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Dieci piccoli indiani e i problemi legati al titolo

Ten Little Indians (a teatro)Le nursery rhymes di Mamma Oca sono l’ultimo testo letterario al mondo in grado di creare problemi a qualcuno. Eppure, è proprio quello che sta succedendo ai noti impresari teatrali Lee e J. J. Shubert. Al punto che nemmeno il personaggio dei fumetti Caspar Milquetoast che dà un morso a una tigre potrebbe fare più notizia in questo periodo.

Il problema deriva dal fatto che il succitato libro è alla base del titolo della pièce di Agatha Christie Dieci piccoli indiani, il melodramma mystery dell’autrice che sarà portato sul palcoscenico del National Theatre il 05 giugno. Il titolo, che si rifà al verso della filastrocca Ten little Indians standing in a line, calza alla perfezione al testo della Christie. Infatti, nel corso della pièce, otto dei suoi personaggi vengono fatti fuori, come si usa dire al giorno d’oggi, proprio come i piccoli indiani che, nella filastrocca di Mamma Oca, spariscono uno dopo l’altro.

La preoccupazione dei fratelli Shubert deriva dal rischio che il pubblico possa erroneamente pensare che, dall’oggi al domani, i due abbiano iniziato a dedicarsi al teatro per ragazzi. William Faulkner alle prese con un seguito di Amore tzigano o di Peter pan di J. M. Barrie non potrebbe risultare più inverosimile. Tuttavia, il pubblico ha le sue bizzarrie, e nessuno lo sa meglio dei due impresari teatrali.

Il titolo della pièce di Agatha Christie resterà dunque provvisorio finché non si avrà l’assoluta certezza che non ci sia una sola anima nel paese a scambiarla per una commedia per bambini. Cosa che decisamente non è.

(Il succitato articolo è tratto dal quotidiano The Evening Star, Washington D.C., 17 maggio 1944. L’autore è Jay Carmody. La traduzione è mia)

Per approfondimenti, vedesi anche l’articolo La prima teatrale italiana di Dieci poveri negretti di Agatha Christie.

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Poirot si annoia (Hickory Dickory Dock)

Sintesi: A causa di alcuni errori di battitura della sua dattilografa, la signorina Lemon, Hercule Poirot si trova involontariamente coinvolto in una serie di furti all’interno di un ostello della gioventù gestito dalla sorella della sua dipendente. La sciocca motivazione che giustifica la sparizione degli oggetti assume contorni inquietanti quando la diretta responsabile, o presunta tale, sembra suicidarsi con la morfina; Poirot si ritroverà così a indagare in un contesto multietnico e multiculturale con l’obiettivo di riportare la pace nell’ostello ma, soprattutto, con l’intenzione di restituire la serenità alla sua segretaria e riportarla sulla “retta via della perfezione”.
Uno dei romanzi più divertenti di Agatha Christie, in particolare per lo scontro generazionale tra Poirot e gli studenti ospiti dell’ostello e per il modo in cui l’investigatore belga si pone nei confronti di un mondo che non capisce.

Curiosità: Il titolo originale Hickory Dickory Dock, conosciuto anche come Hickory Dickory Death, si riferisce a una filastrocca tradizionale, pubblicata per la prima volta a Londra nel 1744, che viene abitualmente insegnata ai bambini in età prescolare affinché imparino lo scorrere del tempo. Nel testo originale la filastrocca è riportata in esergo, nella traduzione italiana viene omessa: Hickory Dickory Dock/The mouse ran up the clock/The clock struck one/The mouse ran down/Hickory Dickory Dock. Altra curiosità: la copertina originale del volume mostra il pendolo oscillante di un orologio e due topolini (chiaro riferimento alla filastrocca), la copertina italiana del 2013 riprende la medesima illustrazione rendendola priva di senso visto che la filastrocca non è più riportata in esergo.

Riferimenti intertestuali:

Poirot si annoia - Hickory Dickory Dock1) Riferimento al poema di John Keats (1795-1821) On First Looking into Chapman’s Homer (Guardando per la prima volta l’Omero di Chapman): Molto ho viaggiato nei reami d’oro, e molti vidi buoni stati e regni, e tutt’intorno a molte navigai isole d’occidente, che poeti mantengono d’Apollo in signoria. Spesso mi fu narrato d’una vasta landa cui tiene in suo dominio Omero dalla fronte profonda; eppure mai, giammai ho respirato la sua pura serenità, finché io non udii Chapman parlare forte e audace: allora simile ad uno che nei cieli scruta io mi sentii, quando un nuovo pianeta nuota sotto il suo sguardo; o al valoroso Cortés quando fissò con occhi d’aquila il Pacifico – e tutti i suoi compagni con febbrile incertezza si guardarono – silente, sopra un picco in Darién.
Il tallone di Achille della signorina Lemon era sempre stata la fantasia. Ne era totalmente sprovvista. Quando si trattava di questioni di ordine pratico, era imbattibile. Ma se si entrava nel campo delle supposizioni o della fantasia era perduta. Insomma lo stato d’animo degli uomini di Cortés sul picco di Darién non faceva per lei.
(pag. 11, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

2) Riferimento a Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) e nello specifico al racconto L’avventura dei sei Napoleoni con protagonista Sherlock Holmes: You will remember, Watson, how the dreadful business of the Abernetty family was first brought to my notice by the depth which the parsley had sunk into the butter upon a hot day.
Non volle ammettere, tra sé, che, in questi ultimi tempi, si stava annoiando e che ad attirarlo fosse proprio l’estrema banalità di tutta quella storia. “Il prezzemolo che affonda nel burro in una giornata calda”, mormorò tra sé. “Prezzemolo? Burro?”, la signorina Lemon pareva sconcertata. “Era semplicemente la citazione di uno dei vostri classici”, rispose Poirot.
(pag. 12, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

3) Riferimento a Fedor Dostoevskij (1821-1881) e al suo romanzo Delitto e castigo:
“Insomma Colin”, esclamò la signora Hubbard diventando rossa, “Siete incredibilmente maleducato”.
“Non ho nessuna intenzione di offendere, però voglio mettere in chiaro alcune cose. Delitto e castigo, Monsieur Poirot… ecco l’ambito in cui spazia il vostro orizzonte”.
(pag. 45, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

4) Riferimento alla favola di Cenerentola di Charles Perrault (1628-1703) e al più moderno “complesso di Cenerentola” di natura psicologica:
“Però non ne avete colto il significato. Eppure si tratta di uno degli esempi più belli e più chiarificatori che ci può capitare di incontrare. Ci troviamo di fronte, non esiste il minimo dubbio, al famoso complesso di Cenerentola. Immagino che conosciate la favola di Cenerentola, vero?”.
“Di origine francese… mais oui!”.
“[…] Così, in questo caso, c’è qualcuno che nel suo inconscio, naturalmente, si paragona a Cenerentola. La frustrazione, l’invidia, il senso d’inferiorità, ecco quello che salta subito all’occhio. La ragazza ruba una scarpa da sera. Perché?”.
(pag. 47, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

Poirot si annoia - Hickory Dickory Dock5) Riferimento al proverbio altri tempi altri costumi e all’opera teatrale L’uccellino azzurro del belga Maurice Maeterlinck (1862-1943):
Autres temps, autres moeurs”, mormorò Poirot. “Ai miei tempi i giovanotti prestavano alle signorine libri di teosofia oppure discutevano con loro L’uccello azzurro di Maeterlinck. Tutto era sentimenti e alti ideali. Oggigiorno sono l’incapacità di adattarsi e i complessi a unire i ragazzi”.
(pag. 52, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

6) Riferimento alla Bibbia (Luca 4, 21-30): «Non è il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose: «Di certo voi mi citerete il proverbio: Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafarnao, fàllo anche qui, nella tua patria!».
“Poi c’è quel simpatico ragazzo africano il quale potrebbe avere, per uccidere, certi motivi che noi non riusciamo nemmeno a immaginare! E abbiamo anche Colin McNabb, lo psicologo. Quanti psicologi conosciamo ai quali sarebbe molto utile dire: “Medico, cura te stesso?”.
(pag. 85, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

7) Riferimento indiretto al romanzo storico di Alexandre Dumas padre (1802-1870) La collana della Regina:
Proprio all’incrocio, c’erano un semaforo e un bar: La collana della Regina. La signora Nicoletis si era incamminata nel bel mezzo del marciapiede e di tanto in tanto girava rapidamente la testa occhieggiando innervosita alle proprie spalle.
(pagg. 146-147, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

8) Riferimento all’autrice e drammaturga inglese Naomi Royde-Smith (1875-1964) che, nel 1928, divenne celebre per l’affermazione I know two things about the horse And one of them is rather coarse:
Poi si avvicinò all’apparecchio del telefono e, dopo una brevissima attesa, riuscì a mettersi in comunicazione con l’ispettore Sharpe.
“Écoutez, mon cher”, disse, “Avrei bisogno di sapere due cose”.
L’ispettore Sharpe proruppe in una specie di sghignazzata e recitò: “Io so due cose su una cavalla, e una di queste è una grossa balla”.
(pag. 149, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

Hickory Dickory Dock9) Riferimento intertestuale con sostituzione a una delle battute più celebri dell’Amleto di Shakespeare:
Poi aggiunse: “Parlare o non parlare? Questo è il problema!”.
Si versò un’altra tazza di caffè e tornò al tavolo dove stavano facendo la prima colazione tutti insieme.
(pag. 171, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

10) Riferimento al poema epico in versi sciolti Paradiso perduto di John Milton (1608-1674):
“Questo, io lo chiamo bestemmiare! Sabrina Fair: hanno avuto il coraggio di tirare in ballo anche Milton”.
“Milton non è la Bibbia, ragazzo!”.
“Non vorrete negare che il Paradiso perduto tratta di Adamo ed Eva, del giardino dell’Eden, della tentazione dei diavoli dell’Inferno, e se quella non è religione, mi sapete dire cos’è?”.
(pag. 200, traduzione di Grazia Maria Griffini, 1956)

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La domatrice (Appointment With Death)

Sintesi: Romanzo che si riassume benissimo attraverso le parole del narratore onnisciente: “Una volta Gérard aveva conosciuto una donna che si esibiva in un numero sensazionale in un circo, con le tigri. Le grosse belve, dall’andatura elastica e furtiva, avevano strisciato ai loro posti ed eseguito esercizi umilianti. I loro occhi e il loro sommesso ringhiare erano apparsi come la manifestazione di un odio amaro e fanatico: tuttavia, avevano ubbidito servilmente. La domatrice era una giovane dalla fiera e arrogante bellezza bruna, ma aveva uno sguardo identico a quello della signora Boynton. «Une dompteuse», disse tra sé il dottor Gérard”.

Curiosità: Il romanzo appartiene alla trilogia del Medio Oriente, di cui fanno parte anche i volumi Poirot sul Nilo (1936) e Non c’è più scampo (1936), tutti con Poirot protagonista e tutti ambientati nei luoghi realmente visitati da Agatha Christie. Il titolo originale è Appointment With Death. È uno di quei rari casi editoriali in cui il titolo italiano è migliore del titolo originale, tuttavia, la pièce teatrale dal medesimo titolo che Agatha Christie ne trasse, ricalca, in italiano, il titolo originale ed è quindi nota come Appuntamento con la morte. Forse sarebbe il caso di dimostrarsi coerenti e uniformare le cose.

La domatrice (Appointment With Death)Riferimenti intertestuali:
1) Riferimento a un aneddoto riguardante lo scrittore di epoca vittoriana Anthony Trollope (1815-1882):
Una volta, Trollope stava facendo un viaggio per mare, su un transatlantico, e gli era capitato di ascoltare due passeggeri i quali, senza immaginare che lui si trovasse nelle vicinanze, stavano discutendo la puntata di uno dei suoi romanzi che era stata appena pubblicata da un giornale.
“Molto buona”, aveva affermato uno di loro. “Però dovrebbe far fuori quella vecchia insopportabile”.
Il romanziere, con un largo sorriso, si era rivolto ai due. “Signori, vi sono molto obbligato. Vado a ucciderla immediatamente!”.
(pagg. 9-10, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

2) Riferimento al pittore italiano Bernardino Luini (1481-1532), famoso per aver dipinto la Madonna del Roseto:
E un’altra giovane donna, calma, con i capelli scuri e il viso di un pallore d’avorio, un viso non dissimile da quello di una Madonna del Luini. No, lei non pareva affatto ansiosa ed eccitabile. Al centro del gruppo…
(pag. 17, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

3) Riferimento indiretto, con modifica del cognome, alla pièce teatrale di Victorien Sardou La famille Benoîton (1865) dove si narravano le vicende di una famiglia di nuovi ricchi particolarmente eccentrici:
“C’è qualcosa di strano nell’atteggiamento di tutti gli altri nei suoi confronti, non vi pare?”.
“Chi sono? Lo sapete?”.
“Sì, si chiamano Boynton. La madre, un figlio sposato, sua moglie, un figlio e due figlie più giovani”.
Il dottor Gérard mormorò: “La famille Boynton in giro per il mondo”.
(pag. 18, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

4) Riferimento al Nuovo Testamento:
«Satana condusse Nostro Signore in vetta a una montagna e gli mostrò il mondo. “Tutto questo sarà tuo, se ti butterai giù di qui e mi adorerai”. Indubbiamente, nei luoghi alti come questo la tentazione di diventare il Dio dei poteri materiali è fortissima».
(pag. 98, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

La domatrice (Appointment With Death)5) Riferimento all’Ecclesiaste 4:1-3 (So I returned, and considered all the oppressions that are done under the sun: and behold the tears of such as were oppressed, and they had no comforter; and on the side of their oppressors there was power; but they had no comforter. And I declared that the dead, who had already died, are happier than the living, who are still alive. But better than both is the one who has never been born, who has not seen the evil that is done under the sun):
“Così sono tornato e ho preso in esame tutte le oppressioni che si facevano sotto il sole. Si sentivano i gemiti e i pianti e i lamenti di coloro che erano oppressi e non avevano conforto, perché i loro oppressori avevano ogni potere e quindi nessuno veniva a confortarli. Infine ho fatto gli elogi dei morti che erano già morti, più che dei vivi che ancora si aggrappano alla vita; perché colui che non esiste più sta meglio perché ignora il male che si crea di continuo sulla Terra…”
(pag. 101, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

6) Riferimento all’Amleto di Shakespeare, nello specifico alla battuta di Marcello nell’atto primo scena quarta (Something is rotten in the state of Denmark):
“Confesso di non capire completamente il motivo di questo colloquio”.
“Il dottor Gérard non ve lo ha spiegato?”
Sarah aggrottò le sopracciglia. “Non capisco il dottor Gérard, sembra che pensi…”
“Che “c’è del marcio in Danimarca…”
(pag. 135, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

7) Riferimento a un altro libro della Christie, Assassinio sull’Orient Express, e all’insolito parallelismo tra l’omicidio ivi consumatosi e quello su cui attualmente Poirot sta indagando:
Nadine parlò con tono acceso di passione. “Ho sentito dire, Monsieur Poirot, che, una volta, nel caso dell’Orient Express, avete accettato il verdetto ufficiale di quanto era accaduto”.
Poirot la guardò incuriosito. “Mi piacerebbe sapere chi ve lo ha detto”.
“È vero?”.
“Quel caso era… diverso”, rispose lui lentamente.
“No, non era diverso!. L’uomo che avevano ucciso… era malvagio”. Abbassò la voce. “Malvagio come lei…”.
(pag. 173, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

8) Riferimento a un altro romanzo di Agatha Christie, La serie infernale, avente sempre per protagonista Poirot:
“Stamattina non mi ero resa conto di chi voi foste” riprese la signorina Pierce, stringendosi le mani. “Ma certo, siete quel famosissimo detective! Ho letto tutta la storia di quella incredibile “serie infernale”. Una storia così emozionante! Figuratevi che a quell’epoca io lavoravo come istitutrice presso Doncaster”.
(pag. 212, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

9) Riferimento all’Amleto di Shakespeare, atto quarto, scena quinta, canto di Ofelia (How should I your true love know from another one? By his cockle hat and staff, And his sandal shoon. He is dead and gone, lady, He is dead and gone, At his head a grass-green turf, At his heels a stone. Oh, ho!):
Come potrei, io, il vostro fedele amore distinguere da un altro amore? Dal cappello con la coccarda e dal bordone, e dai sandali. Egli è morto e se n’è andato, signora, egli è morto e se n’è andato, una zolla di erba verde al capo, ai piedi una lastra di pietra. Oh, oh!
(pag. 257, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

La domatrice (Appointment With Death)10) Riferimento a Cimbelino di Shakespeare, atto quarto, scena seconda (fear no more the heat o’ the sun, Nor the furious winter’s rages; Thou thy worldly task hast done, Home art gone, and ta’en thy wages…):
Non temere più il caldo del sole; né le furiose tempeste dell’inverno; ormai hai compiuto il tuo dovere terreno, sei tornato a casa, e questo è il tuo compenso…
(pag. 260, traduzione di Grazia Maria Griffini per Mondadori, 1939)

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Sento i pollici che prudono (By the Pricking of My Thumbs)

Sintesi: Quarto e penultimo romanzo della serie di Tommy e Tuppence Beresford, una delle coppie più improbabili della letteratura giallistica: schivo e taciturno, lui, impicciona e loquace, lei. E infatti, neanche a farlo apposta, il nome di battesimo di lei è Prudence, anche se di prudenza non ne ha affatto. In questo romanzo, entrambi hanno superato i cinquant’anni, hanno due figli gemelli ormai adulti e anche un paio di nipotini. In occasione della visita a una vecchia zia di Tommy, ricoverata in una casa di riposo, Tuppence entra in contatto con un’altra ospite che le parla di una bambina morta il cui cadavere si troverebbe nel camino. Dopo lo sconvolgimento iniziale, da gran curiosa qual è, Tuppence inizia a investigare e finisce coinvolta in una storia di misteriosi dipinti, pietre tombali, morti sospette e personaggi che sembrano usciti dalle più spaventose fiabe dei Fratelli Grimm. Metà del volume è incentrato sulle indagini di Tuppence, mentre Tommy è impegnato altrove, e quando lui finalmente ritorna è lei a scomparire senza lasciare traccia. L’atmosfera ricorda un po’ Psycho di Hitchcock, anche se si tratta soprattutto di psicopatia senile.
I personaggi di Tommy e Tuppence sono sempre stati molto sottovalutati dal panorama cinematografico che ha preferito trasporre i romanzi con Poirot e Miss Marple rendendoli anche protagonisti di trame in cui non c’entrano nulla. Esiste, ad esempio, una versione televisiva di questo romanzo dove la parte investigativa viene affidata a Miss Marple. Più interessante la scelta dei francesi che, nel 2005, hanno portato, con successo, sul grande schermo questo stesso romanzo con il titolo fedele Mon petit doigt m’a dit… (Due per un delitto). Il titolo originale, By the Pricking of My Thumbs, è tratto dal Macbeth, atto quarto scena prima: SECOND WITCH By the pricking of my thumbs,/Something wicked this way comes./Open, locks,/Whoever knocks.

Sento i pollici che prudonoRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento al personaggio storico di Creso, ultimo sovrano di Lidia, la cui figura è assurta a simbolo di fasto e di ricchezza:
“A volte mi domando perché non abbiamo imparato anche noi a fare gli idraulici – sospirò Tuppence – Pensa, a quest’ora saremmo ricchi come Creso”.
(pag. 8, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

2) Riferimento all’assassino seriale francese Henri Désiré Landru (1869-1922):
“Ed era proprio un medico?”.
“Beh, poi me ne sono assicurata e pare che fosse così – ammise la vecchia, con una certa riluttanza – Ma quando mi è piombato qui in camera poteva essere anche Landru. Aveva la solita valigetta nera, ma che vuol dire? Chiunque può infilarsi qui con una valigetta del genere”.
(pag. 18, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

3) Riferimento alla Bibbia, Salmi 90:10 (The days of our years are threescore years and ten; and if by reason of strength they be fourscore years, yet is their strength labour and sorrow; for it is soon cut off, and we fly away):
Lei era un’esperta nel valutare l’atteggiamento che le circostanze richiedevano. Secondo la Bibbia, tre volte venti più dieci è la durata della vita umana, e ben di rado in quell’istituto i decessi avvenivano prima di quel limite. Erano quindi previsti e accettati.

(pag. 27, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

4) Riferimento alla favola di Cappuccetto Rosso:
“I denti di quella donna non mi piacciono”, disse Tuppence.
“Cos’hanno?”.
“Sono troppi. O sono troppo grandi. Ti ricordi Cappuccetto Rosso? Per mangiarti meglio, bambina mia”.
(pag. 28, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

Sento i pollici che prudono5) Riferimento a una lunga serie di personaggi storici:
“Dev’essere noioso recitare sempre una parte sola”.
“Perché? Credi che le vecchiette fingano di essere Maria Antonietta, Madame Curie, eccetera?”
“In parte, almeno. Per colpa della noia. Se uno non può camminare a causa dell’artrite o ha le mani troppo rigide per sferruzzare, cerca disperatamente qualche altra distrazione. È comprensibile che provi a rifugiarsi nella personalità di qualche famoso protagonista della storia”.
“Oh, per te è comprensibile senz’altro. Non invidio il personale dell’istituto che ti ospiterà un giorno. Magari ti divertirai a diventare Cleopatra”.
“No, non vorrei essere un grosso personaggio. Preferirei farmi passare per una delle cameriere del castello di Anna di Clèves, e raccontare un bel mucchio di succosi pettegolezzi”.
(pag. 34, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

6) Riferimento al pittore Christopher Richard Wynne Nevinson (1889-1946), firmatario, con Marinetti, del manifesto Vital English Art e noto soprattutto per i suoi quadri raffiguranti paesaggi o soggetti urbani:
La donna aveva lunghi capelli stopposi che svolazzavano al vento e ricordava, in modo vago, un quadro (forse di Nevinson) raffigurante una giovane strega a cavalcioni di una scopa. Perciò, forse, le era venuto in mente quel paragone.
(pag. 51, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

7) Riferimento ad Hänsel e Gretel dei fratelli Grimm:
Tuppence si fermò per un secondo. Le era venuta in mente la favola di Hänsel e Gretel. La strega ti invita in casa. Forse è una casetta di panpepato.
Poi guardò di nuovo Alice Perry e si rese conto che non poteva essere lei la strega di Hänsel e Gretel. Questa era una donna del tutto comune, ma con una sorta di rustica cordialità che si accettava volentieri.
(pag. 53, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

8) Riferimento alla nursery rhyme Nellie Bligh (Nelly Bligh caught a fly and tied to to some string / Let go a little way and pulled it back again. /
Buzz wuzz was that little fly and how he loved to roam /Up and down the mantelpiece and that he called his home
):
“Le consiglio di domandarlo alla nostra cara signorina Bligh. Lei sa tutto della parrocchia… I ragazzini la chiamano Nellie Bligh, a causa della vecchia canzone. A volte rincorrono la signorina cantandola. “Nellie Bligh, Nellie Bligh…” Sa come sono. Ma credo che il suo nome sia Gertrude o Geraldine.
(pag. 66, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

Due per un delitto (2005)9) Riferimento a Lady Macbeth:
Si addormentò e sognò, com’era prevedibile. Vide Lady Macbeth affacciata alla finestra del villino rosa, udì un sinistro scricchiolio proveniente da un caminetto, poi delle martellate violente. Bang, bang, bang. Si svegliò con un sussulto.
(pag. 76, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

10) Riferimento ad Anna Mary Robertson (1860-1961), pittrice di scene rurali divenuta celebre in tarda età con il nome di Nonna Moses:
“Dubito di avere la minima disposizione per le arti creative”, rispose Tommy, “Devo confessare, però, che l’altro giorno mi sono immerso con molto interesse in un libriccino che spiegava al popolo incolto come potesse un bimbo di cinque anni apprendere la pittura ad acquerello”.
“Che Dio ci salvi se ti lasci tentare. Diventeresti una specie di Nonna Moses alla rovescia”.
(pag. 93, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

11) Riferimento alla nursery rhyme Here’s the Church (Here’s the church, and here’s the steeple / Open the door and see all the people. / Here’s the parson going upstairs, / And here he is saying his prayers):
La chiesa è qui, il campanile è là, aprite le porte e la gente apparirà.
(pag. 121, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1970)

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Passeggero per Francoforte (Passenger to Frankfurt)

Sintesi: Romanzo di spionaggio la cui trama è una via di mezzo tra Intrigo internazionale (1959) di Alfred Hitchcock e La cruna dell’ago (1978) di Ken Follett. Agatha Christie lo scrisse a ottant’anni dimostrando, così, che il talento letterario non ha età.
Il diplomatico Stafford Nye, di ritorno da un viaggio di lavoro, si imbatte, all’aeroporto di Francoforte, in Daphne Theodofanous che gli confessa di essere in pericolo di vita. Pur di aiutarla, il signor Stafford, andando contro l’umana logica, accetta di prestarle la sua cappa e il suo passaporto che le permetteranno di arrivare a Londra incolume. Tuttavia, il grande gesto di generosità sarà all’origine di una serie di guai a catena che vedranno il signor Stafford coinvolto in un intrigo riguardante Hitler e la sua possibile presunta morte. I tre libri in cui è suddiviso il romanzo consentono di seguire meglio la trama senza perdere il filo del discorso.
Curiosità: uno dei capitoli è intitolato Ritratto di signora in omaggio allo scrittore Henry James che, quando Agatha Christie era ancora bambina, frequentava spesso la casa della sua famiglia.

 

Passeggero per FrancoforteRiferimenti intertestuali:
1) Citazione del filosofo, militare e politico Jan Christiaan Smuts (1870-1950): Leadership, besides being a great creative force, can be diabolical:

Oltre che una grande forza creativa, la leadership può essere diabolica…
(pag. 7, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

2) Citazione dal Macbeth di Shakespeare, Atto quinto, Scena quinta:
…È un racconto da un idiota narrato, carico di suoni e furia, e non significa niente.
(pag. 12, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

3) Citazione del poeta inglese Sir Walter Alexander Raleigh (1861-1922) che, nel romanzo, viene erroneamente attribuita da un personaggio a Gilbert Keith Chesterton (1874-1936): I wish I loved the Human Race; I wish I loved its silly face; I wish I liked the way it walks; I wish I liked the way it talks; And when I’m introduced to one, I wish I thought “What Jolly Fun!”
“Vorrei poter amar l’umana razza, vorrei poter amar la sua stupida faccia”.
Chesterton, forse? Comunque, era azzeccata. Quando superavano un certo numero, gli esseri umani erano tutti così penosamente simili l’uno all’altro da risultare insopportabili.
(pag. 19, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

4) Riferimento alla tetralogia wagneriana L’Anello del Nibelungo:
Sir Stafford amava la musica wagneriana, ma il Siegfried non era certo l’opera che prediligeva, tra quelle che formavano l’Anello del Nibelungo. Le sue preferenze andavano al Rheingold e al Götterdämmerung. La musica del giovane Sigfrido, chissà perché, invece di appagarlo, l’aveva sempre irritato.
(pag. 64, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

Passeggero per Francoforte5) Riferimento al wagneriano Lohengrin:
Cominciò la seconda parte del concerto, con l’ouverture di Lohengrin. Alla fine del pezzo, la donna restituì il programma a Sir Stafford, mormorando qualche parola di ringraziamento.
(pag. 65, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

6) Riferimento al wagneriano Die Meistersinger (I maestri cantori di Norimberga):
Il programma terminò con la marcia da Die Meistersinger. Dopo un’ovazione entusiasta, il pubblico cominciò ad alzarsi. Sir Stafford aspettò, per vedere se la donna gli comunicava qualcosa, ma non avvenne niente.
(pag. 67, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

7) Riferimento al pittore scozzese Henry Raeburn (1756-1823), al pittore inglese Thomas Lawrence (1769-1830), al pittore inglese Thomas Gainsborough (1727-1788), al pittore fiammingo Peter Lely (1618-1680), al pittore fiammingo Antoon Van Dyck (1599-1641) e al pittore inglese William Turner (1775-1851):
L’arte vittoriana era rappresentata in numerosi esempi e affollava molte pareti, ma c’erano anche altri artisti di periodi precedenti. Sì, nel castello facevano bella mostra alcuni quadri veramente pregevoli. Un Raeburn, due Lawrence, un Gainsborough, un Lely e due Van Dyck. Un paio di Turner, anche. Alcuni erano stati venduti per sopperire alle spese della famiglia. Ora, quando gli capitava di andare al castello, Sir Stafford si divertiva a girellare per le sale e ad ammirare i quadri.
(pag. 69, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

8) Riferimento a William Shakespeare e ai gemelli protagonisti di La dodicesima notte:
“Chi stai guardando? Pamela?”
“Sì. L’altro giorno pensavo a lei”.
“È sorprendente quanto vi assomigliavate. E sì che non eravate neanche gemelli. Va bene che a quanto dicono i gemelli di sesso diverso non sono mai molto simili”.
“Allora Shakespeare ha commesso un errore, con Viola e Sebastian”.
“Be’, i fratelli e le sorelle si assomigliano sempre, no? Tu e Pamela vi siete sempre assomigliati… fisicamente, intendo”.
(pag. 73, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

Passeggero per Francoforte9) Riferimento al romanzo Il prigioniero di Zenda, dello scrittore inglese Anthony Hope (1863-1933), e alla musica dei Beatles:
“A proposito, Staffy, hai mai letto Il prigioniero di Zenda?”.
Il prigioniero di Zenda? Non mi giunge nuovo”.
“Per forza non ti giunge nuovo. È un romanzo”.
“Sì, sì. L’avevo capito che è un romanzo”.
“Probabilmente non l’hai letto, però. È superato, per te. Ma quando ero giovane io… Be’, è stato il primo romanzo che abbiamo gustato. Niente a che fare con la poesia pop o con i versi dei Beatles. Solo un romanzo pieno d’avventura e di sentimento”.
(pag. 76, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

10) Riferimento alla fiaba Cappuccetto rosso di Charles Perrault (1628-1703):
La fronte alta, i malinconici occhi scuri, la bocca grande e generosa, la dentatura sorprendentemente forte e candida… Denti finti, probabilmente, ma comunque denti il cui proprietario poteva dire, come il lupo di Cappuccetto rosso: “Per mangiarti meglio, bimba mia!”.
(pag. 103, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

11) Riferimento alla Bibbia e, in particolare, a Gioele 2:28:
Visioni, sogni. Il profeta Gioele lo sapeva bene, quando scrisse: “I vecchi sogneranno, i giovani avranno visioni”. E dei due, quali sono i più potenti? I sogni non sono distruttivi. Ma le visioni possono aprire nuovi orizzonti… così possono distruggere i mondi che già esistono…”
(pag. 110, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

Passeggero per Francoforte12) Riferimento a Rudyard Kipling e al capitolo quinto del Primo libro della giungla in cui si narra la storia della mangusta Rikki-Tikki-Tavi e si spiega che il motto della sua famiglia è “va’ e scopri”:
“A proposito, posso fare una domanda? Che cosa si fa, di fronte ad avvenimenti del genere?”
“Se si ha il sospetto che stiano accadendo, bisogna indagare su di essi”, disse Lord Altamount. “Bisogna fare come consiglia Kipling: “Va’ e scopri”. Scopri di dove proviene il denaro, e di dove, se così posso esprimermi, proviene il meccanismo”.
(pag. 112, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

13) Riferimento al Vangelo di Luca:
“C’è un’altra cosa alla quale penso spesso. Un versetto del Nuovo Testamento… di Luca, credo. Cristo che, durante l’Ultima Cena, dice ai suoi discepoli: “Miei compagni voi siete, miei amici, tuttavia tra voi è nascosto un traditore”. Altrettanto, con ogni probabilità, anche tra noi è nascosto un traditore.
(pag. 128, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

14) Riferimento a Thomas Becket (1117-1170) anche se la frase citata, Will no one rid me of this turbulent priest?, fu verosimilmente esclamata da Enrico II Plantageneto. A teatro, è probabile che sia stata pronunciata nel dramma Assassinio nella cattedrale (1935) di Thomas Stearns Eliot:
“C’è una citazione da un’opera teatrale che mi sembra adatta alla situazione”, disse Monsieur Grosjean, che aveva un debole per il teatro. “Se solo riuscissi a ricordarla… È una citazione di Shakespeare. “Che mi si liberi da questo…” O qualcosa del genere”.
“…sacerdote turbolento?”, finì per lui Monsieur Poissonier. “Ma è di Becket, non di Shakespeare”.
(pag. 169, traduzione di Laura Grimaldi per Mondadori, 1971)

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Un delitto avrà luogo (A Murder Is Announced)

Sintesi: Sul quotidiano locale del villaggio di Chipping Cleghorn, un giorno, compare un annuncio con cui si informano gli abitanti che un delitto avrà luogo il giorno stesso alle 18:30 a Little Paddocks. La popolazione, convinta che si tratti di un party con delitto, accorre numerosa sul posto con l’intento di farsi due risate. Il morto, però, ci scappa davvero.
L’ispettore Craddock, incaricato delle indagini, brancola nel buio per novanta pagine buone finché, a pagina novantacinque, arriva Miss Marple. Neanche il tempo di fare il suo ingresso in scena che già tutti le danno della rimbambita. La vecchietta, però, è talmente scaltra da fornire all’ispettore l’indizio che gli mancava e da rischiare la pelle a sua volta. Dico rischiare perché poi ci sono altri nove romanzi in cui ritrovare la piacevole compagnia dell’investigatrice più finta tonta di tutta la storia della letteratura accompagnata dal nipote Raymond West, autore di romanzi erotico-incestuosi-violenti in grado di fare concorrenza a Game of Thrones.

 

Un delitto avrà luogoRiferimenti intertestuali:

1) Macabra canzoncina sulla caccia alla volpe:
Che bella giornata per ammazzare
In questo caldo e profumato maggio!
Non c’è un cane in tutto il villaggio!
Diamoci da fare,
Che bella giornata per ammazzare!
(pag. 19, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

2) All’interno del romanzo compare un gatto il cui nome, Tiglath Pileser anche noto come Tiglathpileser, richiama quello di Tiglathpileser III, famoso re assiro morto nel 727 a.C.:
“Dovresti essere orgoglioso”, concluse Cicci trionfante. “Oddio, devo sbrigarmi o non riuscirò a concludere niente. Vieni, Tiglath Pileser, le lische di arringa sono tutte per te”.
(pag. 19, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

3) Riferimento a William Shakespeare e alla sua opera Come vi piace:
“Sarebbe un’ottima Rosalinda” pensò automaticamente Craddock, che era un grande ammiratore di Shakespeare e aveva recitato la parte del malinconico Jacques con grande successo in una rappresentazione del Come vi piace in beneficenza per l’Istituto degli orfani della polizia. Ma gli bastò un attimo per correggere quella prima impressione.
(pag. 76, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

4) Riferimento alla canzone americana Where Was Moses When the Light Went Out?:
“Tutto questo mi ricorda tanto la mia vecchia tata!”. “Dov’era Mosè quando la luce si spense?” La risposta naturalmente era “al buio”. Proprio come è capitato a noi ieri sera. Tutti lì, in mezzo alla stanza, a chiederci cosa stava per succedere. E poi, immaginate il brivido quando, tutto a un tratto, ci siamo ritrovati nel buio più totale”.
(pag. 81, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)
Per curiosità, la canzone originale è questa:
When but a child I used to go to bed at eight each night,
The nurse girl used to frighten me when she put out the light,
She’d talks of ghosts and goblins in a very awful way,
She’d then put out the candle and to me she used to say:
Where was Moses when the light went out?
Where was Moses – what was he about?
Now my little man, tell me if you can
Where was Moses when the light went out?

 

5) Riferimento al pittore britannico Edmund Blair Leighton (1852-1922) e al pittore olandese, naturalizzato britannico, Lawrence Alma Tadema (1836-1912):
“Sì, quel caro figliolo ha avuto un grande successo con quei libri che scrive, così intelligenti… lui ne fa un punto di orgoglio, quello di dedicarsi solo ad argomenti sgradevoli. A ogni modo, quel caro ragazzo ha insistito per pagare tutte le spese. E anche la sua adorabile mogliettina si sta facendo un nome come pittrice. Per lo più, dipinge vasi di fiori appassiti e pettini rotti sui davanzali. Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo, però a me piacciono Blair Leighton e Alma Tadema”.
(pag. 95, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

6) Riferimento a Samuel Dashiell Hammett (1894-1961) celebre per i suoi romanzi hard-boiled:
“Così mi sembra che tutto sia a sostegno della teoria che Rudy Scherz fosse solo “l’agnello sacrificale” – è così che si dice?”
Rydesdale fu talmente sorpreso che lei arrossì ancora di più.
“Forse non è il termine giusto”, mormorò. “Non conosco bene queste espressioni moderne. L’ho letto in un romanzo di Dashiell Hammett – mi sembra di capire che in letteratura sia il padre del linguaggio da duri, a quanto dice mio nipote Raymond”.
(pag. 102, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

7) Riferimento a William Shakespeare e alla sua opera Sogno di una notte di mezza estate:
“Ti ricordi quella volta che hai recitato la parte di Ermia nel Sogno di una notte di mezza estate al collegio femminile? Recita. Metticela tutta. “Mani in alto!”, ecco la tua battuta… e cerca di non rovinarla dicendo subito dopo “per piacere”.
(pag. 148, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

 

8) Riferimento al contrario a un futuro romanzo di Agatha Christie cha avrà per protagonista Hercule Poirot (Gli elefanti hanno buona memoria):
“Ho sentito che, a Londra, stanno rappresentando una sua commedia, signore. Molto divertente, così mi dicono”.
“Sì, in effetti sta riscuotendo parecchio successo”.
“È intitolata Gli elefanti dimenticano, così mi hanno detto. Vorrà scusarmi, signore, se mi permetto di chiederglielo ma ho sempre creduto che fosse al contrario… cioè che non dimenticassero mai nulla, voglio dire”.
(pag. 309, traduzione di Grazia Maria Griffini, Mondadori, 1958)

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Sfida a Poirot (The Clocks)

Sintesi: La storia è raccontata da un narratore onnisciente e da un io narrante. L’io narrante è l’agente del controspionaggio inglese Colin Lamb che, per ragioni di segretezza, ha deciso di adottare un cognome fittizio che ricorda tanto Il silenzio degli innocenti anche se ha poco a che vedere con Hannibal Lecter visto che quel romanzo è stato scritto più di vent’anni dopo. L’agente di cui sopra si trova, un giorno, a passare per Wilbraham Crescent, costruzione a forma di mezzaluna concepita da qualche perverso architetto dove anche chi ci vive si perde. Da una delle abitazioni esce di corsa una ragazza che ha trovato un cadavere, in un appartamento che non è il suo, circondato da orologi di vario tipo che iniziano tutti a fare “cucù”. Dopo aver cercato in vari modi di sbrogliare la matassa, Colin Lamb pensa bene di andare a chiedere un consiglio a Hercule Poirot, che nel frattempo è passato dalla noia alla depressione e si è dato alla lettura di tutti i romanzi gialli di maggior successo dalla nascita di Agatha Christie in poi (sempre meglio che la coltivazione delle zucche a cui aveva iniziato a dedicarsi in L’assassinio di Roger Ackroyd). Anche questa volta, l’arguto investigatore risolverà l’enigma, standosene seduto comodamente in poltrona, o quasi.

 

Sfida a Poirot - The ClocksRiferimenti intertestuali:

1) Riferimento a celebri giallisti dell’epoca che si alternano ad autori fittizi i quali, però, richiamano scrittori realmente esistenti :
“Ricordate Il mistero della camera gialla (di Gaston Leroux)? Questo sì che è un classico! Lo approvo incondizionatamente. È così logico… Ricordo che a suo tempo l’hanno criticato, accusandolo di essere ingiusto. Non è vero, caro Colin, proprio no! Magari si avvicina un po’ all’ingiustizia, ma vi sfugge per un pelo. […] Ed ecco Cyril Quain (probabilmente lo scrittore irlandese Freeman Wills Crofts). Questo è un maestro dell’alibi. […] Sì, nei suoi libri non accade mai nulla di veramente eccitante. C’è un cadavere, e qualche volta più di uno. Ma la sua forza sta sempre nell’alibi: l’orario delle ferrovie, le partenze degli autobus, lo studio di determinati incroci stradali. […] Ed ecco Garry Gregson, un fecondissimo scrittore di storie poliziesche. Ne ha scritte almeno sessantaquattro, mi pare. È esattamente l’opposto di Quain, perché nei suoi libri accadono sempre troppe cose. E sembrano poco probabili e descritte in modo confuso. […] Florence Elks… pure lei è metodica e ordinata come Quain, ma i fatti sono pieni di colore e il suo modo di scrivere è allegro, vivace. […] Louisa O’Malley (probabilmente la scrittrice statunitense Elizabeth Daly) scrive bene, ha doti letterarie. E nel contempo suscita nel lettore una certa curiosità e ha il senso della suspense. […] Poi ci sono sempre i vecchi preferiti… Le avventure di Sherlock Holmes, per esempio… Maestro!” “Chi? Sherlock Holmes?” “No, il suo creatore, Conan Doyle, davanti al quale mi tolgo il cappello. I racconti di Sherlock Holmes possono avere i loro difetti e sembrare un po’ artificiosi. Ma il modo di scrivere di Sir Conan, la piacevolezza del linguaggio che usa, la creazione di quel magnifico personaggio che è il Dottor Watson… Oh!”.
(pagg. 135-138, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

2) Riferimento a Attraverso lo specchio (1871), dialogo tra il falegname e il tricheco, di Lewis Carroll (1832 – 1898):
Poirot si spinse all’indietro nella poltrona, chiuse ancora una volta gli occhi e uscì con qualcosa di assolutamente inatteso. «Fa il tricheco: ecco il momento/di usar più d’un argomento:/ceralacca, bastimenti,/scarpe, cavoli e potenti./Sai perché ribolle il mare?/E se i porci san volare?”» Riaprì gli occhi e assentì. «Capite?»
(pag. 143, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

3) Riferimento teatrale al Carro di Tespi, tipo di teatro ambulante che deve il suo nome al poeta ateniese Tespi che viaggiò per l’Attica con il suo carro mettendo in scena varie opere:
“Non mi ha mai mandato gli auguri di Natale, se è questo che intendete. Del resto, credo che non conoscesse neppure il mio recapito. Dopo la separazione sono tornata per un po’ sul palcoscenico. Si trattava di un Carro di Tespi, e la vita era assai scomoda e faticosa. Abbandonai anche il cognome di mio marito e ripresi quello di Merlina Rival”.
(pag. 191, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

4) Parodia, in versione bambinesca, del film La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock:
“Stavi affacciata e tutte le altre finestre erano chiuse…”.
“Sto sempre affacciata, da quando mi sono rotta la gamba. Non so cosa fare…”
[…]
“Certo che ti annoierai a stare qui ferma”.
“Sì, ma papà mi porta sempre qualche cosa per farmi passare il tempo. La plastilina, libri, matite colorate, puzzle. Ma ci si stufa a fare queste cose. Allora passo un mucchio di tempo a guardare fuori dalla finestra, con questo” e mi mostrò orgogliosamente il binocolo da teatro.
[…]
“E immagino che a quest’ora conoscerai tutti gli abitanti di quei villini e le loro abitudini?”
“Oh, sì”.
(pagg. 223-224, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

5) Riferimento a una massima dello scrittore Gilbert Keith Chesterton (1874-1936):
Poirot continuò: “Tutto il contrario della teoria di Chesterton, capite? “Dove nascondereste una foglia? In una foresta. Dove nascondereste una pietra? In una pietraia”. Qui, invece, si riscontra l’esuberanza, la fantasia, l’eccesso e il melodramma. Come una donna di mezza età la cui bellezza sta appassendo, che si trucca con cura minuziosa, si acconcia nel modo più civettuolo, si adorna di gioielli e di pellicce. Mi seguite?”.
(pag. 255, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

 

6) Riferimento a un detto proverbiale, divenuto celebre per essere stato citato anche da Benjamin Franklin (1706 – 1790) nel suo saggio The Way to Wealth (1758):

Poirot piegò il capo all’indietro e cominciò a recitare con il trasporto di un attore: « “Al ferro di cavallo mancava un chiodo,/e per la mancanza di quel ferro si perdette il cavallo,/mancando il cavallo la battaglia fu perduta,/e per quella sconfitta si perdette anche il Regno./E tutto perché mancava un chiodo al ferro di cavallo” ». Si protese in avanti. «Molte persone possono aver ucciso il signor Curry. Ma soltanto una persona aveva un motivo per uccidere Edna Brent».
(pag. 260, traduzione di Moma Carones, Mondadori, 1984)

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Miss Marple: Nemesi (Nemesis)

Sintesi: Miss Marple riceve una lettera dello Studio Legale Broadribb and Schuster, i cui soci sono gli avvocati del defunto signor Jason Rafiel, da lei conosciuto in Miss Marple nei Caraibi. I due uomini informano la donna che il defunto le ha lasciato una cospicua eredità a condizione che risolva un certo mistero sul quale egli stesso ha lasciato degli sporadici indizi. Dopo attenta riflessione, Miss Marple accetta e, su consiglio del caro estinto che ha programmato un meticoloso invio di lettere post mortem, parte per il Tour n. 37 della Famous Houses and Gardens of Great Britain. Tra castelli, ville, giardini e piante di passiflora che crescono dove non dovrebbero, Miss Marple riuscirà, pian piano, a capire dove sta l’inghippo e a risolvere un delitto risalente a parecchi anni prima.

Il volume contiene quattro riferimenti intertestuali: due teatrali, relativi a Cechov e Shakespeare; uno letterario, riguardante uno dei più celebri romanzi di Robert Louis Stevenson e uno tratto dalla Bibbia, Amos 5:24.

Miss Marple: Nemesis“Mi pare di essere finita in Russia”, mormorò Miss Marple. Alludeva senza dubbio alle tre sorelle di Cechov. O erano di Dostoevskij? Non riusciva a ricordarselo. Ma queste tre sorelle non dovevano avere nessuna voglia di andarsene a Mosca.
Erano contente e beate di restare in quella casa. Le furono presentate le altre due. Una era uscita dalla cucina e l’altra era scesa dal piano di sopra per darle il benvenuto. Erano gentili ed educate. Molti anni addietro, Miss Marple le avrebbe definite signore cadute in miseria. Suo padre una volta l’aveva ripresa.
“No, Jane, non devi dire in miseria. Devi dire signore decadute.”
(pag. 77, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

Forse l’atmosfera sinistra era data dal numero tre. Veniva spontaneo pensare, oltre che alle tre sorelle di Cechov, alle tre streghe del Macbeth. Queste tre sorelle, però, non potevano essere paragonate alle streghe di Shakespeare. D’altra parte, i registi teatrali ne davano un’immagine sbagliata. Una volta aveva assistito alla tragedia con suo nipote Raymond e aveva criticato la rappresentazione delle streghe: avevano ridicoli cappelli e ali assurde dietro la schiena e si muovevano quasi a passo di danza. Lei avrebbe preferito vedere tre donne normalissime, magari tipicamente scozzesi. L’atmosfera sinistra si sarebbe avvertita molto di più.
(pag. 86, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

“Doppia personalità. Una cosa di cui la gente non si accorge, a meno che non sia tecnicamente qualificata per farlo. Jekyll e Hyde sono personaggi reali e non il frutto della fantasia di Stevenson. Michael Rafiel doveva essere uno schizofrenico. Aveva una doppia personalità.”
(pag. 184, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

Lasciate che la giustizia scorra come l’acqua e la rettitudine come un ruscello eterno.
“Che cosa significa? È Shakespeare?”
“No, la Bibbia. È una frase sulla quale è bene meditare. Io l’ho fatto”
Miss Marple si mise ad armeggiare con un pacchetto che aveva in mano.
(pag. 234, traduzione di Diana Fonticoli per Mondadori, 1972)

 

L’opinione dell’autrice su Shakespeare: Non c’è errore più grande che sentir parlare o vedere determinate cose nel momento sbagliato. Shakespeare, per esempio, è un capitolo chiuso per tutti quelli che sono stati obbligati a studiarlo a scuola; l’unico modo serio per accostarvisi, invece, è quello di vederlo rappresentato in palcoscenico, la sede naturale per cui Shakespeare ha scritto. È l’unico sistema, tra l’altro, per apprezzarlo anche da giovani, molto tempo prima di essere in grado di penetrare la bellezza delle parole e della poesia. Quando mio nipote Mathew aveva circa undici o dodici anni, lo portai a vedere Macbeth e Le allegre comari di Windsor a Stratford. Le apprezzò entrambe, ma un suo commento mi giunse inaspettato. Mentre uscivamo, mi si rivolse con aria intimidita, dicendomi: “Sai, non avrei mai pensato che fosse Shakespeare se non l’avessi saputo prima”. Voleva chiaramente essere una testimonianza di stima verso Shakespeare e come tale la presi.

(Agatha Christie, La mia vita, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Mondadori, 1978, pag. 198)

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