think, by Andrew Lang – oh, I loved that. And there was a story about ‘A day in my life at Eton’ by an Eton schoolboy. I can’t think why I wanted to read that, but I did. It was one of my favourite books. And there were some stories from the classics, and there was Mrs. Molesworth, The Cuckoo clock, Four Winds Farm…”
“Well, that’s all right,” said Tommy. “No need to give me a whole account of your literary triumphs in early youth”.
“What I mean is”, said Tuppence, “that you can’t get them nowadays. I mean, sometimes you get reprints of them, but they’ve usually been altered and have different pictures in them. Really, the other day I couldn’t recognize Alice in Wonderland when I saw it. Everything looks so peculiar in it. There are the books I really could get still. Mrs. Molesworth, one or two of the old fairy books – Pink, Blue and Yellow – and then, of course, lots of later ones which I’d enjoyed. Lots of Stanley Weyman’s and things like that. There are quite a lot here, left behind”.
(Agatha Christie, Postern of Fate, HarperCollins 1973, pp. 6-7)

La traduzione italiana, in compenso, è questa:

“Sì. Oltre alla storia di Androclo e il leone ho trovato un’altra delle mie letture preferite, un romanzetto, A scuola a Eton. Poi ci sono Il giardino segreto e La principessa povera della Hodgson Burnett”.
“Non elencarmi tutti i miti che porti con te dall’infanzia”.
“Sono volumi che ormai è difficile trovare. Nelle ristampe il testo è spesso tagliato e le illustrazioni sono diverse. Alice nel paese delle meraviglie è diventato irriconoscibile. Invece, qui ho trovato due o tre vecchie raccolte di fiabe che sono…”
(Agatha Christie, Le porte di Damasco, traduzione di Luciana Crepax, Arnoldo Mondadori Editore, 1986, p. 7)

La domanda che mi pongo è: il testo di cui sopra cos’è? una traduzione? un adattamento? un colpo di forbici? Posso giustificare il fatto che la scrittrice britannica Mary Louisa Molesworth (1839-1921) venga sostituita dalla più nota in Italia Frances Hodgson Burnett (1849-1924) che, in fondo, è pur sempre di origine britannica e risale allo stesso periodo, ma lo scozzese Andrew Lang (1844-1912) e il britannico Stanley Weyman (1855-1928) che fine fanno? Evidentemente non meritavano l’attenzione dell’editore.

La situazione diventa ancora più paradossale nel capitolo dieci intitolato Introduction to Mathilde, Truelove and KK. Il motivo di un simile titolo ce lo spiega, ancora una volta, Agatha Christie stessa nella sua autobiografia:

“Nei giorni di pioggia, invece, c’era Mathilde. Mathilde era un grande cavallo a dondolo che era stato regalato ai miei fratelli nel periodo in cui erano vissuti in America. Trasportato in Inghilterra, si era ridotto l’ombra di se stesso, senza più criniera, senza più vernice, senza più coda, ed era stato relegato in una piccola serra, addossata alla casa, niente a che vedere con la serra vera e propria, una costruzione pretenziosa, zeppa di vasi di begonie, gerani, felci di ogni tipo e in cui c’erano persino alcune grandi palme. La serra piccola, chiamata chissà perché K.K. (forse Kai Kai?) era priva di piante e ospitava, invece, mazze da croquet, cerchi, palle, sedie da giardino rotte, vecchi tavoli di ferro dipinto, una rete da tennis bucata e, infine, Mathilde. […]
Mathilde aveva un compagno, Truelove, anch’esso di origine transatlantica. Truelove era un cavallino dipinto a cui era attaccato un carretto a pedali, ma il meccanismo era stato fermo troppi anni per funzionare”.
(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Arnoldo Mondadori Editore, 1978, p. 63)

Agatha Christie - la mia vitaIn Introduction to Mathilde, Truelove and KK i tre oggetti entrano a far parte dell’intreccio del romanzo e del mistero sul quale Tuppence sta indagando:

“Ah, you mean that there, do you?”
Tuppence said yes, she did mean that there.
“Kay-kay”, said Isaac.
Tuppence looked at him. Two letters of the alphabet such as KK really meant nothing to her.
“What did you say?”.
“I said KK. That’s what it used to be called in old Mrs. Lottie Jones’s time”. […]
“Is it just two letters?”.
“No. I think it was something different. I think it was two foreign words. I seem to remember now K-A-I and then another K-A-I. Kay-kay, or Kye-kye almost, they used to say it. I think it was a Japanese word”.
“Oh,” said Tuppence. “Did any Japanese people ever live here?”.
“Oh no, nothing like that. No. Not that kind of foreigner”. […]
Mathilde was a rather-splendid looking horse even in decay. […] “Ah, they loved that, you know. Miss Jenny, she used to ride it day after day”. “Who was Miss Jenny?”. “Why, she was the eldest one, you know. She was the one that had the godfather as sent her this. Sent her Truelove, too”.
(Agatha Christie, Postern of Fate, HarperCollins 1973, pp. 56-58)

Nella traduzione italiana non solo non viene rispettato lo scambio di battute ma Truelove e KK diventano Paloma e Caaba. La conseguenza è che si perde il riferimento all’infanzia dell’autrice e si distrugge, senza un motivo logico, la magia di quell’atmosfera. La civiltà giapponese lascia spazio a quella araba e quindi il lettore italiano si trova di fronte a una “bella” Caaba (ossia cubo) che ha anche un significato religioso ma che, in questo contesto, non c’entra nulla:

“Sarebbe questa la serra?”
“Sì, perché?”
“Non è la serra, è la Caaba, la chiamava così la signora Lottie Jones”. […]
“Come si chiama, Caaba? Con la C, o con la K?”.
“Loro dicevano Caaba, come si scrive non lo so. Credo sia una parola araba”.
“Ci sono stati arabi, qui?”.
“No, stranieri sì, ce ne sono stati, ma non arabi”. […]
Mathilde era un bellissimo cavallo, quasi a grandezza naturale. Era molto sciupato […] “Come si divertivano i ragazzi! Miss Jenny ci passava le giornate”. “Chi era Jenny?”. “La maggiore. Il padrino l’aveva regalato a lei. E anche la Paloma”.
(Agatha Christie, Le porte di Damasco, traduzione di Luciana Crepax, Arnoldo Mondadori Editore, 1986, pp. 54-56)

La prima traduzione italiana di Le porte di Damasco risale al 1986, mentre l’originale è del 1973, ragion per cui, dal mio punto di vista, la casa editrice che detiene i diritti per l’Italia aveva tutto il tempo per rieditare il volume in una traduzione aggiornata. Evidentemente, il fatto che le opere dell’autrice inglese siano tra le più lette al mondo non è un motivo sufficiente per dimostrare, nei loro confronti, il rispetto che si meritano.

Categorie: Agatha Christie | Tag: , , , | 1 commento

Agatha Christie e le filastrocche infantili (Agatha Christie and Nursery Rhymes)

Poirot non sbagliaSi riporta, qui di seguito, un elenco dettagliato dei romanzi di Agatha Christie in cui l’autrice ricorre all’utilizzo di almeno una nursery rhyme:

1) Dieci piccoli indiani (1939): And Then There Were None anche nota come Ten Little Niggers. È la filastrocca che determina la lunga serie di omicidi perpetrati dall’assassino: Ten little Indian Boys went out to dine;/One choked his little self and then there were nine./Nine little Indian Boys sat up very late;/One overslept himself and then there were eight./Eight little Indian Boys travelling in Devon;/One said he’d stay there and then there were seven./Seven little Indian Boys chopping up sticks;/One chopped himself in halves and then there were six./Six little Indian Boys playing with a hive;/A bumblebee stung one and then there were five./Five little Indian Boys going in for law;/One got in Chancery and then there were four./Four little Indian Boys going out to sea;/A red herring swallowed one and then there were three./Three little Indian Boys walking in the zoo;/A big bear hugged one and then there were two./Two little Indian Boys sitting in the sun;/One got frizzled up and then there was one./One little Indian Boy left all alone; He went out and hanged himself and then there were none.

2) Poirot non sbaglia (1940): One, Two, Buckle My Shoe. È la filastrocca da cui è tratto il titolo originale del romanzo e le cui strofe scandiscono i vari capitoli, viene abitualmente utilizzata per insegnare ai bambini a contare: One, two, buckle my shoe/Three, four, close the door/Five, six, pick up sticks/Seven, eight, lay them straight/Nine, ten, a good fat hen/Eleven, twelve, men must delve/Thirteen, fourteen, maids a-courting/Fifteen, sixteen, maids in the kitchen/Seventeen, eighteen, maids are waiting/Nineteen, twenty, my plate empty. Nella traduzione di Alberto Tedeschi è resa nel modo seguente: Uno, Due, mettimi una fibbia sulla scarpa/Tre, Quattro, chiudi la porta/Cinque, Sei, raccogliere stecchetti/Sette, Otto, disporli nell’ordine giusto/Nove, Dieci, una bella pollastra/Undici, Dodici, gli uomini devono scavare/Tredici, Quattordici, le fanciulle sono innamorate/Quindici, Sedici, le ragazze in cucina/Diciassette, Diciotto, zitelle in attesa/Diciannove, Venti, ho il piatto vuoto.

3) Il ritratto di Elsa Greer (1942): This Little Piggy. Hercule Poirot fa un collegamento mentale tra il caso che sta affrontando e questa filastrocca infantile che viene utilizzata come conta sulle dita: This little piggy went to market,/This little piggy stayed home,/This little piggy had roast beef,/This little piggy had none,/And this little piggy went wee wee wee all the way home. Nella traduzione di Beata della Frattina, viene resa nel modo seguente: Questo porcellino andava al mercato/Questo porcellino se ne stava a casa/Questo porcellino mangiava l’arrosto/Questo porcellino non aveva niente/Questo porcellino gridava ahi… ahi… ahi.

Little Boy Blue4) Alla deriva (1948): Little Boy Blue. Nel romanzo, Mrs. Cloade afferma che questa celebre nursery rhyme le è stata comunicata dagli spiriti come messaggio: Little Boy Blue,/Come blow your horn,/The sheep’s in the meadow,/The cow’s in the corn;/Where is that boy/Who looks after the sheep?/Under the haystack/Fast asleep./Will you wake him?/Oh no, not I,/For if I do/He will surely cry. Si pensa, ma non è assodato, che questa filastrocca sia nata come propaganda contro il cardinale Thomas Wolsey (1475-1530).

5) È un problema (1949): There Was a Crooked Man. Datata 1842 e riferita ai rapporti burrascosi tra inglesi e scozzesi. Da essa deriva il titolo originale del romanzo, Crooked House: There was a crooked man and he walked a crooked mile,/He found a crooked sixpence upon a crooked stile/He bought a crooked cat , which caught a crooked mouse/And they all lived together in a little crooked house.

6) Tre topolini ciechi e altre storie (1950): Three Blind Mice. Nel racconto dal medesimo titolo compare la filastrocca omonima, datata 1805 e riferita a Mary la sanguinaria che fece bruciare sul rogo tre suoi oppositori: Three blind mice, Three blind mice/See how they run, see how they run/They all ran after the farmer’s wife/Who cut off their tails with a carving knife/Did you ever see such a sight in your life/As three blind mice?

7) Polvere negli occhi (1953): Sing a Song of Sixpence. Il titolo originale del romanzo è tratto da uno dei versi della filastrocca, pubblicata per la prima volta nel 1744: Sing a song of sixpence, A pocket full of rye, Four and twenty blackbirds Baked in a pie./When the pie was opened The birds began to sing— Wasn’t that a dainty dish To set before the king?/The king was in the counting-house Counting out his money, The queen was in the parlor Eating bread and honey,/The maid was in the garden Hanging out the clothes. Along came a blackbird And snipped off her nose. Nella traduzione di Grazia Maria Griffini è stata resa come segue: Canta una canzone da sei soldi, una tasca piena di segale. Ventiquattro merli chiusi dentro una focaccia./Quando la focaccia è stata tagliata i merli si sono messi a cantare. Non era degno di un re un piatto così pregiato?/Il re stava nella stanza del tesoro a contare le sue monete, La regina era in salotto a mangiare pane e miele./La servetta era in giardino a stendere il bucato, quando è arrivato un uccellino a beccarle via il nasino.
Curiosità: La medesima filastrocca compare anche nel racconto Canta una canzone da sei soldi pubblicato nella raccolta Il mistero di Listerdale (o di Lord Listerdale) e altre storie (1934) e anche nel racconto La torta di more pubblicato nella raccolta Il caso del dolce di Natale e altre storie (1960).

Agatha Christie

8) Poirot si annoia (1955): Hickory Dickory Dock. È la filastrocca da cui è tratto il titolo originale del romanzo, è datata 1744 e viene abitualmente insegnata ai bambini in età prescolare affinché imparino lo scorrere del tempo: Hickory Dickory Dock/The mouse ran up the clock/The clock struck one/The mouse ran down/Hickory Dickory Dock. Nel testo originale la filastrocca è riportata in esergo, nella traduzione italiana viene omessa.

9) Sfida a Poirot (1963): For Want of a Nail. Hercule Poirot cita questa filastrocca, datata 1390 e poi ripresa anche da Benjamin Franklin nel suo saggio The Way to Wealth (1758), in riferimento al fatto che solo una persona poteva avere giustificati motivi per commettere un certo omicidio: For want of a nail the shoe was lost/For want of a shoe the horse was lost/ For want of a horse the rider was lost/For want of a rider the battle was lost/For want of a battle the Kingdom was lost/ And all for the want of a horseshoe nail. Nella traduzione di Moma Carones viene resa come segue: Al ferro di cavallo mancava un chiodo,/e per la mancanza di quel ferro si perdette il cavallo,/mancando il cavallo la battaglia fu perduta,/e per quella sconfitta si perdette anche il Regno./E tutto perché mancava un chiodo al ferro di cavallo.

Five little pigs10) Sono un’assassina? (1966): Rub-a-dub-dub. Nursery rhyme, risalente al 1798, che balena nella mente di Poirot mentre cerca di capire il comportamento della ragazza protagonista del libro: Rub-a-dub-dub, Three men in a tub, And who do you think they were? The butcher, the baker, The candlestick-maker, They all sailed out to sea, ‘Twas enough to make a man stare. Nella traduzione di Grazia Maria Griffini è riportata nel modo seguente: Rub a dub dub, tre uomini in una tinozza/e chi credete che siano?/Un macellaio, un fornaio e un candelaio…

11) Sono un’assassina? (1966): Pat-a-cake, pat-a-cake, baker’s man. Filastrocca del 1698 di cui Poirot realizza una parodia, unendola alla precedente Rub-a-dub-dub, in riferimento all’indagine di cui si sta occupando (Pat a cake, pat, three girls in a flat / And who do you think they be? / A Personal Aide and a girl from the Slade And the Third is a…): Pat-a-cake, Pat-a-cake, baker’s man/Bake me a cake as fast as you can/Pat it and prick it and mark it with “B”/ And put it in the oven for Baby and Me. Nella traduzione di Grazia Maria Griffini la parodia è riportata nel modo seguente: Impasta la torta, impasta, tre ragazze nella stessa casa/e chi credete che siano?/una segretaria privata e una ragazza che viene da Slade/e la terza è una…

12) I primi casi di Poirot (1974): Nel racconto Come va il vostro giardino?, già pubblicato in precedenza nel volume In tre contro il delitto (1939), compare la filastrocca Mary, Mary, Quite Contrary. Il titolo del racconto, infatti, è tratto da uno dei versi di questa nursery rhyme: Mary, Mary quite contrary/How does your garden grow?/With silver bells and cockle shells/And pretty maids all in a row. La filastrocca si riferiva, verosimilmente, a Mary la sanguinaria e al suo modo di perseguire gli oppositori religiosi.

13) I primi casi di Poirot (1974): Nel racconto Il mistero di Market Basing compare la filastrocca The rabbit has a charming face: The rabbit has a charming face: Its private life is a disgrace/I really dare not name to you/The awful things that rabbits do;/Things that your paper never prints/You only mention them in hints/They have such lost, degraded souls/No wonder they inhabit holes;/When such depravity is found/It only can live underground.

Categorie: Agatha Christie, riferimenti letterari | Tag: , , , , , , , | 2 commenti

Come uccide Agatha Christie (Agatha Christie’s Killing Methods)

Grazie alle sue conoscenze farmacologiche, Agatha Christie seppe introdurre nelle trame gialle dei suoi romanzi e racconti un gran numero di sostanze, fino ad allora sconosciute alla maggior parte dei lettori, utilizzate per eliminare uno o più personaggi e dare avvio alle indagini. Si riporta, qui di seguito, l’elenco principale di tali sostanze tratto dallo studio della spagnola Carolina-Dafne Alonso-Cortés, Anatomía de Agatha Christie, pubblicato nel 1981 da Knossos, Colección de Misterio, e disponibile per la lettura collegandosi al sito della Biblioteca Virtual Miguel de Cervantes (http://www.cervantesvirtual.com/obra/anatomia-de-agatha-christie–0/):

Poirot a Styles CourtVeleni somministrati per bocca:
1) Stricnina (Poirot a Styles Court);
2) Veleno nel caffè (Avversario segreto);
3) Veronal (L’assassinio di Roger Ackroyd);
4) Sonnifero nel whisky (I sette quadranti);
5) Stricnina in una bottiglia di vino (cloridrato di morfina, solubile) (Il misterioso Signor Quin);
6) Atropina in un bicchier d’acqua (Miss Marple e i tredici problemi);
7) Sostituzione di una bottiglietta di sali con cianuro di potassio (Miss Marple e i tredici problemi);
8) Digitalina (erba digitale) (Miss Marple e i tredici problemi);
9) Cianuro di potassio (suicidio fallito) (Il segugio della morte);
10) Avvelenamento progressivo dovuto a somministrazione di arsenico. In seguito, avvelenamento fulminante causato da stricnina (Parker Pyne indaga);
11) Otto grani di morfina nella birra (Perché non l’hanno chiesto a Evans?);
12) Nicotina nel cocktail (Tragedia in tre atti);
13) Nicotina in un bicchiere di porto (Tragedia in tre atti);
14) Veleno nelle caramelle (Tragedia in tre atti);
15) Acido cianidrico in una bibita (Delitto in cielo);
16) Sciroppo di fichi sostituito con tintura per capelli (Carte in tavola);
17) Acqua sostituita con acido corrosivo (Non c’è più scampo);
18) Strofantina, cardiocinetico, nel gin rosa (Quattro casi per Hercule Poirot);
19) Fosforo (Due mesi dopo);
20) Cianuro di potassio (Dieci piccoli indiani);
21) Cloralio (Dieci piccoli indiani);
22) Stricnina nelle ostriche (In tre contro il delitto);
23) Cianuro di potassio nello champagne (In tre contro il delitto);
24) Gastrite acuta provocata (È troppo facile);
25) Ingerimento di tintura per cappelli al posto dello sciroppo per la tosse (È troppo facile);
26) Cloridrato di morfina nel tè (La parola alla difesa);
27) Coniina nella birra (cloridrato di coniina, estratto dalla cicuta) (Il ritratto di Elsa Greer);
28) Cianuro (Il terrore viene per posta);
29) Cianuro nello champagne (Giorno dei morti);
30) Vino avvelenato (C’era una volta);
31) Avvelenamento progressivo (C’era una volta);
32) Arsenico (Le fatiche di Hercule; Istantanea di un delitto; Sipario: l’ultima avventura di Poirot);
33) Sostituzione delle pillole per dormire con arsenico (Alla deriva);
34) Arsenico e altri veleni (Alla deriva);
35) Sostituzione dell’insulina con fisostigmina per gli occhi (È un problema);
36) Digitalina nel cioccolato (È un problema);
37) Sostituzione delle pastiglie di aspirina con un veleno (Un delitto avrà luogo);
38) Cocaina (Il mondo di Hercule Poirot);
39) Avvelenamento con arsenico (Dopo le esequie);
40) Tassina nel tè (Polvere negli occhi);
Carte in tavola41) Cianuro nel caffè (Polvere negli occhi);
42) Morfina (Poirot si annoia; Sipario: l’ultima avventura di Poirot);
43) Pastiglie di aconito (Istantanea di un delitto);
44) Tallio e veleni vari (Un cavallo per la strega);
45) Sedativo in un daiquiri (Assassinio allo specchio);
46) Idrato di cloralio (Sfida a Poirot);
47) Cianuro in una compressa contro l’allergia (Nella mia fine è il mio principio);
48) Veleno nel cioccolato (Sento i pollici che prudono);
49) Morfina in un bicchiere di latte (Sento i pollici che prudono);
50) Latte avvelenato (Nemesi);
51) Digitale (Le porte di Damasco);
52) Cianuro di potassio nella birra (Sipario: l’ultima avventura di Poirot).

 

Veleni somministrati con altri metodi:
1) Inoculazione del virus della setticemia (Poirot indaga);
2) Acido cianidrico per inalazione (Poirot e i quattro);
3) Veleno iniettato tramite siringa e vittima bruciata nella stufa (Poirot e i quattro);
4) Veleno in un’ampolla di cristallo che si infrange con il suono (Il misterioso Signor Quin);
5) Acido prussico in un sigaro (suicidio) (Parker Pyne indaga);
6) Veleno di serpente degli alberi, boomslang (Displiolidus Typus), in un piccolo dardo infilato nel collo senza uso di cerbottana (Delitto in cielo);
7) Iniezione di esobarbital, come anestetico, combinato agli effetti di un barbiturico (Carte in tavola);
8) Infezione da antrace attraverso un pennello da barba (Carte in tavola);
9) Inoculazione di una malattia tropicale (Carte in tavola);
10) Iniezione di digitalina (La domatrice);
11) Iniezione di cianuro (Dieci piccoli indiani);
Orient-Express12) Infezione settica attraverso una ferita a un dito (È troppo facile);
13) Iniezione nella gengiva di adrenalina e procaina (Poirot non sbaglia);
14) Unguento avvelenato (C’era una volta);
15) Solfato di atropina nel pennello da barba allo scopo di causare pazzia (Le fatiche di Hercule);
16) Inoculazione di microbi: colite ulcerosa, tifo, pneumococco e tubercolosi (Le fatiche di Hercule);
17) Iniezione di strofanto (Tre topolini ciechi e altre storie);
18) Iniezione di acido formico in grado di simulare puntura di ape (Il mondo di Hercule Poirot);
19) Inalazione di acido prussico al posto di una medicina contro il catarro (Assassinio allo specchio);
20) Belladonna in una crema di bellezza, in grado di causare turbe psichiche (Miss Marple nei Caraibi).

Categorie: Agatha Christie, Hercule Poirot, Miss Marple | Tag: , , | Lascia un commento

Poirot si annoia (Hickory Dickory Dock)

Sintesi: A causa di alcuni errori di battitura della sua dattilografa, la signorina Lemon, Hercule Poirot si trova involontariamente coinvolto in una serie di furti all’interno di un ostello della gioventù gestito dalla sorella della sua dipendente. La sciocca motivazione che giustifica la sparizione degli oggetti assume contorni inquietanti quando la diretta responsabile, o presunta tale, sembra suicidarsi con la morfina; Poirot si ritroverà così a indagare in un contesto multietnico e multiculturale con l’obiettivo di riportare la pace nell’ostello ma, soprattutto, con l’intenzione di restituire la serenità alla sua segretaria e riportarla sulla “retta via della perfezione”.
Uno dei romanzi più divertenti di Agatha Christie, in particolare per lo scontro generazionale tra Poirot e gli studenti ospiti dell’ostello e per il modo in cui l’investigatore belga si pone nei confronti di un mondo che non capisce.

Curiosità: Il titolo originale Hickory Dickory Dock, conosciuto anche come Hickory Dickory Death, si riferisce a una filastrocca tradizionale, pubblicata per la prima volta a Londra nel 1744, che viene abitualmente insegnata ai bambini in età prescolare affinché imparino lo scorrere del tempo. Nel testo originale la filastrocca è riportata in esergo, nella traduzione italiana viene omessa: Hickory Dickory Dock/The mouse ran up the clock/The clock struck one/The mouse ran down/Hickory Dickory Dock. Altra curiosità: la copertina originale del volume mostra il pendolo oscillante di un orologio e due topolini (chiaro riferimento alla filastrocca), la copertina italiana del 2013 riprende la medesima illustrazione rendendola priva di senso visto che la filastrocca non è più riportata in esergo.

Riferimenti intertestuali:

Poirot si annoia - Hickory Dickory Dock1) Riferimento al poema di John Keats (1795-1821) On First Looking into Chapman’s Homer (Guardando per la prima volta l’Omero di Chapman): Molto ho viaggiato nei reami d’oro, e molti vidi buoni stati e regni, e tutt’intorno a molte navigai isole d’occidente, che poeti mantengono d’Apollo in signoria. Spesso mi fu narrato d’una vasta landa cui tiene in suo dominio Omero dalla fronte profonda; eppure mai, giammai ho respirato la sua pura serenità, finché io non udii Chapman parlare forte e audace: allora simile ad uno che nei cieli scruta io mi sentii, quando un nuovo pianeta nuota sotto il suo sguardo; o al valoroso Cortés quando fissò con occhi d’aquila il Pacifico – e tutti i suoi compagni con febbrile incertezza si guardarono – silente, sopra un picco in Darién.
Il tallone di Achille della signorina Lemon era sempre stata la fantasia. Ne era totalmente sprovvista. Quando si trattava di questioni di ordine pratico, era imbattibile. Ma se si entrava nel campo delle supposizioni o della fantasia era perduta. Insomma lo stato d’animo degli uomini di Cortés sul picco di Darién non faceva per lei.
(pag. 11, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

2) Riferimento a Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) e nello specifico al racconto L’avventura dei sei Napoleoni con protagonista Sherlock Holmes: You will remember, Watson, how the dreadful business of the Abernetty family was first brought to my notice by the depth which the parsley had sunk into the butter upon a hot day.
Non volle ammettere, tra sé, che, in questi ultimi tempi, si stava annoiando e che ad attirarlo fosse proprio l’estrema banalità di tutta quella storia. “Il prezzemolo che affonda nel burro in una giornata calda”, mormorò tra sé. “Prezzemolo? Burro?”, la signorina Lemon pareva sconcertata. “Era semplicemente la citazione di uno dei vostri classici”, rispose Poirot.
(pag. 12, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

3) Riferimento a Fedor Dostoevskij (1821-1881) e al suo romanzo Delitto e castigo:
“Insomma Colin”, esclamò la signora Hubbard diventando rossa, “Siete incredibilmente maleducato”.
“Non ho nessuna intenzione di offendere, però voglio mettere in chiaro alcune cose. Delitto e castigo, Monsieur Poirot… ecco l’ambito in cui spazia il vostro orizzonte”.
(pag. 45, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

4) Riferimento alla favola di Cenerentola di Charles Perrault (1628-1703) e al più moderno “complesso di Cenerentola” di natura psicologica:
“Però non ne avete colto il significato. Eppure si tratta di uno degli esempi più belli e più chiarificatori che ci può capitare di incontrare. Ci troviamo di fronte, non esiste il minimo dubbio, al famoso complesso di Cenerentola. Immagino che conosciate la favola di Cenerentola, vero?”.
“Di origine francese… mais oui!”.
“[…] Così, in questo caso, c’è qualcuno che nel suo inconscio, naturalmente, si paragona a Cenerentola. La frustrazione, l’invidia, il senso d’inferiorità, ecco quello che salta subito all’occhio. La ragazza ruba una scarpa da sera. Perché?”.
(pag. 47, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

Poirot si annoia - Hickory Dickory Dock5) Riferimento al proverbio altri tempi altri costumi e all’opera teatrale L’uccellino azzurro del belga Maurice Maeterlinck (1862-1943):
Autres temps, autres moeurs”, mormorò Poirot. “Ai miei tempi i giovanotti prestavano alle signorine libri di teosofia oppure discutevano con loro L’uccello azzurro di Maeterlinck. Tutto era sentimenti e alti ideali. Oggigiorno sono l’incapacità di adattarsi e i complessi a unire i ragazzi”.
(pag. 52, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

6) Riferimento alla Bibbia (Luca 4, 21-30): «Non è il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
“Poi c’è quel simpatico ragazzo africano il quale potrebbe avere, per uccidere, certi motivi che noi non riusciamo nemmeno a immaginare! E abbiamo anche Colin McNabb, lo psicologo. Quanti psicologi conosciamo ai quali sarebbe molto utile dire: “Medico, cura te stesso?”.
(pag. 85, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

7) Riferimento indiretto al romanzo storico di Alexandre Dumas padre (1802-1870) La collana della Regina:
Proprio all’incrocio, c’erano un semaforo e un bar: La collana della Regina. La signora Nicoletis si era incamminata nel bel mezzo del marciapiede e di tanto in tanto girava rapidamente la testa occhieggiando innervosita alle proprie spalle.
(pagg. 146-147, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

8) Riferimento all’autrice e drammaturga inglese Naomi Royde-Smith (1875-1964) che, nel 1928, divenne celebre per l’affermazione I know two things about the horse And one of them is rather coarse:
Poi si avvicinò all’apparecchio del telefono e, dopo una brevissima attesa, riuscì a mettersi in comunicazione con l’ispettore Sharpe.
“Écoutez, mon cher”, disse, “Avrei bisogno di sapere due cose”.
L’ispettore Sharpe proruppe in una specie di sghignazzata e recitò: “Io so due cose su una cavalla, e una di queste è una grossa balla”.
(pag. 149, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

Hickory Dickory Dock9) Riferimento intertestuale con sostituzione a una delle battute più celebri dell’Amleto di Shakespeare:
Poi aggiunse: “Parlare o non parlare? Questo è il problema!”.
Si versò un’altra tazza di caffè e tornò al tavolo dove stavano facendo la prima colazione tutti insieme.
(pag. 171, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

10) Riferimento al poema epico in versi sciolti Paradiso perduto di John Milton (1608-1674):
“Questo, io lo chiamo bestemmiare! Sabrina Fair: hanno avuto il coraggio di tirare in ballo anche Milton”.
“Milton non è la Bibbia, ragazzo!”.
“Non vorrete negare che il Paradiso perduto tratta di Adamo ed Eva, del giardino dell’Eden, della tentazione dei diavoli dell’Inferno, e se quella non è religione, mi sapete dire cos’è?”.
(pag. 200, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

Categorie: Agatha Christie, Hercule Poirot | Tag: , , , , , | Lascia un commento

La domatrice (Appointment With Death)

Sintesi: Romanzo che si riassume benissimo attraverso le parole del narratore onnisciente: “Una volta Gérard aveva conosciuto una donna che si esibiva in un numero sensazionale in un circo, con le tigri. Le grosse belve, dall’andatura elastica e furtiva, avevano strisciato ai loro posti ed eseguito esercizi umilianti. I loro occhi e il loro sommesso ringhiare erano apparsi come la manifestazione di un odio amaro e fanatico: tuttavia, avevano ubbidito servilmente. La domatrice era una giovane dalla fiera e arrogante bellezza bruna, ma aveva uno sguardo identico a quello della signora Boynton. «Une dompteuse», disse tra sé il dottor Gérard”.

Curiosità: Il romanzo appartiene alla trilogia del Medio Oriente, di cui fanno parte anche i volumi Poirot sul Nilo (1936) e Non c’è più scampo (1936), tutti con Poirot protagonista e tutti ambientati nei luoghi realmente visitati da Agatha Christie. Il titolo originale è Appointment With Death. È uno di quei rari casi editoriali in cui il titolo italiano è migliore del titolo originale, tuttavia, la pièce teatrale dal medesimo titolo che Agatha Christie ne trasse, ricalca, in italiano, il titolo originale ed è quindi nota come Appuntamento con la morte. Forse sarebbe il caso di dimostrarsi coerenti e uniformare le cose.

La domatrice (Appointment With Death)Riferimenti intertestuali:
1) Riferimento a un aneddoto riguardante lo scrittore di epoca vittoriana Anthony Trollope (1815-1882):
Una volta, Trollope stava facendo un viaggio per mare, su un transatlantico, e gli era capitato di ascoltare due passeggeri i quali, senza immaginare che lui si trovasse nelle vicinanze, stavano discutendo la puntata di uno dei suoi romanzi che era stata appena pubblicata da un giornale.
“Molto buona”, aveva affermato uno di loro. “Però dovrebbe far fuori quella vecchia insopportabile”.
Il romanziere, con un largo sorriso, si era rivolto ai due. “Signori, vi sono molto obbligato. Vado a ucciderla immediatamente!”.
(pagg. 9-10, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

2) Riferimento al pittore italiano Bernardino Luini (1481-1532), famoso per aver dipinto la Madonna del Roseto:
E un’altra giovane donna, calma, con i capelli scuri e il viso di un pallore d’avorio, un viso non dissimile da quello di una Madonna del Luini. No, lei non pareva affatto ansiosa ed eccitabile. Al centro del gruppo…
(pag. 17, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

3) Riferimento indiretto, con modifica del cognome, alla pièce teatrale di Victorien Sardou La famille Benoîton (1865) dove si narravano le vicende di una famiglia di nuovi ricchi particolarmente eccentrici:
“C’è qualcosa di strano nell’atteggiamento di tutti gli altri nei suoi confronti, non vi pare?”.
“Chi sono? Lo sapete?”.
“Sì, si chiamano Boynton. La madre, un figlio sposato, sua moglie, un figlio e due figlie più giovani”.
Il dottor Gérard mormorò: “La famille Boynton in giro per il mondo”.
(pag. 18, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

4) Riferimento al Nuovo Testamento:
«Satana condusse Nostro Signore in vetta a una montagna e gli mostrò il mondo. “Tutto questo sarà tuo, se ti butterai giù di qui e mi adorerai”. Indubbiamente, nei luoghi alti come questo la tentazione di diventare il Dio dei poteri materiali è fortissima».
(pag. 98, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

La domatrice (Appointment With Death)5) Riferimento all’Ecclesiaste 4:1-3 (So I returned, and considered all the oppressions that are done under the sun: and behold the tears of such as were oppressed, and they had no comforter; and on the side of their oppressors there was power; but they had no comforter. And I declared that the dead, who had already died, are happier than the living, who are still alive. But better than both is the one who has never been born, who has not seen the evil that is done under the sun):
“Così sono tornato e ho preso in esame tutte le oppressioni che si facevano sotto il sole. Si sentivano i gemiti e i pianti e i lamenti di coloro che erano oppressi e non avevano conforto, perché i loro oppressori avevano ogni potere e quindi nessuno veniva a confortarli. Infine ho fatto gli elogi dei morti che erano già morti, più che dei vivi che ancora si aggrappano alla vita; perché colui che non esiste più sta meglio perché ignora il male che si crea di continuo sulla Terra…”
(pag. 101, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

6) Riferimento all’Amleto di Shakespeare, nello specifico alla battuta di Marcello nell’atto primo scena quarta (Something is rotten in the state of Denmark):
“Confesso di non capire completamente il motivo di questo colloquio”.
“Il dottor Gérard non ve lo ha spiegato?”
Sarah aggrottò le sopracciglia. “Non capisco il dottor Gérard, sembra che pensi…”
“Che “c’è del marcio in Danimarca…”
(pag. 135, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

7) Riferimento a un altro libro della Christie, Assassinio sull’Orient Express, e all’insolito parallelismo tra l’omicidio ivi consumatosi e quello su cui attualmente Poirot sta indagando:
Nadine parlò con tono acceso di passione. “Ho sentito dire, Monsieur Poirot, che, una volta, nel caso dell’Orient Express, avete accettato il verdetto ufficiale di quanto era accaduto”.
Poirot la guardò incuriosito. “Mi piacerebbe sapere chi ve lo ha detto”.
“È vero?”.
“Quel caso era… diverso”, rispose lui lentamente.
“No, non era diverso!. L’uomo che avevano ucciso… era malvagio”. Abbassò la voce. “Malvagio come lei…”.
(pag. 173, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

8) Riferimento a un altro romanzo di Agatha Christie, La serie infernale, avente sempre per protagonista Poirot:
“Stamattina non mi ero resa conto di chi voi foste” riprese la signorina Pierce, stringendosi le mani. “Ma certo, siete quel famosissimo detective! Ho letto tutta la storia di quella incredibile “serie infernale”. Una storia così emozionante! Figuratevi che a quell’epoca io lavoravo come istitutrice presso Doncaster”.
(pag. 212, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

9) Riferimento all’Amleto di Shakespeare, atto quarto, scena quinta, canto di Ofelia (How should I your true love know from another one? By his cockle hat and staff, And his sandal shoon. He is dead and gone, lady, He is dead and gone, At his head a grass-green turf, At his heels a stone. Oh, ho!):
Come potrei, io, il vostro fedele amore distinguere da un altro amore? Dal cappello con la coccarda e dal bordone, e dai sandali. Egli è morto e se n’è andato, signora, egli è morto e se n’è andato, una zolla di erba verde al capo, ai piedi una lastra di pietra. Oh, oh!
(pag. 257, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

La domatrice (Appointment With Death)10) Riferimento a Cimbelino di Shakespeare, atto quarto, scena seconda (fear no more the heat o’ the sun, Nor the furious winter’s rages; Thou thy worldly task hast done, Home art gone, and ta’en thy wages…):
Non temere più il caldo del sole; né le furiose tempeste dell’inverno; ormai hai compiuto il tuo dovere terreno, sei tornato a casa, e questo è il tuo compenso…
(pag. 260, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

Categorie: Agatha Christie, Hercule Poirot | Tag: , , , , , | 2 commenti

Polvere negli occhi (A Pocket Full of Rye)

Sintesi: Il signor Rex Fortescue muore avvelenato dopo aver sorbito una tazza di tè. L’ispettore Neele, chiamato a investigare sul delitto, scopre che la faccenda è più complicata di quanto non sembri. Nella tasca del morto, infatti, vengono rinvenuti alcuni chicchi di segale dal significato misterioso. Poco tempo dopo, anche Adele Fortescue viene avvelenata con del cianuro; mentre si sta ancora indagando su quest’ultimo omicidio viene rinvenuto anche il cadavere della cameriera Gladys, strangolata con una calza e il cui corpo reca una molletta da bucato sul naso. Sempre più confuso, l’ispettore Neele riceve alcune utili spiegazioni da Miss Marple, sopraggiunta sul posto non solo perché conosceva la cameriera ma anche perché ha capito il nesso logico tra i delitti: la nursery rhyme “Sing a song of sixpence” tratta dalle storie di Mamma Oca. E qui il mistero si infittisce coinvolgendo anche una serie di “merli” citati nella filastrocca ma che sembrano ricoprire significati diversi per ogni personaggio del romanzo.
Curiosità: Il titolo originale A Pocket Full of Rye si riferisce, appunto, alla segale rinvenuta nella tasca del morto e a un verso della nursery rhyme su cui si basa il racconto. Il romanzo riprende due riferimenti intertestuali già utilizzati dall’autrice in Il Natale di Poirot (quello ai mulini del Signore) e in Fermate il boia (quello agli Idilli del Re).

Riferimenti intertestuali:

Polvere negli occhi1) Riferimento alla leggenda di re Artù e dei cavalieri della tavola rotonda attraverso i nomi di Lancelot e di Percival:
“Il Signor Percival è sposato da tre anni e abita con la moglie al villino dei Tassi, in un appartamento separato. Presto, però, si trasferiranno in un’altra casa, tutta per loro, sempre a Baydon Heath. […] Il Signor Lancelot si è sposato meno di un anno fa. Con la vedova di Lord Frederick Anstace. Immagino che avrà visto le sue fotografie”.
Lancelot Fortescue! Che nome! E come si chiamava l’altro figlio… Percival? Non poté fare a meno di domandarsi che tipo fosse stata la prima signora Fortescue… Aveva gusti curiosi in fatto di nomi di battesimo…
(pagg. 22-23, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

2) Riferimento letterario all’opera Gli idilli del re (1859-1885), di Lord Alfred Tennyson (1809-1892), composta da dodici poemi in cui si narra la storia di Re Artù e dei Cavalieri della Tavola Rotonda:
“Aveva l’abitudine di portare una quantità di gingilli e di collane tintinnanti e stava distesa su un divano e mi leggeva storie di dame e cavalieri che mi annoiavano da morire. Gli Idilli del Re di Tennyson. Però credo di averle voluto bene…”
(pag. 57, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

3) Riferimento al proverbio inglese old sins cast long shadows di cui si trova un primo accenno nella pièce Aglaura (1638) di Sir John Suckling: “Our sins, like to our shadows, when our day is in its glory scarce appear: Towards our evening how great and monstrous they are!”:
“Certo che si tratta di un delitto. Quanta gente, una volta o l’altra, sarebbe stata felice di fargli la pelle? Rex era un uomo assolutamente privo di scrupoli. E, come dice il proverbio, gli antichi peccati hanno un’ombra molto lunga”.
(pag. 73, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

4) Riferimento ad una battuta di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll: “They’re all very unpleasant people!”:
Poi, visto che Neele non gli rispondeva, aggiunse: “Cosa ne pensate?”.
“Non so”, risposte Neele, “Sono tutte persone molto sgradevoli”, ripeté sottovoce.
Il sergente Hay parve perplesso.
(pag. 80, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

Polvere negli occhi5) Riferimento alla celebre nursery rhyme “Sing a song of sixpence” facente parte della raccolta di storie di Mamma Oca: Sing a song of sixpence, A pocket full of rye, Four and twenty blackbirds Baked in a pie./When the pie was opened The birds began to sing— Wasn’t that a dainty dish To set before the king?/The king was in the counting-house Counting out his money, The queen was in the parlor Eating bread and honey,/The maid was in the garden Hanging out the clothes. Along came a blackbird And snipped off her nose.
Miss Marple annuì energicamente. “Sì” disse ancora e cominciò a recitare: Canta una canzone da sei soldi, una tasca piena di segale. Ventiquattro merli chiusi dentro una focaccia./Quando la focaccia è stata tagliata i merli si sono messi a cantare. Non era degno di un re un piatto così pregiato?/Il re stava nella stanza del tesoro a contare le sue monete, La regina era in salotto a mangiare pane e miele./La servetta era in giardino a stendere il bucato, quando è arrivato un uccellino a beccarle via il nasino.
(pag. 127, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

6) Riferimento a Henry Wadsworth Longfellow (1807-1882) e al suo poema Retribution (Though the mills of God grind slowly; Yet they grind exceeding small; Though with patience he stands waiting, With exactness grinds he all):
“Non sapete come sia andata a finire quella famiglia, signorina Ramsbottom?”.
“Non ne ho la minima idea”, rispose la vecchietta. “Però, badate! Non credo che Rex abbia realmente assassinato MacKenzie, mentre non escludo che l’abbia lasciato morire. Davanti al Signore, è la stessa cosa. Ma non davanti alla legge. Se così è stato, ha avuto quello che si meritava. I mulini del Signore macinano lentamente però macinano una farina molto sottile… E adesso farete meglio ad andarvene. Non so altro e quindi è inutile continuare a farmi domande”.
(pag. 156, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

7) Riferimento a Rudyard Kipling e a uno dei suoi aforismi: No question is ever settled until it is settled right:
“Chi ha detto che sono cose passate, e finite?”.
“Capisco. Secondo voi non sono cose finite, e passate?”.
“Nessuna questione può considerarsi conclusa finché non è stata conclusa nel modo giusto”.
(pag. 185, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1954)

Categorie: Agatha Christie, Miss Marple | Tag: , , , , | 3 commenti

Sento i pollici che prudono (By the Pricking of My Thumbs)

Sintesi: Quarto e penultimo romanzo della serie di Tommy e Tuppence Beresford, una delle coppie più improbabili della letteratura giallistica: schivo e taciturno, lui, impicciona e loquace, lei. E infatti, neanche a farlo apposta, il nome di battesimo di lei è Prudence, anche se di prudenza non ne ha affatto. In questo romanzo, entrambi hanno superato i cinquant’anni, hanno due figli gemelli ormai adulti e anche un paio di nipotini. In occasione della visita a una vecchia zia di Tommy, ricoverata in una casa di riposo, Tuppence entra in contatto con un’altra ospite che le parla di una bambina morta il cui cadavere si troverebbe nel camino. Dopo lo sconvolgimento iniziale, da gran curiosa qual è, Tuppence inizia a investigare e finisce coinvolta in una storia di misteriosi dipinti, pietre tombali, morti sospette e personaggi che sembrano usciti dalle più spaventose fiabe dei Fratelli Grimm. Metà del volume è incentrato sulle indagini di Tuppence, mentre Tommy è impegnato altrove, e quando lui finalmente ritorna è lei a scomparire senza lasciare traccia. L’atmosfera ricorda un po’ Psycho di Hitchcock, anche se si tratta soprattutto di psicopatia senile.
I personaggi di Tommy e Tuppence sono sempre stati molto sottovalutati dal panorama cinematografico che ha preferito trasporre i romanzi con Poirot e Miss Marple rendendoli anche protagonisti di trame in cui non c’entrano nulla. Esiste, ad esempio, una versione televisiva di questo romanzo dove la parte investigativa viene affidata a Miss Marple. Più interessante la scelta dei francesi che, nel 2005, hanno portato, con successo, sul grande schermo questo stesso romanzo con il titolo fedele Mon petit doigt m’a dit… (Due per un delitto). Il titolo originale, By the Pricking of My Thumbs, è tratto dal Macbeth, atto quarto scena prima: SECOND WITCH By the pricking of my thumbs,/Something wicked this way comes./Open, locks,/Whoever knocks.

Sento i pollici che prudonoRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento al personaggio storico di Creso, ultimo sovrano di Lidia, la cui figura è assurta a simbolo di fasto e di ricchezza:
“A volte mi domando perché non abbiamo imparato anche noi a fare gli idraulici – sospirò Tuppence – Pensa, a quest’ora saremmo ricchi come Creso”.
(pag. 8, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

2) Riferimento all’assassino seriale francese Henri Désiré Landru (1869-1922):
“Ed era proprio un medico?”.
“Beh, poi me ne sono assicurata e pare che fosse così – ammise la vecchia, con una certa riluttanza – Ma quando mi è piombato qui in camera poteva essere anche Landru. Aveva la solita valigetta nera, ma che vuol dire? Chiunque può infilarsi qui con una valigetta del genere”.
(pag. 18, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

3) Riferimento alla Bibbia, Salmi 90:10 (The days of our years are threescore years and ten; and if by reason of strength they be fourscore years, yet is their strength labour and sorrow; for it is soon cut off, and we fly away):
Lei era un’esperta nel valutare l’atteggiamento che le circostanze richiedevano. Secondo la Bibbia, tre volte venti più dieci è la durata della vita umana, e ben di rado in quell’istituto i decessi avvenivano prima di quel limite. Erano quindi previsti e accettati.

(pag. 27, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

4) Riferimento alla favola di Cappuccetto Rosso:
“I denti di quella donna non mi piacciono”, disse Tuppence.
“Cos’hanno?”.
“Sono troppi. O sono troppo grandi. Ti ricordi Cappuccetto Rosso? Per mangiarti meglio, bambina mia”.
(pag. 28, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

Sento i pollici che prudono5) Riferimento a una lunga serie di personaggi storici:
“Dev’essere noioso recitare sempre una parte sola”.
“Perché? Credi che le vecchiette fingano di essere Maria Antonietta, Madame Curie, eccetera?”
“In parte, almeno. Per colpa della noia. Se uno non può camminare a causa dell’artrite o ha le mani troppo rigide per sferruzzare, cerca disperatamente qualche altra distrazione. È comprensibile che provi a rifugiarsi nella personalità di qualche famoso protagonista della storia”.
“Oh, per te è comprensibile senz’altro. Non invidio il personale dell’istituto che ti ospiterà un giorno. Magari ti divertirai a diventare Cleopatra”.
“No, non vorrei essere un grosso personaggio. Preferirei farmi passare per una delle cameriere del castello di Anna di Clèves, e raccontare un bel mucchio di succosi pettegolezzi”.
(pag. 34, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

6) Riferimento al pittore Christopher Richard Wynne Nevinson (1889-1946), firmatario, con Marinetti, del manifesto Vital English Art e noto soprattutto per i suoi quadri raffiguranti paesaggi o soggetti urbani:
La donna aveva lunghi capelli stopposi che svolazzavano al vento e ricordava, in modo vago, un quadro (forse di Nevinson) raffigurante una giovane strega a cavalcioni di una scopa. Perciò, forse, le era venuto in mente quel paragone.
(pag. 51, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

7) Riferimento ad Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm:
Tuppence si fermò per un secondo. Le era venuta in mente la favola di Hänsel e Gretel. La strega ti invita in casa. Forse è una casetta di panpepato.
Poi guardò di nuovo Alice Perry e si rese conto che non poteva essere lei la strega di Hänsel e Gretel. Questa era una donna del tutto comune, ma con una sorta di rustica cordialità che si accettava volentieri.
(pag. 53, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

8) Riferimento alla nursery rhyme Nellie Bligh (Nelly Bligh caught a fly and tied to to some string / Let go a little way and pulled it back again. /
Buzz wuzz was that little fly and how he loved to roam /Up and down the mantelpiece and that he called his home
):
“Le consiglio di domandarlo alla nostra cara signorina Bligh. Lei sa tutto della parrocchia… I ragazzini la chiamano Nellie Bligh, a causa della vecchia canzone. A volte rincorrono la signorina cantandola. “Nellie Bligh, Nellie Bligh…” Sa come sono. Ma credo che il suo nome sia Gertrude o Geraldine.
(pag. 66, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

Due per un delitto (2005)9) Riferimento a Lady Macbeth:
Si addormentò e sognò, com’era prevedibile. Vide Lady Macbeth affacciata alla finestra del villino rosa, udì un sinistro scricchiolio proveniente da un caminetto, poi delle martellate violente. Bang, bang, bang. Si svegliò con un sussulto.
(pag. 76, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

10) Riferimento ad Anna Mary Robertson (1860-1961), pittrice di scene rurali divenuta celebre in tarda età con il nome di Nonna Moses:
“Dubito di avere la minima disposizione per le arti creative”, rispose Tommy, “Devo confessare, però, che l’altro giorno mi sono immerso con molto interesse in un libriccino che spiegava al popolo incolto come potesse un bimbo di cinque anni apprendere la pittura ad acquerello”.
“Che Dio ci salvi se ti lasci tentare. Diventeresti una specie di Nonna Moses alla rovescia”.
(pag. 93, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

11) Riferimento alla nursery rhyme Here’s the Church (Here’s the church, and here’s the steeple / Open the door and see all the people. / Here’s the parson going upstairs, / And here he is saying his prayers):
La chiesa è qui, il campanile è là, aprite le porte e la gente apparirà.
(pag. 121, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

Categorie: Agatha Christie, riferimenti letterari, riferimenti teatrali | Tag: , , , , , | 1 commento

Il Natale di Poirot (Hercule Poirot’s Christmas)

Sintesi: romanzo che, a giusto titolo, può essere classificato sotto la voce delitti della camera chiusa. Agatha Christie, infatti, trasse l’ispirazione dal celebre Mistero della camera gialla di Gaston Leroux (1868-1927), autore francese noto al grande pubblico per aver scritto Il fantasma dell’opera.
“In questo periodo tra me e Madge sorse una discussione che avrebbe dato i suoi frutti in futuro. Lo spunto partì da un romanzo poliziesco che avevamo letto entrambe, mi sembra – e dico mi sembra perché la memoria non sempre è perfetta e spesso ci induce a spostare le date e a creare coincidenze fittizie – che si trattasse del Mistero della camera gialla, una novità di un autore ancora sconosciuto, Gaston Leroux, in cui il ruolo dell’investigatore era affidato a un giovane giornalista di bell’aspetto, Rouletabille. Si trattava di un enigma particolarmente sconcertante, inserito in una vicenda ben costruita e sviluppata con intelligenza, del tipo che alcuni definiscono impossibile da risolvere, mentre altri, pur insistendo sulle difficoltà, sono disposti ad ammettere che, se solo non si fossero lasciati sfuggire quel piccolo indizio, buttato lì con tanta astuzia…
Madge e io ne parlammo a lungo, scambiandoci le nostre opinioni, concordi nel ritenerlo uno dei capolavori del genere.
(Agatha Christie, La mia vita, pag. 245, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978)

Riferimenti intertestuali:

Il natale di Poirot1) Riferimento alla Bibbia e alla parabola del figliol prodigo:
“Tutti i miei figli! Indovina, ragazzo mio! “Harry”, no? Tuo fratello Harry”.
Pallidissimo, Alfred balbettò: “Harry… No, Harry no”.
“Sì, proprio lui!”.
“Ma… credevamo che fosse morto!”.
“Invece non lo è”.
“E tu… tu lo fai tornare qui, dopo tutto quel che ti ha fatto?”.
“Già, il figliol prodigo. Hai ragione. Il vitello grasso! Dovremo uccidere il vitello grasso, Alfred. Dobbiamo accoglierlo in modo grandioso”.
(pagg. 40-41, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

2) Riferimento a Esopo e alla favola, a lui attribuita, della lepre e la tartaruga:
Simeon guardò uscire il figlio. “Questa notizia lo ha scombussolato. Lui e Harry non sono mai andati d’accordo. Harry lo prendeva sempre in giro. Lo chiamava Posapiano”.
Lydia aprì le labbra come per dire qualcosa, ma vista l’espressione del suocero, si dominò. Capì che il suo autocontrollo lo indispettiva e questo le diede il coraggio per dire: “La lepre e la tartaruga… Sì, ma è la tartaruga che vince la corsa”.
“Non sempre. Non sempre, Lydia”.
(pag. 41, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

3) Riferimento al proverbio Toma lo que quieras y paga por ello (Take what you want and pay for it). In Spagna è abbastanza noto ma, ancora oggi, non è dato sapere se la sua origine sia effettivamente spagnola oppure no:
“In Spagna abbiamo questo proverbio: “Prendi quel che vuoi e pagane il prezzo, dice il Signore”.
Simeon batté il braccio sul bracciolo della poltrona. “Bello. È così che dev’essere! Prendi quel che vuoi… Io l’ho fatto per tutta la vita… Ho sempre preso quel che volevo”.
“E l’hai pagato?”
Simeon smise di ridacchiare. Si drizzò sulla schiena e rimase a fissare Pilar. “Cos’hai detto?”.
(pag. 53, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

4) Riferimento alla favola tradizionale Jack l’ammazzagiganti, risalente al 1711, e ambientata durante il regno di Re Artù. Sembra che la favola sia frutto del lavoro di qualche editore che, all’epoca, pensò di riunire in un’unica storia una serie di aneddoti sui giganti:
Una ruga solcò la fronte di Hilda. “Capisco. Ma adesso usciamo di qui, David. Qui dentro si gela”.
Ma lui non le prestò ascolto. Guardandosi attorno, continuò: “Sedeva quasi sempre lì. La rivedo seduta su quello sgabello mentre mi leggeva Jack the Giant Killer. Dovevo avere sei anni a quell’epoca”.
(pag. 57, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

5) Riferimento a Mendelssohn e a Mozart:

“Che cos’è?”, domandò Hilda. “Mi sembra di riconoscerla”.
“Non lo suono da anni. Lei lo suonava sempre. È uno dei Lieder senza parole di Mendelssohn”.
La stanza si riempì di quella musica dolce, persino troppo dolce.
“Ti prego, suona un brano di Mozart”.
David scosse la testa e passò a un’altra opera di Mendelssohn: poi, d’improvviso, sbatté le mani sui tasti provocando un suono aspro e disarmonico, e si alzò. Tremava tutto.
(pag. 58, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

Il natale di Poirot6) Riferimento a Henry Wadsworth Longfellow (1807-1882) e al suo poema Retribution (Though the mills of God grind slowly; Yet they grind exceeding small; Though with patience he stands waiting, With exactness grinds he all) e al monologo di Lady Macbeth, nell’atto quinto scena prima del Macbeth di Shakespeare (Come out, damned spot! Out, I command you! One, two. OK, it’s time to do it now.—Hell is murky! —Nonsense, my lord, nonsense! You are a soldier, and yet you are afraid? Why should we be scared, when no one can lay the guilt upon us? —But who would have thought the old man would have had so much blood in him?):
Si sentì un sospiro di orrore, poi due voci, che parlarono l’una dopo l’altra. E, cosa strana, le frasi pronunciate erano tutte e due delle citazioni.
Fu David a dire: “I mulini di Dio macinano lentamente…”.
E fu Lydia a mormorare: “Chi l’avrebbe mai detto che il vecchio avesse tanto sangue?”.
(pag. 78, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

7) Riferimento al personaggio di Desdemona dell’Otello di Shakespeare e al personaggio di Mercuzio di Romeo e Giulietta:

“Il carattere della vittima ha sempre qualcosa che lo collega al delitto. È stata la natura schietta e fiduciosa di Desdemona a portarla alla morte. Se fosse stata una donna sospettosa, avrebbe subito capito le macchinazioni di Jago e le avrebbe sventate. Il temperamento di Mercuzio l’ha fatto finire contro la punta di una spada”.
(pag. 123, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

8) Riferimento, riprendendone il nome, al personaggio di Ebenezer Scrooge del racconto Il canto di natale (1843) di Charles Dickens:
Mio padre, Ebenezer Farr, era il socio di Simeon Lee in Sudafrica. Naturalmente parlo di oltre quarant’anni fa… Mio padre mi parlava sempre del suo amico, della sua forte personalità, dei quattrini che avevano fatto insieme.
(pag. 139, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

9) Riferimento all’atto secondo scena quinta della Tosca (1900) di Giacomo Puccini:
“Ricordi quella scena della Tosca, quando Scarpia è morto e Tosca accende le candele attorno a lui? Ricordi quello che dice? Dice ‘Ora posso perdonarlo…’ È la stessa cosa che provo io nei riguardi di papà. Adesso capisco che in tutti questi anni non sono mai riuscito a perdonarlo, pur volendolo. Ma adesso… ‘adesso’ non provo più nessun rancore.
(pag. 222, traduzione di Oriella Bobba, Mondadori, 1940)

Categorie: Agatha Christie, Hercule Poirot | Tag: , , , , , | 2 commenti

Crea un sito o un blog gratuito su WordPress.com.