Un cavallo per la strega (The Pale Horse)

Un cavallo per la strega (The Pale Horse)Sintesi: Mark Easterbrook, invitato a partecipare a una festa parrocchiale organizzata dalla cugina Rhoda a Much Deeping, decide di coinvolgere nella cosa anche la sua amica Ariadne Oliver che, reduce da una terribile esperienza, non ha molta voglia di prendere parte a un evento mondano. Le cose, tuttavia, vanno per il meglio fino a quando non decidono di visitare Il Cavallo pallido, una vecchia locanda, ora convertita in abitazione privata, in cui tre “streghe” tengono una serie di sedute spiritiche. Ben presto, si scoprirà che Il Cavallo pallido è collegato con alcune morti misteriose riguardanti persone che, fino a poco tempo prima, erano in buona salute. Curiosità: Il titolo originale è tratto dal Libro della Rivelazione di San Giovanni, capitolo sei, verso ottavo: And I looked and beheld a pale horse: and his name that sat on him was Death, and Hell followed with him…
Nel corso della narrazione, il personaggio di Ariadne Oliver fa riferimento a una “caccia all’assassino” finita male la cui trama è narrata nel romanzo La sagra del delitto.
La cugina di Mark, Rhoda, era già comparsa nel romanzo Carte in tavola.
Il libro è dedicato a “John e Helen Mildmay White – ringraziandoli molto per l’opportunità che mi hanno dato di veder fatta giustizia”.

Era uno strano personaggio, il signor P. Un giorno, forse per impressionarmi, estrasse di tasca un pezzo di roba scura e me lo mostrò, domandandomi: “Sa cos’è?”.
“No”, risposi.
“È curaro. Mai sentito nominare?”.
Gli dissi che avevo letto qualcosa in proposito.
“È una sostanza interessante, molto interessante. Presa per bocca è assolutamente innocua, mentre se entra in circolo, procura paralisi e morte. È quella che viene usata per preparare le frecce avvelenate. Sa perché la porto in tasca?”.
“No”, risposi. “Non ne ho la minima idea”. In realtà, mi sembrava una pazzia, ma mi tenni per me il mio giudizio.
“Mi dà un senso di potenza”, disse con aria meditabonda.
Lo guardai meglio. Era un ometto buffo, piuttosto tondo, dalla faccetta rosea e dall’aspetto vagamente somigliante a quello di un pettirosso. Aveva una strana aria infantile e soddisfatta.
Le mie lezioni terminarono non molto tempo dopo, ma io continuai a pensare al signor P., di tanto in tanto. Nonostante la sua aria da cherubino, qualcosa in lui mi faceva sospettare che sarebbe potuto diventare pericoloso. La sua figura si era impressa così bene nella mia memoria che, cinquant’anni dopo, quando mi accinsi a scrivere Un cavallo per la strega, la ritrovai lì, in attesa.
(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978, pag. 296)

Riferimenti intertestuali:

Un cavallo per la strega (The Pale Horse)1) Riferimento alla canzone tradizionale irlandese Father O’Flynn (1906):
Il dottor Corrigan, fischiettando Father O’Flynn, entrò nell’ufficio dell’ispettore distrettuale Lejeune e si rivolse a lui in vena di loquacità.
(pag. 23, traduzione di Lidia Ballanti per Mondadori, 1983)

2) Riferimento all’attore britannico Sir Henry Irving (1838-1905), a cui fu conferito il titolo onorifico di cavaliere nel 1895 e noto anche per la sua amicizia con lo scrittore Bram Stoker (1847-1912):
“È una bella farmacia”.
“È un negozio di prim’ordine”, affermò il signor Osborne, con una nota d’orgoglio nella voce. “Siamo qui da quasi cent’anni. Mio nonno e mio padre prima di me. È un’azienda di famiglia, una buona famiglia all’antica. Non che io la pensassi così, da ragazzo. Allora lo vedevo come un lavoro noioso. Come molti giovani, ero attratto dal teatro. Ero convinto di saper recitare. Mio padre non cercò di fermarmi. “Prova a vedere cosa riesci a fare, ragazzo mio. Ti accorgerai di non essere Sir Henry Irving”. Così mi disse mio padre, e come aveva ragione!”.
(pag. 38, traduzione di Lidia Ballanti per Mondadori, 1983)

3) Riferimento al Macbeth di William Shakespeare e alle opere di Richard Wagner:
“Ci vuole proprio qualcosa di buono da mangiare e da bere, dopo gli abbondanti spargimenti di sangue e l’atmosfera tragica del Macbeth. Shakespeare mi fa sempre venire un appetito formidabile”, osservai.
“Già. È lo stesso per Wagner. I crostini di salmone affumicato durante gli intervalli al Covent Garden non sono mai abbastanza per placare il tormento”, affermò Hermia.
(pag. 41, traduzione di Lidia Ballanti per Mondadori, 1983)

4) Riferimento a Ruggero Bacone (1214 circa, 1294), inventore della polvere da sparo, e a Sir Francis Bacon (1561-1626) ritenuto da molti il vero autore delle opere di Shakespeare:
“Macbeth ordinava al dottore di uccidergli la moglie. Eppure, lui l’amava. Non nascondeva mai la sua lotta fra la paura e l’amore. Quel “Più in là avresti dovuto morire” è stata la battuta più impressionante che io abbia mai sentito”.
“Shakespeare avrebbe qualche sorpresa, se vedesse recitare le sue tragedie al giorno d’oggi”, osservai bruscamente.
“Ma in realtà, non fu un certo Bacone, quello che scrisse le opere di Shakespeare?”, chiese Poppy.
“È una teoria superata ormai”, le spiegò David, gentilmente. “E che cosa sai tu, di Bacone?”.
“Inventò la polvere da sparo”, rispose lei, trionfante.
(pag. 45, traduzione di Lidia Ballanti per Mondadori, 1983)

5) Riferimento ai libri sulla stregoneria Malleus Maleficarum (1486), compilato dai monaci inquisitori Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, e Saducismus Triumphatus (1681), di Joseph Glanvill:
Mi avvicinai e, osservando i volumi, dissi: “Ha delle opere rarissime, signorina Grey. È questo il Malleus Maleficarum originale? Ha dei veri tesori”.
“Già, è così, vero?”.
“Quel Grimoire… è un’autentica rarità”. Presi dagli scaffali un volume dopo l’altro. Thyrza mi osservava con un’aria di calma soddisfazione che non capivo.
Rimisi al suo posto Saducismus Triumphatus mentre Thyrza commentava: “Fa piacere conoscere qualcuno che sa apprezzare i tesori degli altri. La maggior parte della gente sbadiglia o, al massimo, sgrana gli occhi”.
(pag. 72, traduzione di Lidia Ballanti per Mondadori, 1983)

Un cavallo per la strega (The Pale Horse)6) Riferimento all’influente famiglia italiana dei Borgia:
“La morte. C’è sempre stato un commercio più intenso, in quel campo, di quanto non vi sia mai stato per i filtri d’amore. Eppure, che sistemi infantili usavano, in passato! Prendete i Borgia e i loro famosi veleni segreti. Sapete che cosa usavano in realtà? Comunissimo arsenico bianco. Ma oggi abbiamo fatto grandi progressi. La scienza ci ha allargato le frontiere”.
(pag. 74, traduzione di Lidia Ballanti per Mondadori, 1983)

 

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